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La borsa o la vita

La borsa o la vita

(15 Giugno 2010) Enzo Apicella
Il ricatto della Fiat: "Sopravvivere da schiavi o morire di fame"

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Fiat: la parola ai lavoratori

intervista a Lugi Sorge, RSU Fiat di Cassino

(10 Maggio 2004)

In quanti siete a Cassino fra operai assunti direttamente dalla Fiat e interinali o cooperative?

In Fiat come dipendenti siamo circa 4800, poi ci sono altri 1500-2000 che fino al ‘99 erano Fiat e poi sono stati terziarizzati e divisi in otto nove ditte, quindi operai che sono stati venduti alla Magneti Marelli, alla Adelfo, alla Locid che gestisce i materiali che arrivano per portarli sulle linee... Anche la manutenzione era stata terziarizzata e passata in Comau, ma dal 1 gennaio 2004 è tornata in Fiat.

Che tipo di veicolo producete?

La Stilo: la tre porte, la cinque porte e la station wagon con una capacità produttiva di circa 1200 vetture al giorno. All’oggi ne produciamo qualcuna di meno, però nel passato abbiamo prodotto fino a 1240, 1250 vetture al giorno, prima con la Bravo e la Brava e poi all’inizio della produzione della Stilo.

Dal punto di vista operaio in questi ultimi anni cosa è cambiato?

E cambiato molto, io sono in Fiat da 15 anni, dall’89, e già io sono entrato in Fiat con il contratto di formazione, mentre prima facevano i 12 giorni di prova e poi passavano direttamente al contratto a tempo indeterminato.
Invece già io sono stato assunto con contratto di formazione per 18 mesi, che significa che stai 18 mesi sotto ricatto.
Anche se oggi il contratto di formazione è quello più garantista, rispetto a tutte le altre forme di lavoro flessibile e precario che ci sono. Tant’è vero che a noi ci costringevano a fare la notte. Ci sono stati lavoratori che hanno fatto il contratto di formazione tutto di notte.

Quello che è cambiato è il clima, sono i ritmi che sono più elevati.
Anche noi abbiamo il TMC-2 di cui si parla tanto a Melfi, che è stato introdotto a Cassino da marzo 2001, nonostante 40 giorni di sciopero. Anche allora, visto che lo sciopero si faceva mezz’ora per squadra, la Fiat ci metteva senza lavoro appena partiva la seconda mezz’ora di sciopero, così come sta succedendo oggi con lo sciopero a Melfi.

Dopo 40 giorni c’è stato un accordo separato: FIM, UILM E FISMIC firmarono per assumere anche a Cassino il cosiddetto TMC-2 che aumenta del 20% la produttività, quindi taglia tutti i tempi passivi, taglia quella percentuale di riposo “fisiologico” che c’è all’interno di ogni metrica, di ogni sistema che calcola i tempi di lavoro.

Che livello di interdipendenza esiste dal punto di vista dei materiali e della tecnologia con gli altri stabilimenti Fiat? Il magazzino è davvero tutto in “just in time”, viaggia davvero tutto in camion e davvero 5, 6 giorni di sciopero mettono in crisi anche gli altri stabilimenti?

La Fiat da tempo si è organizzata in “just in time”, dicendo che l’obiettivo è quello di ridurre i costi di magazzino, invece io credo che la Fiat utilizzi molto questo sistema per dividere i lavoratori, come arma di ricatto.
Perché oggi succede che a Melfi i lavoratori stanno scioperando e stanno conducendo una lotta esemplare e allora la Fiat mette le altre fabbriche come Cassino o Pomigliano senza lavoro, in modo da far fare la guerra tra poveri.
Questo fa la Fiat, anche qui a Cassino: quando quest’inverno una fabbrica dell’indotto ha scioperato per l’intera giornata, la Fiat a messo i lavoratori senza lavoro, anche se non ce n’era bisogno perché soltanto una piccola parte di quello che produceva questa azienda dell’indotto andava alla Fiat di Cassino.

In parte può essere anche vero, però la Fiat ci gioca molto, lo utilizza molto per dividere i lavoratori e per cercare di far fare la guerra tra i lavoratori: oggi per esempio tra i lavoratori della Fiat Mirafiori e quelli della Fiat di Melfi, domani lo farà con quelli di Cassino o di Termini Imerese.
Quello che è sicuro è che non riuscirà a fare una cosa del genere... i lavoratori di Cassino non si metteranno contro quelli di Melfi, credo che questo oggi chiunque lo possa percepire, c’è una grossa unità tra i lavoratori, a cassino, a Melfi, in tutto il gruppo Fiat.

