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Nucleare: il fiume Garigliano invade la centrale dismessa nel casertano

(18 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Nucleare: il fiume Garigliano invade la centrale dismessa nel casertano

foto: www.radiocittaperta.it

18-03-2011/12:45 --- È successo di nuovo ieri, così come succede dall’83: il fiume Garigliano è esondato invadendo la centrale nucleare vicino il Comune di Sessa Aurunca, nel casertano. Quello che gli abitanti della zona chiamano “mostro” è un reattore costruito negli anni ’60 e nonostante la chiusura dell’impianto nell’83, il suo carico radioattivo continua a far paura. All’interno sono stoccati oltre duemila metri cubi di rifiuti radioattivi, come riporta oggi “L’Unità”, e 1200 metri cubi di rifiuti a bassa attività, chiusi in buste di plastica e sepolti attorno alla centrale come si usava negli anni ’70. La Sogin, la società che gestisce lo smantellamento dell’impianto, sta tentando di bonificare il reattore dal 2000, a dimostrazione di come lo stoccaggio delle scorie sarebbe uno dei problemi maggiori del ritorno all’atomo. Non solo, attualmente c’è ancora il camino dei fumi da abbattere e soprattutto la vasca di restituzione da smontare, ossia la piscina di decantazione che raccoglieva le acque provenienti dai vari cicli della centrale prima che si riversassero nel fiume.
Dunque una vasca in cui finiva l’acqua contaminata, all’interno della quale oggi si trovano sedimenti radioattivi che il Garigliano puntualmente porta con sé. Così come è accaduto ieri quando il fiume è esondato, invadendo la centrale. Che si tratti di una bomba ecologica è chiaro anche dando uno sguardo alle statistiche: l’area di riferimento è quella che comprende il basso Lazio con le province di Frosinone e Latina e 1700 km di costa balneabile risalendo dal Volturno al Circeo . Qui secondo gli studi statistici dell’Avv Tibaldi, che lottò inascoltato per far emergere la verità sulla centrale del Garigliano, l’incidenza dei tumori è impressionante: le neoplasie negli anni tra il 72 e il 78 erano del 44% contro una media nazionale del 7%, secondo dati Istat. Inoltre Tibaldi monitorò le malformazioni tra i neonati: su un totale di 90 casi, 60 si registrarono nelle zone dove nascevano quasi tutti i bimbi di Sessa Aurunca. Il pericolo radioattivo fu anche segnalato dal professor Alfredo Petteruti che nel suo testo “La mostruosità nucleare: indagine sulla centrale del Garigliano” certificò l’impennata delle malformazioni tra le mucche olandesi presenti in zona. Le istituzioni sono rimaste sempre indifferenti davanti all’incidenza tumorale registrata nella zona, mentre la bomba ecologica continua tutt’oggi a mietere vittime.

Marina D’Ecclesiis, Radio Città Aperta

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