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Stefano Gugliotta

Stefano Gugliotta

(11 Maggio 2010) Enzo Apicella
Dopo che le tv hanno trasmesso il video di Stefano Gugliotta che viene pestato immotivatamente dalla polizia e poi arrestato per "resistenza a pubblico ufficiale", il capo della polizia Manganelli "dispone una ispezione".

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GLI ATTI DELLA COMMISSIONE ANSELMI SULLA LOGGIA MASSONICA P2

(5 Maggio 2014)

tinanselm

Tina Anselmi

Le vicende relative all’attività eversiva svolta dalla Loggia Massonica P2 del “Maestro Venerabile” Licio Gelli, sono tornate in questi giorni di piena attualità grazie ad una frase pronunciata da un cantautore durante il concerto del Primo Maggio a Piazza San Giovanni (Renzi figlioccio di Gelli) e alla pubblicazione online degli atti della Commissione Parlamentare presieduta da Tina Anselmi che dichiarò autentici gli elenchi degli iscritti sequestrati nel 1981 dal magistrato Gherardo Colombo nel famoso “covo” di Castiglion Fibocchi.
Di seguito pubblichiamo, oltre alla composizione della commissione parlamentare, alcuni atti: l’introduzione della relazione conclusiva, la storia della massoneria di Palazzo Giustiniani, le conclusioni dei lavori, allo scopo di fornire un contributo minimo alla memoria storica di questa vicenda che ha avuto molto peso nel processo di involuzione anti-democratica del sistema politico italiano di cui oggi stiamo pagando pesanti conseguenze.
Conoscere questi atti significa poter prendere coscienza di come sia ancora possibile e in che modo combattere una battaglia per la difesa e l’affermazione della democrazia parlamentare così come indicato dalla Costituzione Repubblicana.


Presidente: on. Tina Anselmi (DC)
Componenti:

• on. Salvo Andò (PSI)
• on. Piero Angelini (DC)
• sen. Attilio Bastianini (PLI)
• on. Adolfo Battaglia (PRI)
• sen. Nereo Battello (PCI)
• on. Antonio Bellocchio (PCI)
• sen. Claudio Beorchia (DC)
• sen. Luigi Covatta (PSI)
• sen. Giorgio Covi (PRI)
• on. Famiano Crucianelli (PDUP)
• sen. Severino Fallucchi (DC)
• sen. Sergio Flamigni (PCI)
• sen. Elio Fontana (DC)
• on. Rino Formica (PSI)
• on. Elio Gabbuggiani (PCI)
• on. Alberto Garocchio (DC)
• on. Alessandro Ghinami (PSDI)
• sen. Gino Giungi (PSI)
• sen. Bruno Giusti (DC)
• sen. Giuseppe Graziani (PCI)
• sen. Manlio Ianni (DC)
• on. Sergio Mattarella (DC)
• on. Altero Matteoli (MSI-DN)
• sen. Leonardo Melandri (DC)
• on. Giampaolo Mora (DC)
• on. Achille Occhetto (PCI)
• sen. Pietro Padula (DC)
• on. Claudio Petruccioli (PCI)
• sen. Francesco Pintus (PCI)
• sen. Giorgio Pisanò (MSI-DN)
• sen. Raimondo Ricci (PCI)
• on. Aldo Rizzo (Ind. di sinistra)
• sen. Roberto Ruffilli (DC)
• sen. Roberto Spano (PSI)
• on. Massimo Teodori (Radicale)
• on. Giancarlo Tesini (DC)
• on. Felice Trabacchi (PCI)
• on. Antonio Ventre (DC)
• on. Bruno Vincenzi (DC)
• sen. Giuseppe Vitale (PCI)

