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(29 Gennaio 2019)
Ricorrendo l'anniversario della scomparsa di Carlo Cassola, il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo martedì 29 gennaio 2019, come ogni anno, ne ha ricordato con un incontro commemorativo di studio e di riflessione la figura di resistente antifascista, di grande scrittore, di persona strenuamente impegnata per il disarmo e in difesa dell'umanità intera.
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Nel ricordo e alla scuola di Carlo Cassola i partecipanti all'incontro hanno ancora una volta denunciato la criminale disumanità del governo italiano che nega soccorso e accoglienza ai naufraghi in pericolo di morte nel Mediterraneo; hanno ancora una volta espresso pieno sostegno ai sindaci ed ai presidenti delle Regioni che hanno denunciato l'incostituzionalità delle scellerate misure razziste imposte dal governo della disumanità; hanno riaffermato il dovere di opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, il dovere di impegnarsi in difesa della vita, della dignità e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Nel ricordo e alla scuola di Carlo Cassola proseguiamo nell'impegno nonviolento contro tutte le violenze e le uccisioni, proseguiamo nell'impegno nonviolento per il disarmo, la pace e la giustizia, per la difesa del diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignità, alla solidarietà.
Nel ricordo e alla scuola di Carlo Cassola la nonviolenza è in cammino.
Vi è una sola umanità in un unico mondo vivente casa comune dell'umanità intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite è il primo dovere.
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Una breve notizia su Carlo Cassola
Commemorando nel 2014 sia lui che Gandhi (di cui l'anniversario della scomparsa ricorre il 30 gennaio) dicevamo: "Tutti sanno che Gandhi è stato il principale promotore della nonviolenza nel XX secolo; forse non tutti ricordano che Cassola, oltre ad essere stato impegnato nella Resistenza contro il nazifascismo, particolarmente nell'ultima fase della sua vita si impegnò tenacemente per il disarmo. Ricordarli insieme significa evidenziare ancora una volta il fondamentale legame tra Resistenza e nonviolenza; tra lotta contro il totalitarismo e lotta per la pace; tra impegno per la pace e necessità del disarmo; tra la lotta per la democrazia, la giustizia sociale, i diritti umani e la scelta della nonviolenza". E già dicevamo di lui commemorandolo nel 2013: "Carlo Cassola è stato non solo il romanziere che così acutamente ha indagato ed espresso i più profondi e delicati sentimenti umani e descritto con finissima sensibilità esistenze dolorose e carsiche, ed illuminato con la sua arte e la sua moralità esperienze interiori e collettive, condizioni sociali e vicende storiche, luoghi fisici e metafisici altrimenti destinati ad essere logorati ed infine annientati dall'offuscamento che tutto travolge; ma è stato anche un nitido antifascista che nell'ora della prova seppe fare la scelta della Resistenza, un intellettuale impegnato altresì nella ricerca sociale e nella lotta degli oppressi, e uno straordinario fautore del disarmo, ovvero della lotta più decisiva, più necessaria, più urgente: e proprio alla lotta per il disarmo dedicò tanta parte delle sue energie negli ultimi anni di vita, facendo di questo impegno il suo più memorabile lascito all'umanità". Ed ancor prima, commemorandolo nel 2012: "Il 29 gennaio 1987 moriva Carlo Cassola. Era nato nel 1917. Aveva partecipato alla Resistenza. Scrisse romanzi e racconti che hanno dato a tante persone un sorso di appassionata felicità, di amore per la vita, anche quando narrava, lievemente e sobriamente, con un pudore che ancora mi commuove, storie meste, opache, sovente di vite scialbe e spente, di sconfitte e disillusioni. Dedicò gli ultimi anni della sua vita alla lotta che gli parve allora (e che ci sembra ancora oggi, ancor più oggi) necessaria, fondamentale, imprescindibile: la lotta contro la guerra, contro gli eserciti, contro le armi. La lotta per il disarmo. La lotta perché l'umanità non sia annientata dalle armi di distruzione di massa e dalla criminale follia di coloro che nulla hanno appreso dall'orrore di Auschwitz, dall'orrore di Hiroshima. Crediamo che anche di questo suo strenuo, magnanimo, profetico impegno civile tutti dovremmo essergli grati. Serbarne memoria ed assumerlo come un'eredità impegnativa ed ineludibile. L'impegno contro la guerra, l'impegno contro le uccisioni, l'impegno per il disarmo è il primo dovere di ogni persona decente. La guerra è nemica dell'umanità. Solo la pace salva le vite". Riproponiamo ancora infine la seguente scheda di diversi anni fa: "Carlo Cassola è nato a Roma nel 1917 dove visse fino al '40. Dal '50 visse a Grosseto. E' scomparso nel 1987. Laureato in legge, prese parte alla Resistenza, fu poi giornalista, insegnante di