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Esopo in Medio Oriente

Esopo in Medio Oriente

(3 Settembre 2010) Enzo Apicella
Al via gli ennesimi colloqui di pace, ma Israele non rinuncia a nuovi insediamenti

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Il genocidio a Gaza e la guerra che ci aspetta

(31 Gennaio 2024)

Gaza distrutta

A mezza bocca la Corte Internazionale di Giustizia ha accettato la denuncia del Sudafrica, stato che di apartheid se ne intende avendolo sofferto dal 1948 al 1991, affermando che la guerra di Israele (il 4° stato più armato del mondo) contro i palestinesi (un popolo disperso, privo di esercito, aviazione ecc., mai dimenticarlo) è fatta di “azioni genocide”.
Nota per non dimenticare: Negli anni sessanta, 3,5 milioni di uomini e donne nere di etnia bantu furono sfrattati con la forza dalle loro case e deportati nei “bantustan”. Furono privati di ogni diritto politico e civile, e poterono frequentare per acquisire un’istruzione esclusivamente scuole agricole e commerciali speciali. I negozi erano obbligati a servire tutti i clienti di etnia bianca prima di quelli di etnia nera. Questi ultimi, inoltre, dovevano avere speciali passaporti interni per muoversi nelle zone riservate alle etnie bianche, pena l’arresto (non vi ricorda niente?..).

Uno studio pubblicato lo scorso 9 dicembre dal quotidiano britannico The Guardian e da quello israeliano Ha’aretz, ha documentato che “la proporzione di morti civili nella Striscia di Gaza è superiore a quella di tutti i conflitti mondiali avvenuti nel 20° secolo”.

Non contenti dello sterminio in corso, tre soli giorni dopo e evidentemente come risposta al pronunciamento della Corte di Giustizia , Israele afferma (senza prove, come sottolineano giornali esteri come The Guardian e La Jornada) che 12 membri dell’agenzia Onu UNRWA per i rifugiati palestinesi (che sono 30.000 di cui 13.000 operano a Gaza) sono coinvolti nell’assalto del 7 ottobre.
Va ricordato che l’UNRWA assiste da anni milioni di palestinesi colpiti dalla pulizia etnica israeliana e che la sua assistenza ha rappresentato quasi l’unica risorsa vitale per i 2 milioni di abitanti di Gaza.

Con la stessa velocità (e sempre senza prove) Stati Uniti, Inghilterra,Germania, Francia, Canada, Australia, Giappone, Finlandia, Svizzera e naturalmente il governo “sovranista” italiano dichiarano di interrompere i finanziamenti all’agenzia stessa. Una velocità molto sospetta, che costringe persino Josep Borrell, alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea a dire che i finanziamenti non verranno sospesi perché “il ruolo dell’Unrwa è vitale nelle attuali circostanze a Gaza. Due milioni di persone hanno un disperato bisogno degli aiuti forniti dall’Unrwa e da altre agenzie delle Nazioni Unite”.
I paesi che sono pronti a sospendere il finanziamento all’UNRWA sono gli stessi paesi imperialisti occidentali che hanno fornito, e continuano a farlo, assistenza militare, finanziamenti, copertura mediatica allo stato genocida di Israele.
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Nel frattempo esce il giudizio della Banca Centrale Europea: il PIL (Prodotto Interno Lordo) dell’Eurozona è rimasto fermo nel quarto trimestre del 2023, dopo il -0,1% del terzo. Il dato è stato lievemente migliore delle attese degli economisti (-0,1%). Così la recessione tecnica è stata evitata per un soffio. L’economia europea è però ferma da oltre un anno, con variazioni trimestrali attorno allo zero (da Milano Finanza, 30.1.2023).
Perché ne parliamo qui? Perché se – come dicono ormai apertamente alcuni commentatori – la 3° guerra mondiale è cominciata “a pezzi” (Ucraina, Medio Oriente), la storia – dalla guerra di Troia alla 2° Guerra Mondiale- ci insegna che dalle crisi economiche dei capitalisti si esce con la guerra, più o meno generalizzata.

I segnali ci sono tutti: dalle crisi economiche degli ultimi anni alla perdita dell’egemonia della potenza imperialista USA nello scontro con altre potenze imperialiste emergenti come Cina e Russia, alle dichiarazioni del Capo di Stato maggiore britannico Patrick Sanders che sei giorni fa ha affermato che “ i civili britannici che fanno parte di una «generazione pre guerra» devono essere pronti a combattere una guerra contro la Russia di Vladimir Putin se sarà necessario.....I normali cittadini potrebbero essere costretti a rafforzare le forze militari”. Anche per il generale capo della Difesa norvegese, Eirik Kristoffersen “c’è una finestra temporale al massimo di tre anni durante i quali dobbiamo investire ancora di più nel settore della difesa”.

Per quello che riguarda il nostro paese, che in realtà è già in guerra – alla faccia dell’art.11 della nostra Costituzione, con la partecipazione alla Missione Aspides contro gli Houti nel Mar Rosso - gli fa eco il ministro della Difesa Crosetto (ex advisor della Leonardo S.p.A., il maggior produttore di armi d’Europa.. guarda caso) con un piano per costituire una forza di 10.000 riservisti pronti ad intervenire “in supporto alle Forze Armate in caso di estreme necessità, come guerre o gravi crisi internazionali”.
Dove si troveranno i soldi? Ma ....sempre nello stesso posto: tagliando la spesa pubblica, la sanità, le pensioni, l’istruzione ecc. ecc.

Ci faremo trascinare in un nuovo massacro di proletari, che sono poi la carne da macello che nelle guerre muore in massa per i profitti di pochi? Possiamo ignorare il genocidio di un popolo, quello palestinese oggi, senza pensare che poi verrà il nostro turno?
O è ora di gridare forte e chiaro il nostro NO alle guerre imperialiste, NO alla NATO, NO al profitto dei mercanti d’armi, di ricordare che il nemico è prima di tutto in casa nostra, di metterci dalla parte della Resistenza palestinese, oggi punta di lancia della resistenza dei popoli all’imperialismo?

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” - Sesto S.Giovanni

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