• INTRODUZIONE
La valutazione e l'esatta comprensione delle conclusioni che la Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia massonica P2 consegna al Parlamento al termine dei suoi lavori, richiedono alcune preventive precisazioni intorno al metodo ed ai criteri secondo i quali la presente relazione è stata redatta.
Il problema fondamentale con il quale la Commissione nel corso dei suoi lavori ed il relatore nella stesura del documento finale si sono dovuti confrontare è stato quello della vastità della materia oggetto di indagine, che non solo interessa i più svariati campi della vita nazionale, intrecciandosi altresì con argomenti oggetto di altre inchieste parlamentari, ma si estende inoltre lungo l'arco di un periodo di tempo più che decennale.
Sta a testimonianza di questa peculiare natura del fenomeno analizzato l'ampiezza dei lavori della Commissione, protrattisi per oltre trenta mesi, secondo un impegno che pochi dati statistici bastano ad evidenziare in modo eloquente.
La Commissione ha effettuato un totale di 147 sedute, nel corso delle quali sono state ascoltate testimonianze, per un totale di 198 persone che hanno, a vario titolo, collaborato ai lavori di inchiesta in sede di audizione. Valendosi dei poteri concessi dalla legge istitutiva, la Commissione ha ordinato l'effettuazione di 14 operazioni di polizia giudiziaria, tra le quali particolare rilievo hanno assunto quella diretta ad accertare la situazione reale dell'assetto proprietario relativo al Corriere della Sera, nonché quelle effettuate presso le comunioni massoniche maggiormente accreditate al fine di verificare, in termini ultimativi, sia la consistenza della Loggia massonica
P2, sia la natura dei vari legami con l'ambiente massonico. Nel corso dei suoi lavori la Commissione ha infine accumulato una mole di documenti, valutabile nell'ordine di alcune centinaia di migliaia di pagine, che risulta in parte formata direttamente da attività della Commissione, in parte acquisita da fonti esterne, ovvero, oltre che da privati, da autorità giudiziarie ed amministrative di ogni ordine e grado, che hanno prestato la loro collaborazione, sia autonomamente, che su impulso della Commissione.
I dati esposti offrono da soli, nella loro sintetica enunciazione, un quadro significativo dell'importanza del fenomeno e della sua ramificazione. Si vuole qui ricordare, infine, che la materia oggetto di indagine, o suoi aspetti particolari, è altresì oggetto di numerose inchieste giudiziarie attualmente in corso, nelle quali sono rinvenibili presenze non marginali di uomini ed ambienti che nella Loggia P2
trovavano espressione.
Le considerazioni esposte rendono palese che il primo problema che la Commissione ha dovuto affrontare in sede di conclusione dei propri lavori è stato quello di delimitare l'ambito del proprio documento conclusivo, al fine di consentire al Parlamento ed ai cittadini uno strumento atto a comprendere e valutare il fenomeno nella sua portata reale, nella convinzione che dilatare indiscriminatamente il discorso oltre un certo limite equivarrebbe, in ultima sostanza, a perdere il significato reale dell'evento. Quando si ponga mente alla varietà e qualità delle persone affiliate alla loggia, alla estensione dei campi di attività che esse rappresentavano, alla durata nel tempo della sua accertata operatività, appare evidente che una scelta metodologica che avesse privilegiato il criterio di inseguire il fenomeno nelle sue molteplici ramificazioni non avrebbe avuto altro esito che quello di riprodurre descrittivamente, nel migliore dei casi, una determinata situazione, senza peraltro pervenire ad una comprensione politicamente apprezzabile della sua genesi, della sua sostanza e delle finalità ad essa prefissate.
La Commissione, facendosi carico del grave compito assegnatole dal Parlamento e della vigile attenzione con la quale l'opinione pubblica ha seguito questa vicenda, ha ritenuto che una simile scelta si sarebbe risolta in un sostanziale fin de non-recevoir politico, eludendo la vera sostanza del problema, che è, ed altro non potrebbe essere, quella di identificare la specificità dell'operazione piduista.
Si tratta in altri termini di verificare se sia possibile individuare, indagando quella che il Commissario Battaglia ha definito la natura polimorfa di tale organizzazione, un filo conduttore che attraverso la molteplicità degli aspetti e degli eventi riconduca ad una interpretazione unitaria il fenomeno. In tale prospettiva il relatore ha proceduto, ponendosi di fronte al corpus testimoniale e documentale a disposizione, con l'intento di operare una selezione tra i fatti e i documenti che si presentavano, contrassegnati da maggiore interesse e per i quali era possibile stabilire un apprezzabile collegamento avente significato interpretativo. La enucleazione di
questi momenti di analisi di maggior pregio si è posta come intervento pregiudiziale ed indispensabile alla necessaria opera di interpretazione dei dati, nella quale si è proceduto alla verifica di una possibile ricostruzione generale del fenomeno, dando
rilievo preminente, in tale operazione, alla verosimiglianza interpretativa dei risultati raggiunti, considerati soddisfacenti quando confortati dalla logica della conclusione proposta, ovvero dalla sua congruità a fornire una spiegazione coerente alla massa
indistinta di dati sottoposti alla nostra attenzione.
In questo contesto, la Commissione ha operato uno sforzo nel tentare di capire e di interpretare non solo ciò che veniva sottoposto alla sua attenzione, ma altresì ciò che ad essa veniva celato, quanto le carte e le testimonianze dicevano in termini espliciti
e quanto esse rivelavano, e spesso era il più, implicitamente, attraverso i silenzi e le omissioni.
Le conclusioni alle quali si è pervenuti sono pertanto ritenute attendibili e come tali meritevoli di essere portate all'esame del Parlamento, poiché ricevono supporto, oltre che dalla documentazione in nostro possesso, dalla constatazione che gli elementi
relativi trovano coerente sistemazione e logica spiegazione.
Una siffatta operazione ha comportato l'emarginazione di alcune situazioni istruttorie, che pure avevano nel corso dei lavori della Commissione trovato adeguata attenzione, ma alle quali in sede conclusiva si è dato più circoscritto rilievo o perché nulla aggiungevano di significativo ai risultati ai quali si è pervenuti o perché l'approfondimento analitico relativo non ha raggiunto ancora livelli che si possano giudicare sufficientemente stabiliti. Tale ad esempio la ricostruzione della vicenda del presidente dell'Ambrosiano, Roberto Calvi, oggetto di inchieste giudiziarie ancora in corso, che peraltro, ai fini della presente relazione, può dirsi sufficientemente conosciuta ed inquadrata nell'ambito del sistema di relazioni che si incardinavano nella Loggia P2 e ruotavano intorno al suo Venerabile Maestro, Licio Gelli.
Si intende pertanto che la scelta operata dalla Commissione è stata, piuttosto che di circoscrivere l'ambito del proprio operato in sede conclusiva, quella di qualificarlo funzionalmente, nell'intima convinzione che quanto il Parlamento ed il Paese da essa si attendono è una risposta chiara e precisa di fronte ad un fenomeno che nella sua stessa costruzione avvia ad una rete complessa di falsi obiettivi e di illusorie certezze, giocando sull'ambiguità ed elevando a sistema di potere le allusioni e le mezze verità e quindi l'intimidazione ed il ricatto che su di esse si possono innestare.
E’ proprio la natura polimorfa di tale organizzazione che ne spiega quella che il Commissario Battaglia ha definito la sua pervasività, e chiarisce come primario obiettivo sia quello di fornire una risposta politica precisa che individui la specificità del fenomeno; perché, come ha rilevato il Commissario Petruccioli, questa distinzione costituisce il presupposto politico imprescindibile per l'estirpazione
definitiva del fenomeno.
La presente relazione rappresenta pertanto uno sforzo di sintesi e di interpretazione diretto alla individuazione, attraverso la poliedrica realtà del fenomeno e la sua voluta ambiguità, della connotazione specifica e della peculiarità propria che hanno contraddistinto la costruzione della Loggia P2 e la sua operatività.
E’ convincimento del relatore che finalizzare il proprio lavoro nel senso esposto abbia costituito il modo più adeguato per ottemperare al dettato della legge istitutiva, la quale, nel momento di istituire la Commissione, ha fissato l'obbligo di presentare una relazione al Parlamento sulle risultanze delle indagini.
La Commissione ha tratto da questa previsione normativa la precisa indicazione dell'ambito della sua competenza e del suo ruolo nel quadro prefissato dei poteri costituzionali, entro i quali essa si colloca come un momento, sia pure di incisivo rilievo, proceduralmente coordinato alla competenza ultima del Parlamento cui spetta di esaminare e deliberare, nella sua plenaria responsabilità, in ordine ad ogni aspetto che attenga alla vita della Nazione. A questo fine la relazione della Commissione mira ad inserirsi in tale articolato procedimento; e, lungi dal pretendere di esaurire in modo definitivo l'esame e la valutazione di un fenomeno che ha interessato gli
aspetti più qualificati della società civile, si pone l'obiettivo di consentire che il dibattito su questi problemi e sul complesso delle implicazioni e delle responsabilità ad essi inerenti sia argomentato e documentato nel modo più serio e costruttivo. In questa prospettiva ed entro i limiti indicati, è convincimento di questa Commissione parlamentare di inchiesta che, pur nella naturale perfettibilità delle cose umane, i risultati del proprio lavoro, che vengono rassegnati nella presente relazione, potranno adempiere la funzione che è loro propria di costituire la base ragionata per un sereno ma fermo dibattito nel Parlamento e tra i cittadini, a
conferma - e del resto ne è testimonianza l'esistenza stessa di questa Commissione - dell'intatta forza della democrazia italiana.
________________________________________


