">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Dignità operaia

Dignità operaia

(9 Marzo 2012) Enzo Apicella
Oggi sciopero generale dei metalmeccanici convocato dalla Fiom e manifestazione nazionale a Roma

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Per un sindacato di classe)

La necessità di una sinistra sindacale nuova

(18 Settembre 2006)

Nelle assemblee organizzate dalla Rete 28 Aprile si insiste molto sulla necessità di “costruire una sinistra sindacale nuova”. Questo vuole essere un contributo al dibattito, con l’obiettivo di approfondire metodi e proposte della sinistra sindacale che si va costruendo.

BASTA CON LA CONCERTAZIONE!

Della necessità ormai improrogabile di costruire un’alternativa alla linea di collaborazione di classe perseguita dal gruppo dirigente della Cgil non ci sono dubbi. Gli arretramenti di questi anni, l’erosione dei salari, l’impennata senza precedenti di contratti precari, la firma a contratti nazionali vergognosi, non cadono dal cielo, ma sono frutto anche della politica sbagliata che continua a dominare i vertici del sindacato. Una politica che si è concretizzata nella concertazione e nei patti sociali, che hanno ingabbiato gli interessi dei lavoratori ai vincoli e alle compatibilità del sistema.

PEGGIORANO LE CONDIZIONI DI LAVORO

Nei posti di lavoro le condizioni di precarizzazione, di ricatto e di sfruttamento sono giunti a livelli intollerabili. Porto l’esempio della categoria del commercio, un settore particolarmente frammentato e disperso, dove esistono tantissime realtà lavorative – soprattutto supermercati e ipermercati – anche di sole poche decine di addetti.
In queste realtà non c’è solo da fare i conti con la condizione di ricatto dovuta al massiccio utilizzo di contratti precari, ma, in un settore dove la stragrande maggioranza degli addetti è assunta a part-time, con stipendi di 600 o 700 euro al mese, esiste anche un ricatto sul salario. Quello che avviene nel concreto è che, in assenza di alternative, molti lavoratori cercano di risolvere i propri problemi in modo individuale: cercando di accattivarsi il capo per avere qualche ora in più di straordinario, per farsi confermare o per evitare di fare i turni peggiori… Una strada che è sempre illusoria e porta solo al peggioramento della propria e altrui condizione, legando completamente la propria vita alle esigenze aziendali.
La soluzione dei problemi passa per azioni collettive e, innanzi tutto, in un’azione sindacale forte che faccia capire ai lavoratori che non esiste solo l’azienda. Nello scorso rinnovo contrattuale si potevano compiere passi importanti in questo senso, superando la frammentazione della categoria e mobilitandola in tutta la sua forza, che nel complesso conta oltre 1 milione e mezzo di addetti. Invece, qualcuno si ricorderà, la moderazione dei vertici sindacali è stata tale da far disdire senza spiegazione - nel luglio 2004 - quella che doveva essere la prima manifestazione nazionale nella storia della categoria. La moderazione è stata tale da accettare un contratto nazionale che offriva aumenti salariali da fame: 72 euro il primo biennio e 53 il secondo, diluiti in 4 tranches per i full-time (i part-time che sono la maggioranza, quindi, hanno preso ancora meno...). Un contratto che ha aumentato ulteriormente la precarietà in un settore che ne ha già troppa: apprendistato esteso a tutte le mansioni e portato da 3 a 4 anni, il raddoppio dei contratti a termine dal 10% al 20%, l’abbattimento del tetto massimo di ore supplementari, la clausola per le nuove aperture di negozi che prevede per il primo anno anche il 100% di contratti a termine… Sono queste le ragioni che rendono necessaria una forte azione sindacale, un’offensiva seria per conquistare salari e condizioni di lavoro dignitose.

QUALE PIATTAFORMA RIVENDICATIVA

Nei nostri dibattiti si insiste, giustamente, sulla necessità di organizzare la mobilitazione e il conflitto, senza il quale non si va da nessuna parte. Questo è senz’altro uno dei nostri compiti principali, ma voglio aggiungere che oltre ad estendere il conflitto, la sinistra sindacale deve porsi coscientemente il compito di contribuire a coordinare ed unificare le varie vertenze. Nel recente passato ci sono state parecchie lotte, anche molto dure - autoferrotranvieri, Melfi, Alitalia, Fincantieri, Terni, ecc. – ma nelle quali è mancata una direzione che puntasse ad unificare le lotte su un terreno comune.
In questo senso è necessario, innanzi tutto, dotarci di una piattaforma complessiva e unificante, che dia voce alle esigenze reali di milioni di lavoratori. Una piattaforma che va discussa e approfondita insieme ai lavoratori, ma che parta da alcuni punti fondamentali:

