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(8 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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LE RAGIONI DELL’ALTERNATIVA: OPPOSIZIONE A UN REGIME DI NUOVO CONIO

(8 Ottobre 2013)

In un Paese pressoché privo di struttura industriale, con la disoccupazione a livelli mai visti prima, la tassazione diretta e indiretta che tocca più o meno il 60%, il welfare state e il sistema dei diritti ormai ridotti al minimo, i filosofi arrivati da Marte che hanno assunto il governo discettano di “chiusura del ventennio” e di acquisita “stabilità”, auspicando che nel campo “avverso” ci si disponga come loro meglio aggrada.
I marziani del “sistema PD” hanno ormai installato un vero e proprio regime, attraverso prima di tutto, l’espressione soggettiva di una buona dose di arroganza, di disprezzo istituzionale, di quella concezione autoritaria della democrazia che ha fin qui trovato la sua espressione più coerente nell’atteggiamento tenuto dal Presidente della Repubblica.
I marziani del “sistema PD” vivono nella convinzione di essersi ormai collocati al centro del sistema politico indipendentemente dai sui meccanismi di funzionamento: alternanza e larghe intese, questa o quella per me pari sono.
Quali risultano essere, allora, gli elementi fondativi di questo regime?
Proviamo a rispondere andando per ordine:
1) Prima di tutto l’elemento riguardante la concezione della democrazia (o quel che ne rimane): una concezione che potrebbe essere riassunta con il termine di “nuova oligarchia” o “democrazia degli ottimati” (appunto i filosofi venuti da Marte che nulla sanno di ciò che è accaduto in precedenza…). Una democrazia degli ottimati che, nel concreto dell’attualità della vicenda politica italiana, trova il suo punto d saldatura nel tipo di presidenzialismo autoritario fin qui esercitato ai limiti del dettato costituzionale dal Presidente della Repubblica, nel corso del suo mandato.
2) La sterilizzazione definitiva del sistema dei partiti, da realizzarsi attraverso una legge elettorale in grado di ridurre davvero il sistema stesso al bipartitismo (magari con qualche satellite innocuo). Un bipartitismo che alla fine esprimerebbe un “pensiero unico” indipendentemente dalla collocazione degli attori se al governo o all’opposizione o ancora assieme al governo;
3) Il processo di cessione di sovranità dello “Stato – Nazione” in funzione dell’Europa è inteso, dai corifei del regime, come retroterra per l’esercizio di una semplice “reggenza” per nome e per conto dei “poteri forti” a livello sovranazionale;
4) Il disconoscimento del dissenso e la sua pure e semplice repressione nel caso in cui le espressioni di questo dissenso provocassero un qualche fastidio ai governanti. Nelle forme di repressione vanno compresi momenti di vera e propria sospensione delle garanzie costituzionali e la militarizzazione d’intere porzioni di territorio nazionale;
5) Il ruolo di totale asservimento esercitato dal sistema dell’informazione e della comunicazione di massa.
Questo quadro d’insieme, al quale il PD fornisce un apporto decisivo anche dal punto di vista della formazione di una sorta di strato di “acriticità” da parte di settori rilevanti dell’opinione pubblica, consente di poter suffragare l’esistenza di un vero e proprio regime provvisto, nelle sue necessarie articolazioni, di meccanismi di vera e propria “regimentazione” sociale.
L’opposizione appare dunque essere la sola prospettiva politica esercitabile nella fase per una sinistra che intende collocarsi davvero sulle più rilevanti e decisive “fratture” sociali offrendo a chi le vive drammaticamente sulla propria pelle una prospettiva di sintesi teorica e di organizzazione e iniziativa politica.

Franco Astengo

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