• La massoneria di Palazzo Giustiniani e le altre "famiglie" massoniche
L'organizzazione ispirata e guidata da Licio Gelli, denominata Loggia Propaganda Due, nasce e si sviluppa nell'ambito della maggiore comunione massonica esistente in Italia: il Grande Oriente di Italia di Palazzo Giustiniani. Si rende pertanto necessaria una breve disamina della presenza massonica nel nostro paese e delle sue strutture al fine di comprendere e valutare nella sua esatta dimensione il fenomeno della Loggia massonica P2, oggetto di un apposito provvedimento di scioglimento votato dal Parlamento.
La massoneria italiana si compone di due maggiori organizzazioni o "famiglie", comunemente indicate con il sintetico riferimento alla sede storicamente occupata, come di Palazzo Giustiniani e di Piazza del Gesù; questa si configura a sua volta come promanazione della prima a seguito di una scissione intervenuta nel 1908, in ragione di contrasti attinenti l'atteggiamento da assumere
sulla legislazione concernente l'insegnamento religioso nelle scuole.
Accanto a questi due gruppi di rilievo nazionale - la cui consistenza è valutabile tra i 15-20 mila iscritti per Palazzo Giustiniani e tra i 5-10 mila per Piazza del Gesù - sono presenti altri minori gruppi locali con una consistenza valutabile, per ognuno di essi, nell'ordine di alcune centinaia di iscritti.
Prendendo in esame le due organizzazioni principali. va messo in rilievo, ai fini che qui interessano, che il modello strutturale assunto è quello di una distribuzione degli iscritti secondo una scala gerarchica modulata per gradi. Questa scala gerarchica conosce una divisione fondamentale tra Ordine, comprendente i primi tre gradi, e Rito, comprendente i gradi dal quarto al trentatreesimo, talché, mentre tutti coloro che fanno parte del Rito sono necessariamente membri dell'Ordine, non necessariamente vale l'assunto contrario. Trattasi in altri termini di due livelli collegati ma non coincidenti, l'uno sopraordinato all'altro secondo un modello di struttura
verticalizzata che presiede a tutta l'organizzazione massonica, all'interno della quale poi la mobilità degli iscritti nella gerarchia è regolata dalla stretta applicazione del principio di cooptazione che determina ogni passaggio di grado, nonché l'ingresso nell'Ordine e poi nel Rito.
Gli iscritti, a loro volta, sono raggruppati in logge aventi base territoriale; e la domanda di iscrizione ad una loggia è requisito fondamentale per l'ingresso di un "profano" nella massoneria, per cui, in linea di principio, non si può appartenere alla massoneria se non attraverso il momento comunitario della iscrizione ad una loggia. La massoneria di Palazzo Giustiniani con altre "famiglie" contemplava, oltre a tale situazione, la possibilità di accedere all'Ordine per iniziazione operata direttamente dal responsabile supremo - il Gran Maestro - senza pertanto sottostare alla votazione che sancisce l'ingresso dell'iniziando nell'organizzazione. I "fratelli" che venivano iniziati "sul filo della spada" si venivano pertanto a trovare in una posizione particolare ("all'orecchio" del Gran Maestro) sia per non avere una loggia di appartenenza, sia per il carattere riservato della loro iniziazione, intervenuta al di fuori delle ordinarie forme di pubblicità statutariamente previste; essendo pertanto la loro iniziazione nota solo all'organo procedente, il Gran Maestro, tali iscritti venivano designati come "coperti" ed inseriti d'ufficio in una loggia anch’essa "coperta" comprendente, per l'appunto, la lista degli iscritti noti solo al Gran Maestro.
Tale loggia veniva designata come loggia "Propaganda"; ogni loggia poi essendo contrassegnata da un numero oltre che da un nome, la loggia "Propaganda" avrebbe avuto in sorteggio il numero due. Tale almeno è la spiegazione fornita dai responsabili massonici sull'origine di questa denominazione.
Dalla vasta documentazione acquisita dalla Commissione nell'ambito di operazioni di perquisizione e di sequestro di documenti, secondo i poteri attribuiti dalla legge, è emerso che il fenomeno della "copertura" era comune alle altre famiglie ed interessava sia singoli iscritti che intere logge, rivestendo portata più ampia di quanto non rappresentato in questa prima schematica descrizione.
E’ accertato che, sia in sede centrale che in sede periferica, era assai frequente l'uso di denominazioni fittizie per mascherare verso l'esterno, verso il mondo "profano", la presenza di strutture massoniche. Così ad esempio era prassi consueta intitolare a generici Centri studi i contratti dì affitto per i locali necessari all'attività della loggia; ed è dato rilevare come gli statuti di tali organismi non contenessero alcun riferimento alla massoneria e alle attività massoniche nel designare l'oggetto dell'attività dell'ente, salvo poi riscontrare una perfetta identità personale tra gli iscritti al Centro studi ed i membri della loggia. Nella linea del fenomeno descritto si poneva pertanto il Gelli quando intestava le varie sedi successivamente occupate dalla Loggia P2 ad un Centro studi di storia contemporanea che fungeva, anche a fini di corrispondenza tra gli iscritti, da copertura per l'organismo massonico da lui guidato. La tecnica impiegata realizzava una forma di copertura rivolta verso l'esterno, verso il mondo "profano", accanto alla quale deve essere
esaminata una seconda forma di copertura rivolta in tutto od in parte all'interno della stessa organizzazione. Sono stati infatti rinvenuti documenti che fanno riferimento a logge coperte periferiche, ad una loggia coperta nazionale numero uno (presso l'organizzazione di Piazza del Gesù), ad un Capitolo nazionale riservato (presso il Rito Scozzese Antico ed Accettato di
