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... e nemmeno Suleiman

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(11 Febbraio 2011) Enzp Apicella
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Italia e Libia: facciamo chiarezza

(28 Febbraio 2011)

Tralasciamo un secolo di storia, decenni di presenza militare italiana in Libia, di interessi economici che il nostro paese ha sempre conservato eccezion fatta per i primi anni del potere di Gheddafi quando alcune migliaia di italiani furono costretti a lasciare il paese a seguito della nazionalizzazione dell'industria petrolifera, l'autentica e sola ricchezza del paese libico. Tralasciamo gli anni nei quali gli Usa bombardarono la Libia presentandola come un impero del male da distruggere, tralasciare del resto non significa rimuovere

Partiamo dall'accordo tra Italia e Libia evidenziando che la sospensione di detto trattato , decisa dal Governo italiano permette al nostro paese di sostenere eventuali azioni Usa\nato. Infatti, nel trattato si trova scritto "le Parti si impegnano a non ricorrere alla minaccia o all'impiego della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica dell'altra Parte" .

Pura retorica la tutela dei diritti umani (le Parti, di comune accordo, agiscono conformemente alle rispettive legislazioni, agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo) viste le disumane condizioni in cui si trovano non solo i detenuti delle carceri libiche ma tutti i migranti vittime di una vera e propria tratta, immigrati all'occorrenza cannoneggiati dalle corvette libiche made in Italy

La retorica del disarmo del Mediterraneo è smentita da trattati militari e di cooperazione. L'intreccio tra civile e militare , la costruzione di infrastrutture a beneficio di aziende italiane sono la storia degli ultimi venti\trenta anni

Allora, l'accordo italo libico va letto per quello che è , un trattato economico emilitare, legato alla Collaborazione energetica (art 18), ai gasdotti, a investimenti italiani in libia contraccambiati dalla vendita alla Libia diazioni di importante banche o aziende italiane

Particolare importanza merita poi la cosiddetta "Collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti, all'immigrazione clandestina" presente all'art 19 del suddetto trattato che riportiamo integralmente

1. Le due Parti intensificano la collaborazione in atto nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all'immigrazione clandestina, in conformità a quanto previsto dall'Accordo firmato a Roma il 13/12/2000 e dalle successive intese tecniche, tra cui, in particolare, per quanto concerne la lotta all'immigrazione clandestina, i Protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007.

2. Sempre in tema di lotta all'immigrazione clandestina, le due Partì promuovono la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle necessarie competenze tecnologiche. Il Governo italiano sosterrà il 50% dei costi, mentre per il restante 50% le due Parti chiederanno all'Unione Europea di farsene carico, tenuto conto delle Intese a suo tempo intervenute tra la Grande Giamahiria e la 'Commissione Europea.

3. Le due Parti collaborano alla definizione di iniziative, sia bilaterali, sia in ambito regionale, per prevenire il fenomeno dell'immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori.

Ecco svelata la vera anima dell'intesa bilaterale che investe direttamente l'unione europea e l'esercito italiano, un esercito che ha messo a disposizione armi, tecnologia e uomini per il pattugliamento delle coste e del Mediterraneo ed è responsabile diretto dell'eccidio di centinaia (probabilmente migliaia ) di immigrati assegnando a Gheddafi un ruolo ufficiale di gendarme (per conto europeo), di protettore dei confini meridionali europei

Gli ultimi dieci anni hanno visto così incrementare gli affari italiani(che già negli anni della prima repubblica rifilavano sommergibili e armidi quarta serie con colossali giri di affari e di corruzione) con la benedizione internazionale dello stesso trattato (le parti si impegnano a sviluppare la collaborazione nel settore della Difesa tra le rispettive Forze Armate, anche mediante la finalizzazione di specifici Accordi che disciplinino lo scambio di missioni di esperti, istruttori e tecnici equello di informazioni militari nonché l'espletamento, di manovrecongiunte.

Si impegnano altresì ad agevolare la realizzazione di un forte ed ampio partenariato industriale nel settore della Difesa e delle industrie militari. In tale ambito, l'Italia sosterrà nelle sedi internazionali la richiesta della Libia di indennizzi per i danni subiti da propri cittadini vittime dello scoppio delle mine e per la riabilitazione dei territori danneggiati, con tutti gli Stati interessati).

Detto questo cosa succede in Libia?
Di sicuro la rivolta libica non è paragonabile a quella di Egitto e Tunisia ma va piuttosto inquadrata come una guerra civile. Sia lungi da noi qualche simpatia per Gheddafi e la sua retorica (libro verde, antimperialismo da operetta in uno stato dove la famiglia del leader ha saccheggiato le ricchezze nazionali come una monarchia predona).

Come l'uccello nella Guerra del Golfo, si è dimostrata una autentica bufala la notizia delle fosse comuni(si trattava di un cimitero), agli Usa fa comodo buttarla sull'umanitario per meglio giustificare le sue intromissioni (Obama ha preso posizione contro Gheddafi con determinazione mentre rispetto a Egitto e Tunisia la diplomazia a stelle e strisce era stata assai più blanda)

Proprio in queste ore, come scrive Loretta Napoleoni su l'Unità, il primo ministro inglese con uno stuolo di industriali e affaristi sta facendo un giro per il medio oriente intento a vendere armi made in England. Lo sdoganamento di Gheddafi avvenne proprio per intercessione di Blair, all'Italia lasciarono poi la gestione degli affari e soprattutto il ruolo di gendarme della frontiera meridionale dell'Ue.

Gli interessi Usa e Inglesi sono sempre più indirizzati all'Africa (un continente su cui la Cina punta da quasi 10 anni con migliaia di tecnici orientali impegnati in numerosi paesi del continente).

Nel 2015, gli usa si disimpegneranno dall'Afganistan.
A quel punto, Non sarà proprio il continente africano la prossima tappa di qualche guerra Umanitaria?

federico giusti

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