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(16 Gennaio 2005)
Nino Stella) – Si annuncia una settimana di dura lotta operaia dei lavoratori edili impegnati nella realizzazione del Palazzo di Giustizia di Torre Annunziata. La Icar , l’impresa edile che dovrebbe eseguire i lavori, sembra che abbia ceduto un ramo d’azienda alla Dm srl. La “scelta aziendale” sembra che si stata adottata per aggirare le decine di ricorsi fallimentari, ingiunzioni di pagamento presentati dagli operai(da quattro mesi senza salari e senza contributi previdenziali) e dai fornitori per prevenire eventuali rescissioni “in colpa” che stanno per sopraggiungere. Ovviamente la conseguenza diretta delle rescissioni “in colpa” porterebbe la ICAR e la DM, e tutte le altre società satelliti ad esse collegate finanziariamente, ad essere “macchiate” e pertanto espulse dagli appalti succulenti della privatizzazione dell’acqua. La scelta di scorporare il “ramo edilizia e gestione idrica” è frutto di una vera e propria strategia che viene da lontano, sostenuta dalla consulenza di noti studi di architetti commercialisti napoletani. In un documento di “proposta di consulenza” inviato dalla Icar S.p.A alla Banca Popolare di Sviluppo era esplicitamente indicato al punto 7 di “procedere alla vendita del ramo di azienda edile per razionalizzare le diverse attività”. Infatti, sembra, che nei primi mesi del 2003 la Dm S.p.A(proprietaria indiretta della Icar) abbia creato la Dm srl con sede in Via Salaria 280 – Roma. Successivamente il ramo aziendale “edilizia e acqua” della Icar S.p.A sembra che sia stato ceduto alla Dm srl con la formalizzazione degli atti presso un notaio di Roma e successivamente presentati in Tribunale per l’omologa. “La strategia dei titolari della Dm e della Icar non ci meraviglia e non ci coglie impreparati – afferma Ciro Crescentini della segreteria della Fillea Cgil di Napoli – Il loro obiettivo è drenare le risorse dagli enti appaltanti dei lavori del collettore fognario di Chiaiano e del Palazzo di Giustizia di Torre Annunziata, liberarsi dei lavoratori diretti, scaricarli in cassa integrazione straordinaria, caricare i costi sociali sulla collettività, rescindere bonariamente, dove è possibile, i rapporti contrattuali con le amministrazioni comunali e incassare 140 mila euro, come nel caso del Collettore Fognario di Napoli, continuare i lavori per l’ampliamento del palazzo di giustizia di Torre Annunziata utilizzando i noli a freddo ed i subappalti camuffati, mantenendo negli organici appena dieci operai edili diretti, per non perdere prestigio e soprattutto non essere espulsi dal business della privatizzazione dell’acqua”. Sono duri e lapidari i dirigenti della combattiva organizzazione sindacale degli edili della Cgil. “Perché sono stati traslocati all’improvviso gli uffici da Napoli a Torre Annunziata,del Consorzio Feronia, impegnato nel Consorzio Gori per la privatizzazione dell’acqua nell’ambito di Ato3, di proprietà al 50% della Dm s.p.a ?” – si domanda Crescentini.
nino stella
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