Palazzo Giustiniani).
Sono stati inoltre acquisiti registri di appartenenti a logge (piedilista) nei quali gli iscritti venivano elencati invece che con il proprio nome, con soprannomi o pseudonimi di copertura. La documentazione in possesso della Commissione, ancorché frammentaria, testimonia in modo certo un modus procedendi all'interno delle organizzazioni massoniche improntato a connotazioni di riservatezza volte a salvaguardare le attività degli iscritti, o di alcuni settori, dall'indiscrezione e dall'interessamento non solo degli estranei all'istituzione, ma anche a parte, maggiore o minore, degli stessi affiliati alla comunione. Tale costume di vita associativa è stato dai massimi responsabili della massoneria rivendicato come una forma di riservatezza propria dell'istituzione, motivata dal rinvio ai contenuti esoterici che sarebbero propri della dottrina massonica, nonché dal richiamo a situazioni storiche di persecuzione degli affiliati. Ai fini che interessano nella presente relazione, va posto in rilievo che i fenomeni di copertura indicati erano comunque largamente invalsi nella vita delle varie famiglie massoniche con riferimento al periodo anteriore alla legge di scioglimento della loggia P2 e traevano alimento, oltre che nelle ragioni storiche addotte, largamente superate al presente, nell'assenza di un preciso quadro di riferimento normativo che desse attuazione alla norma costituzionale in materia di libertà di associazione. E’ sintomatico peraltro che, posteriormente all'approvazione della legge di scioglimento della Loggia P2, gli elementi più sensibili della massoneria si siano posti il problema della ortodossia di tali modelli organizzativi, risolvendolo nel senso di alcune modifiche statutarie, con la conseguente soppressione di organismi quali il Capitolo riservato e la Loggia nazionale coperta numero uno, come avvenuto presso la comunione di Piazza del Gesù.
Accanto alla connotazione della riservatezza altra peculiarità dell'organizzazione massonica generalmente considerata, sulla quale soffermare l'indagine, è quella dello spiccato interessamento delle varie comunità massoniche verso le attività del mondo "profano". Se è pur vero che uno dei Iandmarks fondamentali della originaria massoneria inglese, che fungono da pietra miliare per le comunità massoniche di tutto il mondo, contiene il divieto di occuparsi di questioni politiche, una abbondante documentazione in possesso della Commissione dimostra che l'attività delle logge non è volta soltanto allo studio ed all'approfondimento di questioni esoteriche, ma abbraccia un vasto campo di interessi che trovano il loro momento di unificazione nella pratica massonica della solidarietà tra fratelli. La solidarietà esplica la sua funzione per le attività dell'affiliato nel mondo "profano", giungendo sino all'appoggio esplicito per i fratelli candidati, formalizzato in circolari tra gli iscritti, in occasione di consultazioni elettorali. Particolarmente significativo al riguardo è l'esempio di un modello organizzativo verificato presso la comunione di Piazza del Gesù: le camere tecniche professionali. Si tratta di organismi settoriali che, su iniziativa e propulsione del centro, raccolgono gli iscritti in ragione della professione esercitata. Viene pertanto affiancato al modello delle logge, che funzionano su base territoriale ed interprofessionale, un sistema di raggruppamento degli affiliati parallelo alla struttura delle logge ed organizzato su base nazionale, avente quale momento unificativo gli interessi e le attività "profane".
Secondo tale schema troviamo così raggruppati i medici, i professori universitari e i militari, esempio questo degno di particolare attenzione, ove si consideri che la relativa "camera" rivestiva carattere di riservatezza. Va peraltro posto in rilievo che una ragione non ultima della pluralità di famiglie massoniche esistenti va probabilmente ricercata - oltre che in ragioni dì ordine puramente teorico - in una diversa consonanza di opinioni e di interessi in materie estranee alle questioni di esclusivo profilo esoterico. La stessa massoneria d'altronde rivendica a proprio merito l'aver rivestito un ruolo importante in vicende storiche del nostro paese, anche se, purtroppo, osta ad una esatta valutazione di tali affermazioni il carattere di riservatezza della istituzione, di cui si è trattato.
Nasce da questa propensione all'intervento nelle attività "profane" ed in essa trova ragione di esistere, l'istituto tipicamente massonico della "solidarietà" tra gli affiliati, ovvero della mutua assistenza che essi si garantiscono nell'esercizio delle loro attività professionali e comunque delle vicende personali estranee alla vita associativa. La solidarietà tra fratelli rappresenta l'estensione al
di fuori della comunione del vincolo associativo, che viene di tal guisa ad esplicare una efficacia di rilevante portata e nel contempo di difficile valutazione, attesa la riservatezza che gli affiliati mantengono nel mondo "profano" sull'esistenza del rapporto di reciproco affratellamento. La solidarietà massonica sanzionata in forma solenne al momento dell'iniziazione, costituisce infatti un elemento che potrebbe in sé considerarsi non solo legittimo ma perfettamente naturale, poiché appare. logico che individui che dichiarino di condividere i medesimi convincimenti morali ed esistenziali in ordine ai problemi fondamentali dell'uomo si sentano legati da un forte vincolo che per l'appunto viene chiamato "fraterno".
Quello che induce non poche perplessità nell'osservatore esterno l'accentuata riduzione in termini pratici e concreti di tale affratellamento e la sua coniugazione con un radicato costume di riservatezza. Non è in altri termini la solidarietà in sé e per sé considerata a destare legittime riserve, quanto piuttosto la sua non avvertibilità sociale. Una avvertibilità che tanto più dovrebbe
