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NAPOLITANO E LE PREROGATIVE PRESIDENZIALI: PASSATO IL SEGNO SUL PIANO POLITICO

(12 Febbraio 2014)

napoprerog

Non siamo nati ieri e non siamo degli inguaribili ingenui: nessuno pensa che, in passato, i Presidenti della Repubblica fossero assenti o totalmente neutri rispetto al gioco politico.
Non lo fu, solo per fare degli esempi, Gronchi rispetto al governo Tambroni, Cossiga rispetto alla “conventio ad excludendum”, Segni al riguardo del “Piano Solo”, Scalfaro durante la crisi del primo governo Berlusconi.
Il caso che si presenta adesso riguardante Giorgio Napolitano e le rivelazioni del giornalista del Corriere della Sera Alain Friedman è diverso.
Prima di tutto perché s’inquadra in un evidente processo di presidenzializzazione del nostro sistema che dalla vicenda riguardante l’avvento del governo Monti ebbe una spinta in avanti del tutto decisiva, che adesso sembra addirittura essersi assestata al punto da far prevedere delle modifiche costituzionali che la suffragano in un contesto di affermazione di quella che viene definita come “Costituzione materiale” da contrapporre a quella “formale”.
In secondo luogo l’elemento di diversità rispetto agli episodi già accennati risiede, almeno secondo le ricostruzioni giornalistiche cui si accennava e alle testimonianze cui si appoggiano, è il ruolo di capofila della manovra politica ricoperto dallo stesso Capo dello Stato.
Non è certo nostro compito entrare nel merito di questa intricata matassa dal punto di vista dell’aspetto più strettamente legato al profilo di costituzionalità.
Il giudizio politico però deve essere netto: il Capo dello Stato ha evidentemente, sotto l’aspetto politico passato il segno imponendo una sua propria soluzione alla crisi di governo.
E’ bene ricordare i passaggi formali di quella vicenda, con la nomina di Monti (del tutto insalutato ospite in quest’occasione) a senatore a vita e il quasi consequenziale affidamento dell’incarico: una procedura almeno sospetta che si collega con i contatti diretti tra i due, Napolitano e Monti, già avviati fin dall’estate precedente.
Il tutto nella piena discrezionalità, senza tener conto del ruolo del Parlamento, anzi alimentando rispetto al Parlamento stesso la sindrome di nuove formule politiche (ricordate: dalle “larghe intese” avrebbe dovuto sortire un “nuovo centro” poi miseramente naufragato nelle urne).
Una situazione al limite dell’agibilità democratica, già messa in forte crisi da tempo e resa ancor più problematica, prevedibilmente, dalla nuova legge elettorale.
Un Paese stremato dal malgoverno di questi ultimi anni e in piena crisi di rapporti e d’identità politica: un quadro drammatico, mentre non s’intravvedono segnali di riscatto.

Redazione Perchè La Sinistra

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