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Expo 2015: Sparisce dal sito la falsa attribuzione di Gerusalemme a capitale di Israele

(23 Giugno 2014)

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A seguito della denuncia di BDS Italia, è stata rimossa dalla pagina per Israele sul sito web di Expo 2015 l'indicazione di Gerusalemme come capitale. (vedi immagini prima e dopo)

La scorsa settimana, dopo la pubblicazione di schede di presentazione per i paesi partecipanti a Expo, è stata rimarcata questa fraudolenta attribuzione, facendo presente che Israele è l'unico paese al mondo che riconosce Gerusalemme come sua capitale.

In base alla risoluzione ONU 181 del 1947, Gerusalemme è un corpus separatum governato da uno speciale regime internazionale. In palese violazione del diritto internazionale, Israele ha annesso unilateralmente Gerusalemme est nel 1967 a seguito dell'occupazione militare della Cisgiordania e di Gaza. Pertanto, le ambasciate in Israele, tra cui quelle dell'Italia e dell'Unione Europea, si trovano a Tel Aviv e dintorni.

Il Comitato Expo, che con il "conferimento" a Gerusalemme dello status di capitale aveva avallato l'illegale acquisizione di Israele di territori con la forza, ora ha scelto di rimuovere il campo "capitale" da tutte le schede dei partecipanti nel tentativo di offuscare il contesto di illegalità in cui opera Israele. Inoltre, i partner istituzionali di Expo 2015, il Ministero dell'Economia, la Regione Lombardia e il Comune e la Provincia di Milano, hanno l'obbligo giuridico di non riconoscere e di prendere misure per porre fine alle violazioni della legalità internazionale di Israele, che non si fermano con l'occupazione di Gerusalemme est.

In questi giorni, Israele, con la pretesa della ricerca dei tre coloni scomparsi, ha ucciso 6 palestinesi, ne ha feriti decine, arrestati oltre 400 senza imputazioni, chiuso intere città e aree, fatto irruzione in migliaia di case e sedi di organizzazioni e bombardato Gaza in un'azione di punizione collettiva. Tutto ciò mentre inizia il 61esimo giorno di sciopero della fame dei prigionieri palestinesi contro la politica israeliana della "detenzione amministrativa" che li vede detenuti nelle carceri israeliani senza capi d'accusa.

E mentre Expo 2015 offre ad Israele una vetrina mondiale per auto-propagandarsi come paese all'avanguardia nell'agricoltura e nella gestione delle risorse idriche, i fatti raccontano una storia di furto di terra e d'acqua.

Secondo l'organizzazione israeliana Kerem Navot documenta che dal 1997 l'area riservata all'agricoltura delle colonie israeliane in Cisgiordania è aumentata del 35 per cento, un'area che supera del 50 per cento quella edificata nelle colonie e rappresenta una nuova forma di confisca di terra e d'occupazione che richiede molto meno risorse rispetto alla costruzione di unità abitative. Le terre agricole palestinesi, invece, sono diminuite di un terzo. Nel 2012, l'ONU ha rivelato che solo una famiglia palestinese su quattro gode della sicurezza alimentare a causa dell'occupazione e delle restrizioni alla circolazione di persone e merci imposte da Israele.

Quanto alla "gestione" delle risorse idriche, nei Territori palestinesi occupati Israele sottrae acqua illegalmente, distrugge le infrastrutture idriche palestinesi e nega l'accesso alle fonti, creando in complesso un regime di apartheid dell'acqua con politiche che Amnesty International ha definito un mezzo per costringere i palestinesi a lasciare la propria terra.

Expo 2015, che si è già contraddistinto in termini di speculazione e di corruzione, così come nell'appropriazione ipocrita di termini come "sviluppo sostenibile" e la pretesa di contribuire a "nutrire il pianeta", si presta ad una bassa operazione d'immagine che spacci per normali le realtà ignominiose che Israele può perpetuare solo grazie all'impunità finora garantitagli dai governi e dalle istituzioni internazionali. La campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzione (BDS) agisce dove la comunità internazionale ha fallito per porre fine a questa impunità e garantire i diritti dei palestinesi.

BDS Italia

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