essere consentita quanto più chi ne è protagonista attribuisce ad essa effetti, di immediato rilievo terreno.
In definitiva e per concludere sembra doversi rilevare il rischio che la solidarietà massonica, quando si traduca in una occulta agevolazione di successi personali, possa rendersi incompatibile con non poche regole della società civile, specie quando tale forma di solidarietà operi all'interno di carriere pubbliche.
Ultima connotazione di ordine generale utile ai nostri fini è la rilevanza dell'aspetto internazionale della massoneria, che si pone come un contesto di organizzazioni nazionali fortemente legate tra di loro secondo due schieramenti, che, per quanto concerne l'Europa, possono identificarsi in una parte a primazia britannica verso la quale è orientata la comunione di Palazzo Giustiniani, ed una parte di orientamento cosiddetto latino egemonizzata dalla massoneria francese, alla quale si ispira la famiglia di Piazza del Gesù. In un più ampio contesto argomentativo si può dire che la massoneria vive sotto l’egida del mondo anglosassone, nell'ambito del quale il primato attribuito agli inglesi per motivi di tradizione è confrontato dalla grande potenza organizzativa della massoneria nord americana.
Ai nostri fini il dato che viene particolarmente in luce è la connessione tra la massoneria statunitense e la comunione di Palazzo Giustiniani. Traccia di questi legami si rinviene nella presenza di tale Frank Gigliotti in momenti particolarmente qualificati nella storia recente della comunione di Palazzo Giustiniani.
L'artefice del primo riconoscimento del Grande Oriente da parte della prestigiosa Circoscrizione del Nord degli USA (il iconoscimento da parte della Gran Loggia Unita di Inghilterra verrà soltanto nel 1982) fu infatti nel 1947 Frank Gigliotti, già agente della Sezione italiana dell'OSS dal 1941 al 1945, e quindi agente della CIA.
Più tardi Gigliotti fu presidente del "Comitato di agitazione" costituitosi negli Stati Uniti per rispondere all'appello lanciato dai fratelli del Grande Oriente impegnati nella contestata opera di riappropriazione della casa massonica di Palazzo Giustiniani confiscata durante il periodo fascista, a seguito dello scioglimento autoritario dell'istituzione. Il compromesso tra il Grande Oriente e lo
Stato italiano, patrocinato dai fratelli americani, fu siglato il 7 luglio 1960. L'atto di transazione fu sottoscritto dal ministro delle finanze Trabucchi e dall'allora Gran Maestro Publio Cortini, e vedeva presenti, al tavolo della firma di una stipula tutta italiana, l'ambasciatore americano, J. Zellerbach, e Frank Giglíotti.
Sempre nel 1960 i fratelli americani intervennero attraverso il Gigliotti nell'operazione di unificazione del Supremo Consiglio della Serenissima Gran Loggia degli ALAM del principe siciliano Giovanni Alliata di Montereale (il cui nome sarà legato alle vicende del golpe Borghese, a quelle della Rosa dei Venti, alle organizzazioni mafiose), poi finito nella Loggia P2, con il Grande Oriente. Sembra che quella dell'unificazione del Grande Oriente con la massoneria di Alliata, di forte accentuazione conservatrice, sia stata la condizione posta da Gigliotti in cambio dell'intervento americano nelle trattative con il Governo italiano concernenti il Palazzo Giustiniani.
L'unificazione comportò l'estensione al Grande Oriente del riconoscimento che aveva già dato alla Serenissima Gran Loggia di Alliata la Circoscrizione Sud degli USA, nonché numerosi elementi di prestigio nell'ambiente massonico. Non solo si deve rilevare, secondo quanto emerge da queste vicende, che il progetto di unificazione della massoneria italiana sembra corrispondere ad interessi non esclusivamente autoctoni, ma risalta altresì alla nostra attenzione la comparsa di Gelli sulla scena quando Gigliotti scompare, secondo una successione di tempi ed una identità di funzioni che non può non colpire significativamente. Si deve infine sottolineare come la denegata giustizia - nella quale sostanzialmente si concretò la mancata restituzione del palazzo confiscato dal fascismo - ebbe l'effetto di rendere la massoneria italiana indebitamente debitrice di quella nord americana.
Nell'ambito del quadro sinora sinteticamente tracciato va vista e studiata l'attività di Licio Gelli e della Loggia Propaganda Due, mirando ad accertare quanto di tale fenomeno sia addebitabile all'impulso organizzativo ed alla intraprendenza personale del Gelli, ed in tal caso con la protezione e l'appoggio di quali organi e di quali personaggi nell'ambito dell'ambiente massonico o eventualmente estranei ad esso. Quanto qui preme riassuntivamente segnalare è che l'organizzazione e l'attività massonica sembrano contrassegnate, ai fini che al nostro studio interessano, dall'adozione di forme di riservatezza, interne come esterne, sia della vita associativa, che dell'appartenenza individuale. Tale riservatezza si appalesa poi come posta a tutela, oltre che dell'attività di indagine esoterica propria dell'istituzione, di attività volte eminentemente ad intervenire in vario modo nella vita extra-associativa degli iscritti, in applicazione della pratica della solidarietà tra fratelli.
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Conclusioni
• La valutazione e l'esatta comprensione delle conclusioni che la Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia massonica P2 consegna al Parlamento al termine dei suoi lavori, richiedono alcune preventive precisazioni intorno al metodo ed ai criteri secondo i quali la presente relazione è stata redatta.