liceo e scrittore. Narratore fecondo, tra i più visibili e letti della letteratura italiana del Novecento. Dalla metà degli anni Settanta si impegna in una intensa campagna per il disarmo unilaterale. Dall'utilissimo sito di "Nonluoghi" riprendiamo il seguente ricordo di Cassola risalente ad alcuni anni fa: "Quindici anni fa moriva Carlo Cassola (Roma, 17 marzo 1917 - Lucca, 29 gennaio 1987). Scrittore di primo piano, ricordato tra l'altro per il romanzo La ragazza di Bube, premio Strega 1960 (e film girato da Comencini), Cassola fu anche un intellettuale di forte impegno sociale, antimilitarista ed ecologista. Già partigiano contro nazisti e fascisti, dedicò in particolare l'ultima stagione della sua vita alle iniziative contro il militarismo e per la pace. Numerosi i suoi scritti contro gli eserciti e gli armamenti, di grande rilevanza per il mondo del pacifismo italiano il suo contributo sfociato nella nascita, nel 1977, della Lega per il disarmo dell'Italia che due anni più tardi sarebbe diventata - con la prima manifestazione contro gli euromissili e l'unione con la Lega socialista per il disarmo unilaterale dell'Italia - la Lega per il disarmo unilaterale. Quest'ultima sarà uno dei principali movimenti promotori della campagna di obiezione fiscale alle spese militari... Carlo Cassola riteneva che il rischio totale per l'umanità fosse direttamente connesso alla sua organizzazione militarista e per questo metteva in cima alla scala delle priorità la battaglia per la demilitarizzazione sociale. "Noi disarmisti - scriveva - siamo accusati di essere sognatori fuori della realtà. Invece siamo i soli realisti. Gli altri, i sedicenti realisti, sono solo struzzi che hanno nascosto la testa sotto la sabbia per non vedere le conseguenze scellerate della loro politica: l'imminente fine del mondo e l'attuale miseria del mondo". La sua non era una utopica proposta diretta di società nuova, era piuttosto il grido disperato dell'uomo che vede la comunità sull'orlo del baratro. Era un grido per invertire la rotta, evitare il disastro e da lì creare le condizioni per ragionare sull'utopia ecopacifista. Insomma, uno strappo, il disarmo unilaterale, per creare le condizioni del cammino. Scrive Cassola nel suo saggio La rivoluzione disarmista (Rizzoli): "L'utopia può diventare realtà solo mediante la rivoluzione. Un'evoluzione graduale e pacifica è impensabile: come può il male evolvere verso il bene?". E ancora: "Sono queste vecchie, stupide e malvagie istituzioni che ci portano alla rovina. Dobbiamo distruggerle prima che sia troppo tardi. Non bisogna distruggerle gradualmente (non ne avremmo il tempo) ma tutte d'un colpo. Occorre un taglio netto col passato. Questo taglio netto è appunto ciò che chiamiamo rivoluzione". In altre parole, la prima utopia è la pace e da qui si potrà costruire il resto del percorso utopico. Vengono in mente - per contrasto - i discorsi moralisti che su vari temi (povertà, razzismo, pace, memoria) politici e pseudointellettuali ci propinano sorvolando sulla questione di fondo: mettere in discussione le istituzioni che nel loro grembo serbano l'embrione del mostro. Non basta, per esempio, denunciare l'Olocausto e ripetere "mai più"; bisogna piuttosto sforzarsi di vivisezionare il magma istituzionale (i meccanismi di delega politica; di manipolazione sociale; di deresponsabilizzazione a catena, individuale e di gruppo; di annullamento burocratico dei sentimenti umani eccetera) che ha reso possibile questo orrore e che può ancora partorire altre vergogne, altra sofferenza, altra oscurita'". Opere di Carlo Cassola: per quanto più specificamente qui ci interessa si vedano i racconti di ambientazione resistenziale, ma soprattutto gli opuscoli dedicati all'impegno per il disarmo unilaterale: Ultima frontiera, Rizzoli, Milano 1976; Il gigante cieco, Rizzoli, Milano 1976; La lezione della storia, Rizzoli, Milano 1978 (poi ristampati con in copertina solo il titolo del primo saggio, con una introduzione di Ernesto Balducci, a un anno dalla morte di Cassola, sempre presso Rizzoli, Milano 1988); La rivoluzione disarmista, Rizzoli, Milano 1983. Cfr. anche il libro-intervista a cura di Domenico Tarizzo, Carlo Cassola: letteratura e disarmo, Mondadori, Milano 1978. Opere su Carlo Cassola: un utile libro specifico: Carlo Alberto Madrignani, L'ultimo Cassola. Letteratura e pacifismo, Editori Riuniti, Roma 1991; tra le monografie generali: Giuliano Manacorda, Invito alla lettura di Cassola, Mursia, Milano 1973, 1991; Rodolfo Macchino Jodi, Cassola, La Nuova Italia, Firenze 1977; sull'opera letteraria di Cassola fondamentali anche Gian Carlo Ferretti, Letteratura e ideologia, Editori Riuniti, Roma 1964, 1976; Alberto Asor Rosa, Scrittori e popolo, Samonà e Savelli, Roma 1965, Einaudi, Torino 1988".
Viterbo, 29 gennaio 2019
Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
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