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Trattato Commerciale Europa-Israele

Continua la campagna per la sospensione

(11 Maggio 2004)

Lunedì 3 maggio, si è tenuto a Largo di Torre Argentina a Roma, il sit in promosso dalle associazioni e dai comitati di solidarietà con il popolo palestinese a sostegno della richiesta di sospensione dei trattati commerciali fra Unione Europea e Israele. All’iniziativa hanno partecipato un centinaio di persone, fra le quali il Presidente della Comunità Palestinese di Roma e del Lazio, Bassam Saleh, Iacopo Venier della segreteria nazionale del PdCI e Fabio Marcelli dei Giuristi Democratici. Molte bandiere palestinesi e striscioni del Forum Palestina e delle Donne in Nero.

Il 4 maggio, una delegazione ha poi consegnato al Consigliere Politico dell’Ambasciata d’Irlanda, Mr. Baylor, un documento degli organizzatori della manifestazione in cui si argomentano le ragioni della richiesta di sospensione dei trattati commerciali con Israele; il documento verrà inoltrato a Dublino, alla Presidenza di Turno dell’Unione Europea in occasione del vertice del 5 maggio dei ministri degli esteri europei che ha, tra i punti all’ordine del giorno, la ridiscussione del Trattato di Associazione commerciale tra Unione Europea ed Israele.


Il documento consegnato all’Ambasciata d’Irlanda

Repubblica d’Irlanda – Presidenza di turno dell’Ue

Per la sospensione del trattato commerciale UE - Israele

Nella crisi mediorientale, l’Unione Europea riveste un ruolo di primaria importanza, sia per le responsabilità storiche di molti suoi Paesi membri, sia perché è il primo partner commerciale dello Stato di Israele.

Allo stato attuale, Israele è responsabile della perpetuazione di un’occupazione condannata dall’intera comunità internazionale e di sistematiche violazioni della IV Convenzione di Ginevra, senza che questo abbia mai comportato l’adozione, da parte dell’Unione Europea, di misure conseguenti.

L’occupazione di Gaza e della West Bank e l’annessione di Gerusalemme est non sono mai state legittimate dalla comunità internazionale e dalle sue organizzazioni, prima fra tutte l’ONU; si contano a centinaia le Risoluzioni delle Nazioni Unite che condannano la politica colonialista e razzista dello Stato di Israele; lo stesso Parlamento Europeo, infine, nell’aprile 2002 si è espresso per la sospensione del Trattato di associazione fra Israele e l’Unione Europea.

Riteniamo che la sospensione dei rapporti commerciali che l’Unione Europea intrattiene con lo Stato di Israele sia un atto dovuto per i seguenti motivi:

- la politica estera dell’Unione Europea deve essere finalizzata alla realizzazione del rispetto dei diritti umani, in conformità alla Carta delle Nazioni Unite;

- la politica dello Stato di Israele verso i Palestinesi si caratterizza da decenni per la sistematica violazione dei diritti umani nei Territori Occupati: uccisioni quotidiane di civili palestinesi, esecuzioni sommarie di esponenti politici palestinesi, detenzione arbitraria e in condizioni inaccettabili di migliaia di cittadini e cittadine palestinesi, demolizione di abitazioni, devastazione sistematica dell’agricoltura palestinese attraverso lo sradicamento di centinaia di migliaia di alberi di ulivo e da frutto, distruzione delle serre e confisca dei terreni, distruzione e chiusura di centinaia di scuole;

- la legislazione ordinaria dello Stato di Israele discrimina circa un quinto della stessa popolazione israeliana, quella di origine araba e comunque non ebraica, attraverso una serie di norme che limitano o impediscono ai cittadini non ebrei l’esercizio del diritto all’istruzione, alla proprietà, alla libera circolazione, all’impiego nella Pubblica Amministrazione;

- da più di tre anni, il governo israeliano ha imposto arbitrariamente gli arresti domiciliari al legittimo Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Yasser Arafat, esprimendo a più riprese la volontà di eliminarlo fisicamente o deportarlo con la forza;

- prosegue a ritmi serrati, nonostante le unanimi condanne internazionali e il procedimento in corso presso la Corte Internazionale di Giustizia, la costruzione del Muro dell’Apartheid, che isola città e villaggi palestinesi fra loro e da terre, scuole, ospedali e luoghi di lavoro, trasformando i centri abitati in immense prigioni a cielo aperto.

Nel merito del Trattato di Associazione, rileviamo che lo Stato di Israele è in flagrante violazione delle clausole che riguardano, appunto, il rispetto dei diritti umani e la veridicità del marchio di provenienza dei prodotti esportati; le merci provenienti dalle colonie illegali in territorio palestinese, infatti, vengono esportate sui mercati europei con il marchio Made in Israel, nonostante nessun Paese europeo riconosca l’appartenenza allo Stato di Israele di Gaza, della Cisgiordania e di Gerusalemme est.

Per tutti questi motivi, l’Unione Europea non può continuare a mantenere normali relazioni commerciali con lo Stato di Israele, dovendo anzi attivarsi immediatamente per esercitare pressioni economiche, politiche e diplomatiche affinché lo Stato di Israele si conformi al rispetto del Diritto Internazionale, cessando i comportamenti oppressivi nei Territori Occupati e le discriminazioni verso la popolazione non ebraica sul proprio territorio. La sospensione del Trattato di Associazione è dunque un atto necessario e non più rinviabile. Analogamente, riteniamo che il Consiglio Trasporti dell’UE il prossimo giugno non debba approvare l’accordo siglato il 17 marzo scorso a Gerusalemme che permetterebbe ad Israele di partecipare al programma Galileo.

Lo strumento delle sanzioni internazionali ha già dimostrato la sua efficacia nei confronti del regime razzista dell’apartheid in Sudafrica, persuadendo le autorità sudafricane a cessare la politica di oppressione e segregazione contro la popolazione nera, aprendo la strada alla democratizzazione del paese; oggi, l’Unione Europea ha la possibilità e il dovere di operare nella stessa direzione per persuadere il governo israeliano a recedere dall’occupazione militare e coloniale di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme est, consentire su questi territori la nascita di uno Stato palestinese indipendente e consentire l’internazionalizzazione di Gerusalemme, città storicamente importante per i cristiani, i musulmani e gli ebrei.

L’Unione Europea è il primo partner economico di Israele e vi esporta merci e servizi per un valore di 15,5 miliardi di Euro, pari al 43% delle importazioni israeliane: la sospensione di questo partenariato è un atto concreto e significativo che può contribuire ad una pace giusta in Medio Oriente.

Il Comitato Promotore della manifestazione per la sospensione del trattato commerciale fra Europa e Israele

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