Il problema fondamentale con il quale la Commissione nel corso dei suoi lavori ed il relatore nella stesura del documento finale si sono dovuti confrontare è stato quello della vastità della materia oggetto di indagine, che non solo interessa i più svariati campi della vita nazionale, intrecciandosi altresì con argomenti oggetto di altre inchieste parlamentari, ma si estende inoltre lungo l'arco di un periodo di tempo più che decennale.

Sta a testimonianza di questa peculiare natura del fenomeno analizzato l'ampiezza dei lavori della Commissione, protrattisi per oltre trenta mesi, secondo un impegno che pochi dati statistici bastano ad evidenziare in modo eloquente.

La Commissione ha effettuato un totale di 147 sedute, nel corso delle quali sono state ascoltate testimonianze, per un totale di 198 persone che hanno, a vario titolo, collaborato ai lavori di inchiesta in sede di audizione. Valendosi dei poteri concessi dalla legge istitutiva, la Commissione ha ordinato l'effettuazione di 14 operazioni di polizia giudiziaria, tra le quali particolare rilievo hanno assunto quella diretta ad accertare la situazione reale dell'assetto proprietario relativo al Corriere della Sera, nonché quelle effettuate presso le comunioni massoniche maggiormente accreditate al fine di verificare, in termini ultimativi, sia la consistenza della Loggia massonica
P2, sia la natura dei vari legami con l'ambiente massonico. Nel corso dei suoi lavori la Commissione ha infine accumulato una mole di documenti, valutabile nell'ordine di alcune centinaia di migliaia di pagine, che risulta in parte formata direttamente da attività della Commissione, in parte acquisita da fonti esterne, ovvero, oltre che da privati, da autorità giudiziarie ed amministrative di ogni ordine e grado, che hanno prestato la loro collaborazione, sia autonomamente, che su impulso della Commissione.