C’è qualcuno che sostiene che dal momento che la Fiat, come altre aziende in Italia, sta attraversando un periodo di crisi che si traduce anche in una minore richiesta di vetture, alla fine dei conti lo sciopero di Melfi le possa fare anche comodo. Tu che cosa ne pensi?

Io penso una cosa semplice: quando si sciopera, quando si blocca la produzione si colpisce sempre il padrone.
Anche se in questo momento la Fiat può aver bisogno di meno vetture, per la crisi, per la contrazione di mercato o per la riduzione della domanda, però quando tu riesci a bloccare la produzione, quando tu riesci a scioperare comunque fai sempre male al padrone, perché il padrone non accetta per principio lo sciopero, lo rifiuta.
Quindi anche quando un azienda è in crisi e però c’è bisogno della lotta, anche in quel momento bisogna far sciopero, perché il padrone è sempre contro lo sciopero e quando si blocca la produzione si fa male al padrone, sempre.

Abbiamo letto sui giornali delle sanzioni disciplinari inflitte dalla Fiat agli operai di Melfi. Ci puoi dare un quadro della situazione a Cassino?
Ho letto che a Melfi in un anno hanno fatto 9000 provvedimenti disciplinari. A Cassino forse a 9000 non ci siamo arrivati, però anche a Cassino ci sono stati momenti in cui la dirigenza Fiat faceva fioccare i provvedimenti disciplinari.
Io stesso, l’anno scorso, dopo 4 mesi di cassa integrazione, appena sono rientrato in Fiat, ho beccato subito un provvedimento disciplinare con tre giorni di sospensione.

E’ una pratica generale dell’azienda. La Fiat ha una concezione militare di come gestire i lavoratori; è stato così negli anni ‘50 e negli anni ‘60 e lo è tutt’ora.
E la dimostrazione è che l’altro giorno a Melfi la Fiat grazie ad un governo servile con i padroni ha schierato la polizia contro i lavoratori. Ancora una volta la polizia di stato è stata mandata a reprimere i lavoratori mentre giustamente lottavano per i loro diritti.
E’ stato così e sarà sempre così, perché la Fiat ha una sola concezione: quella di gestire i lavoratori militarmente.

Sempre da quel che si legge i lavoratori di Melfi contestano tempi, ritmi e turni di lavoro. A Cassino come siete messi?

Noi non siamo messi come a Melfi... ancora. Però sappiamo benissimo che Melfi è il modello che la Fiat vuole esportare.
Noi non facciamo la cosiddetta “doppia battuta” come a Melfi, cioè non facciamo 12 turni consecutivi di notte, poi tre giorni di riposo, poi altri 18 turni consecutivi.
A Cassino tra l’altro non facciamo la notte, ma solo il primo e secondo turno, quindi dalle 6 alle 14 e dalle 14 alle 22. E il sabato è straordinario con un salario maggiorato del 50 per cento.

Quale è il salario medio a Cassino... o i salari visto le forme di assunzione?

Un operaio Fiat che prende la paga base senza assegni familiari, con i turni difficilmente arriva a 1000 euro.
Poi se invece prendiamo i contratti interinali ancora di meno, specialmente in questo periodo di crisi, in cui noi facciamo due settimane di cassa integrazione ogni mese, ma a noi almeno la pagano la cassa integrazione, invece gli interinali vengono licenziati per poi essere riassunti due settimane dopo quando si riprende il lavoro in Fiat. Quindi in un mese prendono molto ma molto di meno.

Domani [28 aprile - n.d.r] la Fiom ha indetto uno sciopero generale. Che cosa ne pensi e quale è il clima in fabbrica rispetto a questo sciopero?

Qui a Cassino non possiamo dire nulla perché è da lunedì che non lavoriamo più, perché con la questione di Melfi la Fiat ci mette senza lavoro ed ha già comunicato che anche domani il primo turno non lavora, e credo che lo faccia anche apposta per fare saltare lo sciopero qui a Cassino.
Comunque i compagni che lunedì hanno fatto il megafonaggio per lo sciopero che doveva essere il giorno dopo, hanno riportato che i lavoratori sembravano reagire positivamente, anche se qui a Cassino è difficile scioperare, perché essendo l’azienda ancora in crisi c’è ancora il ricatto del padrone nei confronti dei lavoratori, perché a giugno dovrebbero partire 1300 casse integrazioni per tre mesi, fino ad agosto, e quindi i padroni e i capi squadra hanno il gioco facile a ricattare i lavoratori.
Credo che se domani si lavora, anche a Cassino ci sarà una buona percentuale di sciopero, anche se lo organizzano solo la Fiom e il SinCobas.

