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(Palestina occupata)

Un rapporto Ue accusa la politica israeliana su Gerusalemme

Ma l'Italia ha premuto per rinvio esame del testo

(26 Novembre 2005)

Un rapporto riservato dei rappresentanti diplomatici europei critica decisamente la politica israeliana su Gerusalemme est, affermando che insediamenti e barriera di difesa stanno ''riducendo la possibilita' di un accordo sullo status finale per Gerusalemme che sia accettabile per i palestinesi''.
Il rapporto, citato oggi sul New York Times e il Guardian, e' stato presentato al consiglio europeo dei ministri degli Esteri di lunedi', sotto la presidenza di turno del britannico Jack Straw. Ma il Consiglio, scrive il quotidiano britannico, ha rinviato la discussione al mese prossimo su pressione dell'Italia che, riferiscono le fonti, Israele considera il suo migliore alleato nell'Unione Europea.

Il documento, riferisce il Guardian, e' stato preparato dal consolato britannico a Gerusalemme est, mentre il New York Times lo attribuisce a rappresentanti diplomatici europei a Gerusalemme est e Ramallah.

Nel testo si afferma che il piano di Sharon per collegare Gerusalemme al grande insediamento di Ma'ale Adunim in Cisgiordania ''minaccia di completare l'accerchiamento della citta' con insediamenti ebraici, dividendo la Cisgiordania in due separate aree geografiche''. Fra le raccomandazioni del rapporto, vi e' quella di riprendere gli incontri a Gerusalemme est con ministri dell'Autorita' nazionale palestinese, invece di averne solo in Cisgiordania, come accade attualmente.

La nascita di un futuro Stato palestinese è messa in dubbio "dalla politica premeditata" di Israele che aspira "alla completa annessione di Gerusalemme Est" al suo territorio. L'accusa è contenuta in un memorandum confidenziale redatto da diplomatici dell'Ue a Gerusalemme Est, consegnato ai ministri degli Esteri dell'Unione e finito in mano al Foreign Office (Londra è presidente di turno dell'Unione). Il progetto di Israele, che trova spazio nelle prime pagine dei principali quotidiani internazionali, sarebbe quello di annettere Gerusalemme Est prima che possa diventare la capitale del futuro Stato palestinese. Secondo il Guardian, in seguito a pressioni dell'Italia - che, a quanto scrive il giornale britannico, Israele reputa il suo alleato europeo più sicuro - i capi delle diplomazie dei paesi europei avrebbero deciso di non prendere
alcuna decisione in merito fino al mese prossimo.

Il rapporto, che consta di 11 pagine, riferisce che il progetto di espansione di Ma'ale Adumin, principale insediamento cisgiordano, ha per fine l'annessione di Gerusalemme Est e "minaccia di completare l'accerchiamento della città da parte di insediamenti ebraici, dividendo la Cisgiordania in due aree geografiche separate". Nel documento si aggiunge che, al completamento del progetto, i coloni ebrei occuperebbero un'area di 53 miglia quadrate, ben più ampia dell'attuale 15% del territorio locale che ospita attualmente circa 30.000 residenti ebrei. Si tratterebbe di una porzione di terra "più ampia di Tel Aviv".

Il memorandum ricorda, inoltre, le eventuali ripercussioni economiche sulla Cisgiordania, "che dipendono in larga parte proprio dall'accesso a Gerusalemme Est", e segnala che, quando sarà completato il muro di separazione, Israele "controllerà tutti gli accessi in città, isolando le città satelliti palestinesi di Betlemme e Ramallah e il resto della Cisgiordania". Tutto ciò avrà "serie conseguenze economiche, sociali e umanitarie per i palestinesi", mentre lo Stato ebraico avrà raggiunto il suo scopo di "isolare Gerusalemme Est, centro politico e commerciale della vita palestinese".

Nel testo dei diplomatici Ue, redatto nel mese di ottobre, si invita l'Unione Europea a prendere iniziative concrete per sostenere il progetto dell'Anp di uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme Est. Ma i ministri degli Esteri europei, riferisce l'Independent, avrebbero imposto il veto alla pubblicazione del documento, che sottolinea tra l'altro "la violazione da parte di Israele degli obblighi assunti con la road map e delle leggi internazionali". Una decisione, che secondo quanto scrive il Guardian, sarebbe stata caldeggiata dall'Italia, considerata da Israele il miglior alleato europeo, e che sarebbe legata alla necessità di non mettere a rischio le relazioni con
lo Stato ebraico, specie in un momento in cui il governo israeliano ha dato il suo assenso alla missione Ue a Rafah (guidata dal generale italiano Pietro Pistolese), al confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto.

Intanto il rappresentante speciale dell'Ue per il processo di pace in Medio Oriente, Marc Otte, ha cercato di minimizzare, spiegando che si è trattato solo della richiesta dei ministri degli Esteri di conoscere più approfonditamente la situazione socio-economica di Gerusalemme Est. "Non c'è alcun rapporto sul tavolo", ha detto Otte, secondo quanto riferisce il New York Times. "Non c'è nulla di eccezionale o di straordinario. Hanno ricevuto più di un rapporto". E alcuni di essi, spiega il quotidiano Usa, riguarderebbero il Kosovo e l'Iran. "Non c'è una crociata europea. Le nostre relazioni con Israele sono molto migliorate, sono diventate più concrete e pragmatiche. Ma è nostro obbligo, come membri del Quartetto (che promuove la road map, ndr) monitorare gli eventi in corso sul posto".

Quanto allo Stato ebraico, il portavoce del ministero degli Esteri, Mark Regev, ha precisato al Guardian che "Gerusalemme dovrebbe rimanere la capitale unita di Israele. Allo stesso tempo, Israele si è impegnato a fare della questione di Gerusalemme uno degli argomenti finali" dell'eventuale accordo con i palestinesi.

Forum Palestina

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