I dati esposti offrono da soli, nella loro sintetica enunciazione, un quadro significativo dell'importanza del fenomeno e della sua ramificazione. Si vuole qui ricordare, infine, che la materia oggetto di indagine, o suoi aspetti particolari, è altresì oggetto di numerose inchieste giudiziarie attualmente in corso, nelle quali sono rinvenibili presenze non marginali di uomini ed ambienti che nella Loggia P2
trovavano espressione.

Le considerazioni esposte rendono palese che il primo problema che la Commissione ha dovuto affrontare in sede di conclusione dei propri lavori è stato quello di delimitare l'ambito del proprio documento conclusivo, al fine di consentire al Parlamento ed ai cittadini uno strumento atto a comprendere e valutare il fenomeno nella sua portata reale, nella convinzione che dilatare indiscriminatamente il discorso oltre un certo limite equivarrebbe, in ultima sostanza, a perdere il significato reale dell'evento. Quando si ponga mente alla varietà e qualità delle persone affiliate alla loggia, alla estensione dei campi di attività che esse rappresentavano, alla durata nel tempo della sua accertata operatività, appare evidente che una scelta metodologica che avesse privilegiato il criterio di inseguire il fenomeno nelle sue molteplici ramificazioni non avrebbe avuto altro esito che quello di riprodurre descrittivamente, nel migliore dei casi, una determinata situazione, senza peraltro pervenire ad una comprensione politicamente apprezzabile della sua genesi, della sua sostanza e delle finalità ad essa prefissate.

