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Padova: sui fatti del Portello

e sul comunicato del Partito della Rifondazione Comunista.

(3 Maggio 2005)

Sono sconcertanti le dichiarazioni del PRC federazione di Padova sui fatti del Portello.

Leggo: ”non si puo’, in questo quadro, alimentare nello stesso momento in cui la risposta alle situazioni di emergenza abitativa vengono date ai cittadini, con certezza delle regole e nel rispetto dei diritti di tutti, il conflitto fra persone e famiglie che sono nella stessa condizione di bisogno”.

Di quale certezza delle regole si sta parlando: le regole dell’ATER o del suo Presidente, le regole di assegnazione delle case comunali; sono i criteri di assegnazione che determinano i diritti perche’ sul criterio fondi la distinzione, il giudizio, le diverse linee di condotta e d’azione; le regole sono altra cosa altro intendimento: un riferimento indotto dalla reale o presunta costanza dei fatti suggerita anche dall’esperienza o dalla consuetitudine.

Ma lo sconcerto sta nel fatto che la federazione del PRC di Padova ha dato significato all’occupazione della casa di via Marzolo, come di un atto di un cittadino contro un altro cittadino.

Se e’ vero che l’occupazione di una casa toglie il diritto ad un’ altro cittadino e’ altrettanto vero che chi si procura un lavoro con l’appoggio di amici compie un atto contro un altro cittadino che ha altrettanto bisogno di lavoro; se e’ vero che occupare una casa toglie un diritto ad un altro cittadino e altrettanto vero che chi ferma un treno per qualsiasi motivo di protesta toglie il diritto ad altri cittadini di disporre del proprio tempo.

Di esempi c’e’ ne sarebbero molti, mi fermo a questi perche’ molto piu’ vicini e riconoscibili per noi.

Credo che la questione sia diversa: e’ evidente che un’occupazione , un picchettaggio, un blocco dei treni, uno sciopero etc. creano disagio ad altri e ledano, indirettamente, dei diritti, ma la storia dei comunisti e’ fatta di battaglie anche “illegali” per il riconoscimento di diritti collettivi e sociali.

Il caso specifico della famiglia che occupa non e’ per togliere all’anziano la casa: sta condividendo con altri il suo problema, sta dicendo che fino ad ora e’ stata esclusa dalle “regole” , sta dicendo che il suo bisogno non e’ piu’ importante di quello di un altro cittadino, ma e’ uguale; sta chiedendo che sia riconosciuto per se e per gli altri il diritto alla casa, perche se l’occupazione puo’ momentaneamente risolvere il problema di chi la attua, non e’ questa la giusta soluzione.

In buona sostanza con l’occupazione si sta dicendo che non ci sono risposte adeguate al bisogno-diritto alla casa.

Forse in questo sta il problema e allora si devono anche saper accettare le contestazioni per quanto difficili e pesanti possano essere.

In merito all’operazione di sgombero mi viene ancora una volta da chiedere se in questa Amministrazione la mano destra sa cosa fa la mano sinistra e mi spiego: mentre gli assessori Ruffini e Sinigaglia seguivano direttamente la famiglia, l’altra Amministrazione richiedeva lo sgombero con le modalita’ con le quali si e’ attuato.

E’ un po’ come quando la Giunta assume decisione “pesanti” e l’assessore del PRC esce dalla Giunta e quindi non sa; oppure e’ gia’ uscita dalla Giunta quando si sta decidendo per l’aumento del prezzo del biglietto del bus.

Mi consola leggere che la federazione del PRC di Padova non si riconosce in “un Comune blindato e accerchiato dalle forze dell’ordine”; mi auguro che si voglia ripensare allora anche alla scelta, per motivi di sicurezza, di aver adeguatamente invaso la citta’ con videocamere, di fatto un grande occhio spione sulla vita di tutti i cittadini.

Con questa riflessione vorrei chiudere: se l’assessore Ruffini alcuni mesi fa occupava con la bandiera rossa la casa per gli immigrati e allora non venivano lesi i diritti di altri cittadini che avevano bisogno della casa, perche’ invece l’occupazione del Portello ha sapore di ledere i diritti di altri? Non vorrei che in questo partito passasse la logica che le occupazioni, cosi’ come il blocco dei treni, i picchetti etc. sono azioni “legali” se patrocinate da sindacati, associazioni e partiti, risultino invece essere azioni “illegali” e lesive dei diritti di altri se attuate fuori dalle “regole”.

Giuditta Brattini

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