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Argentina, il nobel Pérez Equivel contro Benetton i conquistadores

(7 Agosto 2004)

Benetton, con i suoi annunci pubblicitari, ha sempre dato l'idea che comprare uno dei suoi maglioni avrebbe in qualche modo contribuito alla comprensione tra culture diverse e al benessere dell'umanità. Probabilmente non vi è società al mondo più sensibile all'accusa di voler anteporre il profitto al rispetto umano e di voler calpestare i diritti dei popoli indigeni.

Però il suo presidente ieri è stato costretto a difendersi da queste e peggiori accuse lanciategli da una delle figure più autorevoli del Sud del mondo, il premio nobel argentino Adolfo Pérez Equivel. In una lettera aperta pubblicata in Argentina lo scorso fine settimana il premio nobel per la pace del 1980 ha duramente attaccato il presidente della Benetton, Luciano Benetton, per lo sfratto di una famiglia di indiani Mapuche dalla terra di loro proprietà in Argentina. Pérez Equivel lo ha accusato di agire "in base alla stessa mentalità dei conquistadores" e ha aggiunto: "non bisogna per forza usare le armi per raggiungere determinati obiettivi. Si può uccidere allo stesso modo anche usando il denaro".

Questa sortita ieri ha provocato una seconda lettera aperta da parte di Benetton pubblicata da "la Repubblica". In questa lettera Benetton ringrazia Pérez Equivel per il suo messaggio "franco e diretto", ha accolto il suo invito ad incontrarlo, ma ha rifiutato di rivedere le proprie posizioni.
"Non abbiamo fatto che seguire le regole economiche in qui crediamo", ha detto Benetton la cui famiglia, secondo Forbes, è al centesimo posto della classifica dei più ricchi del mondo. All'origine di questa disputa con conseguenze potenzialmente enormi è un lotto di terra nella splendida regione della Patagonia che copre appena 385 ettari dei 900mila di proprietà Benetton in Argentina. L'impresa di proprietà della famiglia italiana ha acquisito vasti possedimenti nel '91 nel momento in cui molti stranieri venivano attratti in Patagonia dal regime economico di liberalizzazioni e dai prezzi stracciati della terra. Molta della materia prima con cui Benetton confeziona i suoi maglioni trae origine dal vello degli ovini allevati nei possedimenti di famiglia della Patagonia. Nel 2002, una coppia Mapuche, Atilio Curinanco e Rosa Naheulquir e i loro quattro figli si sono trasferiti su un appezzamentoche si trova in una delle cinque tenute dei Benetton. Curinanco e la moglie sostengono di aver ricevuto, dopo aver atteso sei mesi una risposta ufficiale alla loro richiesta dei diritti di insediamento, ricevuto un via libera verbale da funzionari governativi.

Secondo quanto riportato dai media argentini la coppia ha lavorato la terra, ha ripulito i confini e si è costruita una casa di residenza. Ma trentotto giorni dopo è arrivata la polizia a sfrattarli. [.] Pérez Equivel chiede a Benetton: "Chi è che ha comprato la terra da Dio? La popolazione locale chiama il tuo ranch "la Gabbia". Con il filo spinato ha intrappolato il vento, le nuvole, le stelle, il sole e la luna. E' scomparsa la vita perché tutto si riduce al suo valore economico". Ma nella sua risposta di ieri il presidente della Benetton controbatte: "In questo mondo terreno e ora globalizzato, la proprietà fisica come la proprietà intellettuale, appartiene a chiunque possa costruirla con abilità e industriosità, favorendo così la crescita e lo sviluppo degli altri". Nella sua intervista a "la Repubblica" Pérez Equivel sostiene che il suo vero nemico non è Benetton, ma lo Stato argentino che ha ceduto la terra che apparteneva in primo luogo ai Mapuche. Comunque aggiunge: "Luciano Benetton deve capire che ha commesso un'ingiustizia e che una sentenza di Tribunale non mette fine alla disputa. L'intera comunità Mapuche è pronta a dare battaglia. Porteremo il caso alla Corte di giustizia inter-americana e presso tutti gli organismi internazionali che salvaguardano i diritti umani.

John Hooper da "The Guardian" del 14 luglio 2004
(traduzione di Paola Giaculli)

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