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L’ESORDIO DI RENZI: NAPOLITANO E LA MISERIA DELLA “RAGION DI STATO”

(20 Novembre 2013)

Parturiunt montes, nascitur ridiculus mus: dopo una settimana di roboanti dichiarazioni i gruppi parlamentari del PD hanno estratto dal cilindro il coniglio del voto di fiducia, rivolto non tanto all’ormai impresentabile prefetto Cancellieri, ma all’interno governo.
Ancora una volta è il trionfo del presidenzialismo esercitato fuori dalla Costituzione da Giorgio Napolitano che intende andare avanti con questo governo sostenuto dall’estrema destra teo-con legata alle gerarchie di Ratzinger e a Comunione e Liberazione: il governo dell’impoverimento generale, della disoccupazione, della ferocia capitalistica.
A questa logica di una vera e propria “miseria della ragion di Stato” si sono piegati rinnovatori e rottamatori dopo aver, appunto, proclamato tutto e il contrario di tutto: mozioni di sfiducia, “non metterci la faccia”, ecc, ecc.
Un partito, questo PD, dimostratosi ancora una volta senza anima e senza logica: tenuto assieme soltanto dai brandelli di un potere residuo in una Repubblica che si avvia melanconicamente sulla strada del definitivo declino.
Forse, per salvarsi, tenteranno ancora la strada di una stretta autoritaria attraverso la riforma della Costituzione: del resto l’episodio che stiamo commentando non si risolve altro che in una “blindatura” di una governabilità senza presa effettiva sulla società italiana e al riguardo delle condizioni materiali di vita di milioni di persone: una “governabilità” anch’essa alla deriva.
Peggior esordio da segretario in pectore Matteo Renzi non poteva pensarlo: un viatico molto duro in vista dei gazebo dell’8 Dicembre.
Il “caso” del prefetto Cancellieri testimonia come ci si trovi in un sistema politico – istituzionale sospeso nel vuoto, assenti maggioranza e opposizione, privato di volontà politica un Parlamento sulla cui composizione l’elettorato da sette anni non riesce più a esprimersi, al punto che molti non riescono nemmeno a ricordare come si faceva.
Tutto questo, è bene sottolinearlo sempre, ha un effetto sulle condizioni materiali di vita per milioni e milioni di persone: non si tratta di un fatto ininfluente avvolto nell’empireo dell’alta politica.
Anzi ci troviamo proprio in una condizione di assenza di politica: ed è questo il messaggio che ci piacerebbe raggiungesse gli esponenti della sinistra italiana sbattuti fuori dal Parlamento.
Quando si potrà cominciare a rifletterci su?

Redazione "Perchè la sinistra"

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