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Ventiquattro ore senza di noi

Ventiquattro ore senza di noi

(1 Marzo 2010) Enzo Apicella
Sciopero generale dei lavoratori migranti

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SITI WEB
(L'unico straniero è il capitalismo)

Brescia: Basta sfruttamento, basta Bossi-Fini!

(26 Settembre 2013)

Manifestazione dei e delle migranti
Sabato 28 settembre ore 15 - Piazza della Loggia, BRESCIA

bresciabasta

Perchè andremo a Brescia

Nel corso degli ultimi undici anni sono cambiati diversi governi e l’Italia è passata da un periodo di lento sviluppo economico a uno di crisi profonda. Qualcosa non è però cambiato. Undici anni fa veniva approvata la legge Bossi-Fini, che modificava la precedente legge - che porta anche il nome dell’attuale Presidente della Repubblica – la cosiddetta Turco-Napolitano, inasprendone il carattere repressivo e stabilendo il nesso inscindibile tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno. L'aspetto repressivo si è poi ulteriormente esasperato con il pacchetto sicurezza che nel 2008 ha trasformato i CPT nei CIE, estendendo a dismisura i tempi di detenzione e stabilendo il reato di clandestinità.

Nonostante il peggioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro i migranti sono stati protagonisti di lotte importanti in una contingenza storica difficilissima: dall'interno dei lager fino a quanti hanno tentato di migliorare le loro condizioni di lavoro, come nel settore della logistica e del bracciantato, passando attraverso coloro che hanno continuato a mobilitarsi contro il razzismo istituzionalizzato della Bossi-Fini, i lavoratori migranti ci mostrano una continua tensione conflittuale. Con e senza il sindacato. Con e senza i partiti politici.

È ben vero che dalle principali forze politiche e sindacali i segnali che giungono sono piuttosto chiari: da un lato repressione delle forme di conflittualità non assorbibili dal sistema, come ci mostra l'accordo sulla rappresentanza che attacca i sindacati di base in cui si sono maggiormente organizzati i lavoratori migranti, dall’altra comprensione e inglobamento, come la nomina nel governo nazionale del primo ministro nero (come lei stessa si definisce) Cécile Kyenge, un tempo frequentatrice delle manifestazioni per i diritti degli immigrati ed oggi visitatrice in pompa magna di Cie, Cara e altri posti ameni.
L’assunzione di alcune delle rivendicazioni dei lavoratori migranti è un pio tentativo di normalizzare una situazione che si sta facendo incandescente per canalizzare il conflitto sul tema della cittadinanza e della sua eventuale estensione. I primi ad aver colto la necessità di questo piano d'azione, di contenimento delle mobilitazioni dei migranti, sono proprio i principali artefici delle politiche di lacrime e sangue che guidano l'azione economica dei governi della crisi. Negli ultimi anni sia il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sia l'attuale presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, in più occasioni hanno ribadito dell'opportunità di introdurre lo ius soli come criterio di cittadinanza. Un criterio sacrosanto, sia ben chiaro, ma che giunge da pulpiti che hanno ben altri obiettivi rispetto a quello dei diritti dei lavoratori migranti.

Queste azioni, che sembrano cogliere alcune istanze provenienti dalle lotte degli immigrati, cercano di addolcirne le posizioni senza metterne in discussione la loro subordinazione sostanziale intrisa di ricattabilità, muovendosi cioè entro margini accettabili per il capitalismo italiano ed europeo. Si tratta di tentativi di risposta alle lotte delle e dei migranti che hanno invece colto molto bene come l’attuale legislazione oltre al carattere razzista e violento, miri a governare il mercato del lavoro. La creazione di un doppio canale nel mercato del lavoro, in cui i migranti dovrebbero rimanere silenziosamente, grazie al legame inscindibile tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, divide la classe operaia di questo paese permettendone una gestione differenziale, indebolendone l'unità proprio in un momento in cui subisce un attacco generalizzato e frontale. Con buona pace delle retoriche della storica sconfitta operaia e della crisi che continuano a martellare è invece a tutti chiaro che l'azione autonoma dei lavoratori, migranti e italiani, rimane in grado di invertire il segno di queste trasformazioni.

Brescia da almeno quindici anni è uno degli epicentri delle lotte per il permesso di soggiorno. Sabato 28 Settembre 2013, la manifestazione contro la sanatoria del 2012, ennesima truffa a danno dei migranti, mira all'eliminazione della legge Bossi-Fini. Per questo vogliamo ribadirne l'importanza e manifestare il nostro sostegno, convinti che queste rivendicazioni potranno essere raggiunte solo attaccando ciò che queste leggi proteggono, che è anche ciò su cui in ultima istanza si fondano: il profitto dei padroni. Un aspetto che i lavoratori, in particolare i migranti, hanno ben capito.

clashcityworkers.org

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