La Commissione, facendosi carico del grave compito assegnatole dal Parlamento e della vigile attenzione con la quale l'opinione pubblica ha seguito questa vicenda, ha ritenuto che una simile scelta si sarebbe risolta in un sostanziale fin de non-recevoir politico, eludendo la vera sostanza del problema, che è, ed altro non potrebbe essere, quella di identificare la specificità dell'operazione piduista.
Si tratta in altri termini di verificare se sia possibile individuare, indagando quella che il Commissario Battaglia ha definito la natura polimorfa di tale organizzazione, un filo conduttore che attraverso la molteplicità degli aspetti e degli eventi riconduca ad una interpretazione unitaria il fenomeno. In tale prospettiva il relatore ha proceduto, ponendosi di fronte al corpus testimoniale e documentale a disposizione, con l'intento di operare una selezione tra i fatti e i documenti che si presentavano, contrassegnati da maggiore interesse e per i quali era possibile stabilire un apprezzabile collegamento avente significato interpretativo. La enucleazione di
questi momenti di analisi di maggior pregio si è posta come intervento pregiudiziale ed indispensabile alla necessaria opera di interpretazione dei dati, nella quale si è proceduto alla verifica di una possibile ricostruzione generale del fenomeno, dando rilievo preminente, in tale operazione, alla verosimiglianza interpretativa dei risultati raggiunti, considerati soddisfacenti quando confortati dalla logica della conclusione proposta, ovvero dalla sua congruità a fornire una spiegazione coerente alla massa
indistinta di dati sottoposti alla nostra attenzione.
In questo contesto, la Commissione ha operato uno sforzo nel tentare di capire e di interpretare non solo ciò che veniva sottoposto alla sua attenzione, ma altresì ciò che ad essa veniva celato, quanto le carte e le testimonianze dicevano in termini espliciti
e quanto esse rivelavano, e spesso era il più, implicitamente, attraverso i silenzi e le omissioni.
Le conclusioni alle quali si è pervenuti sono pertanto ritenute attendibili e come tali meritevoli di essere portate all'esame del Parlamento, poiché ricevono supporto, oltre che dalla documentazione in nostro possesso, dalla constatazione che gli elementi
relativi trovano coerente sistemazione e logica spiegazione.
Una siffatta operazione ha comportato l'emarginazione di alcune situazioni istruttorie, che pure avevano nel corso dei lavori della Commissione trovato adeguata attenzione, ma alle quali in sede conclusiva si è dato più circoscritto rilievo o perché nulla aggiungevano di significativo ai risultati ai quali si è pervenuti o perché l'approfondimento analitico relativo non ha raggiunto ancora livelli che si possano giudicare sufficientemente stabiliti. Tale ad esempio la ricostruzione della vicenda del presidente dell'Ambrosiano, Roberto Calvi, oggetto di inchieste giudiziarie ancora in corso, che peraltro, ai fini della presente relazione, può dirsi sufficientemente conosciuta ed inquadrata nell'ambito del sistema di relazioni che si incardinavano nella Loggia P2 e ruotavano intorno al suo Venerabile Maestro, Licio Gelli.
Si intende pertanto che la scelta operata dalla Commissione è stata, piuttosto che di circoscrivere l'ambito del proprio operato in sede conclusiva, quella di qualificarlo funzionalmente, nell'intima convinzione che quanto il Parlamento ed il Paese da essa si attendono è una risposta chiara e precisa di fronte ad un fenomeno che nella sua stessa costruzione avvia ad una rete complessa di falsi obiettivi e di illusorie certezze, giocando sull'ambiguità ed elevando a sistema di potere le allusioni e le mezze verità e quindi l'intimidazione ed il ricatto che su di esse si possono innestare.
E’ proprio la natura polimorfa di tale organizzazione che ne spiega quella che il Commissario Battaglia ha definito la sua pervasività, e chiarisce come primario obiettivo sia quello di fornire una risposta politica precisa che individui la specificità del fenomeno; perché, come ha rilevato il Commissario Petruccioli, questa distinzione costituisce il presupposto politico imprescindibile per l'estirpazione
definitiva del fenomeno.
La presente relazione rappresenta pertanto uno sforzo di sintesi e di interpretazione diretto alla individuazione, attraverso la poliedrica realtà del fenomeno e la sua voluta ambiguità, della connotazione specifica e della peculiarità propria che hanno contraddistinto la costruzione della Loggia P2 e la sua operatività.
E’ convincimento del relatore che finalizzare il proprio lavoro nel senso esposto abbia costituito il modo più adeguato per ottemperare al dettato della legge istitutiva, la quale, nel momento di istituire la Commissione, ha fissato l'obbligo di presentare una relazione al Parlamento sulle risultanze delle indagini.
La Commissione ha tratto da questa previsione normativa la precisa indicazione dell'ambito della sua competenza e del suo ruolo nel quadro prefissato dei poteri costituzionali, entro i quali essa si colloca come un momento, sia pure di incisivo rilievo, proceduralmente coordinato alla competenza ultima del Parlamento cui spetta di esaminare e deliberare, nella sua plenaria responsabilità, in ordine ad ogni aspetto che attenga alla vita della Nazione. A questo fine la relazione della Commissione mira ad inserirsi in tale articolato procedimento; e, lungi dal pretendere di esaurire in modo definitivo l'esame e la valutazione di un fenomeno che ha interessato gli
aspetti più qualificati della società civile, si pone l'obiettivo di consentire che il dibattito su questi problemi e sul complesso delle implicazioni e delle responsabilità ad essi inerenti sia argomentato e documentato nel modo più serio e costruttivo. In questa prospettiva ed entro i limiti indicati, è convincimento di questa Commissione parlamentare di inchiesta che, pur nella naturale perfettibilità delle cose umane, i risultati del proprio lavoro, che vengono rassegnati nella presente relazione, potranno adempiere la funzione che è loro propria di costituire la base ragionata per un sereno ma fermo dibattito nel Parlamento e tra i cittadini, a
conferma - e del resto ne è testimonianza l'esistenza stessa di questa Commissione - dell'intatta forza della democrazia italiana.

Redazione "Perchè la Sinistra"

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