Quante sigle sindacali ci sono a Cassino?

A Cassino c’è Fim, Fiom, Uilm, Fismic, SinCobas e Ugl.

Una tua valutazione sulle posizioni dei confederali e degli extra confederali.

Diciamo subito che Fim Uilm e Fismic più che delle organizzazioni sindacali sono dei servi dei padroni, delle burocrazie sindacali a disposizione della Fiat o di qualsiasi padrone. Su questo voglio essere chiaro fino in fondo.

Per quanto riguarda la Fiom, prendiamo atto che da qualche tempo la Fiom ha rotto l’unità sindacale con Fim e Uilm, anche se in alcune zone di più e in altre di meno. Però prendiamo atto che ha rotto questa unità sindacale, contro la concertazione, che non ha firmato il contratto nazionale di lavoro, che ha ripudiato l’accordo del luglio ‘93, che ha fatto tutto questo...

Però se oggi a Melfi c’è questa situazione è perché quando è nato Melfi gli accordi sono stati fatti prima che entrassero i lavoratori e erano firmati Fim, Fiom e Uilm.
Oggi noi prendiamo atto che la Fiom rompe, che la Fiom non firma più contratti a perdere sulle spalle dei lavoratori, noi prendiamo atto di tutto questo.
Oggi però la Fiom dice quello che noi come SinCobas dicevamo già anni fa.

Che valutazione dai di questo decennio di concertazione e sui suoi effetti su quanto succede oggi?

E’ evidente che la concertazione ci ha riportato indietro di un secolo. La concertazione ha garantito che i padroni si arricchissero sempre di più e che i lavoratori perdessero sempre di più potere d’acquisto.
E’ evidente di fronte a tutti il fallimento della concertazione dal punto di vista del salario dei lavoratori, ma anche per quanto riguarda la questione dei diritti, non solo dei salari, perché andiamo di peggio in peggio, basta vedere gli accordi, il contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici, le leggi che si sono fatte sulla privatizzazione del lavoro, il pacchetto Treu che è figlio della concertazione e oggi la legge 30 che supera di molto il pacchetto Treu ...

Come la vedi la prossima concertazione, a partire dall’accordo sull’artigianato, dalla legge 30? Tu pensi che ci aspetti un altro decennio di concertazione ancora più dannosa per i lavoratori?

Io credo che nell’immediato peggio della legge 30 non si possa fare, non occorre aspettare altro per schierarsi contro la concertazione.
Credo che già da oggi, anzi già da ieri, bisognava dire basta con la concertazione e che da oggi bisogna cominciare a mettere nelle varie vertenze che si aprono non soltanto la questione salariale i diritti i tempi..., bisogna lottare anche sul pacchetto Treu e sulla legge 30.

In chiusura hai qualche considerazione da fare sul dibattito su violenza e non violenza in relazione agli attacchi della polizia contro i lavoratori di Melfi?

Credo che la migliore risposta a chi sostiene che oggi c’è necessità di nuove ideologie, sia stata data dalla polizia che ha caricato i lavoratori a Melfi.
Ieri a Melfi la polizia dello stato, agli ordini di un governo servile nei confronti dei padroni, ha caricato i lavoratori indifesi: ma quale non violenza, ma quale pacifismo!
Ieri a Melfi c’erano lavoratori disarmati, con le mani alzate, che difendevano un loro diritto.
I lavoratori subiscono ogni giorno la violenza dei padroni.
Quando un lavoratore dopo 20 anni viene sbattuto in cassa integrazione non è forse una violenza? Quando un lavoratore viene sbattuto fuori dalla fabbrica perché è in crisi, perché chiude non è forse una violenza questa?
Vedere delle donne a Melfi che lavorano 12 notti di seguito questa non è una violenza?

E di fronte a questa violenza qual’è la risposta che noi possiamo dare?
Possiamo andare noi con il fiore in bocca o porgere l’altra guancia come qualcuno vorrebbe, o di fronte a questo anche noi dobbiamo organizzarci e dotarci degli strumenti adeguati?

L’anno scorso sulla questione della crisi Fiat io ero uno di quei compagni che erano d’accordo per arrivare all’occupazione della Fiat, una forma di lotta di cui hanno paura perché li espropria della loro proprietà, perché mette in crisi il concetto stesso di proprietà privata.
Bisogna trovare gli strumenti adeguati e sicuramente il pacifismo non è uno strumento adeguato.

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