ORARIO. Va ripresa la battaglia per la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario, a partire dalle 35 ore settimanali. Il principio deve essere: dividere tra tutti il lavoro esistente. Questa è una misura che non solo crea tempo libero per migliorare la vita dei lavoratori, ma è l’unica misura efficace per assorbire la disoccupazione.
SALARIO. E’ necessario rivendicare forti aumenti salariali, uguali per tutti e sganciati dalla produttività. Inoltre, va garantito il potere d’acquisto di salari e pensioni attraverso un meccanismo di adeguamento all’inflazione reale, ripristinando la “scala mobile”.
PRECARIATO. Abolizione della legge 30 e del Pacchetto Treu. Trasformazione di tutti i contratti di lavoro in contratti a tempo indeterminato.
FLESSIBILITA’. Drastica diminuzione del lavoro festivo e notturno. Perché i supermercati devono essere aperti sempre, anche la domenica? Perché i pneumatici alla Pirelli o i semiconduttori alla St Microeletronics, devono essere costruiti anche di notte o di domenica? Dobbiamo dire basta alla flessibilità selvaggia degli orari che si è imposta negli ultimi anni, deve essere chiaro che i tempi di vita e la salute dei lavoratori hanno più importanza dei profitti delle aziende.
PENSIONI. Basta coi fondi pensione, il diritto a una pensione degna non può essere affidato all’incertezza dei mercati finanziari! Vanno abolite le ultime 4 riforme sulle pensioni (Dini, Amato, Prodi, Maroni) e va rivendicato il ritorno al sistema retributivo per tutti: pensione dopo 35 anni di lavoro, oppure a 60 anni di età (55 per le donne), percependo il 70% del salario.
PRIVATIZZAZIONI. Rinazionalizzazione di tutti i settori privatizzati in questi anni: telecomunicazioni, Enel, Eni, acciaio, municipalizzate, ecc. da rilanciare attraverso strumenti di controllo da parte dei lavoratori.
CRISI INDUSTRIALI. Nazionalizzazione sotto il controllo operaio delle aziende che vogliono chiudere.
DEMOCRAZIA SINDACALE. Rinnovo di tutte le Rsu in base a un criterio esclusivamente proporzionale (senza quote garantite per nessuno). Delegati di trattativa eletti e revocabili nei posti di lavoro. Referendum vincolanti tra i lavoratori su piattaforme e accordi. Funzionari sindacali votati dai lavoratori e assunti con salari operai.
Un programma di questo tipo andrebbe ad intaccare i profitti delle aziende e lederebbe le sacre leggi del sistema di mercato? Certo. Ma è esattamente questa la strada che va percorsa se vogliamo arrivare ad una vera svolta nelle condizioni dei lavoratori.

RADICARE LA SINISTRA SINDACALE TRA I LAVORATORI

Una sinistra sindacale che vuole veramente puntare ad un cambiamento profondo delle condizioni dei lavoratori, deve avere l’obiettivo dichiarato di costruirsi come alternativa all’attuale gruppo dirigente della Cgil. Questo in termini concreti vuol dire non limitarsi ad una battaglia d’apparato negli organismi dirigenti, ma portare innanzi tutto la nostra battaglia per un sindacato diverso nella base, tra i lavoratori. Questo è di decisiva importanza e segnerebbe davvero una discontinuità con tutte le esperienze, non a caso fallimentari, del passato.
Come possiamo, quindi, radicare un’autentica sinistra sindacale tra i lavoratori? Quali i passi concreti?
Uno dei nostri compiti più importanti deve essere quello di non limitarsi a partecipare alle lotte, ma intervenire in esse in modo attivo, per fare avanzare all’interno delle mobilitazioni le proposte più avanzate, che possono portare ad ampliare la partecipazione e lo sviluppo della lotta. Per esempio, dobbiamo partecipare all’importante manifestazione nazionale che Stop precarietà ora ha organizzato per il 4 novembre, ma dobbiamo farlo portando un chiaro programma di classe, utilizzando questa occasione per farci conoscere tra i lavoratori, per rivolgere un appello a aderire alla nostra area e aiutarci a continuare la battaglia per una svolta radicale delle condizioni dei lavoratori, dentro la Cgil e in tutti i posti di lavoro.
Dobbiamo organizzare assemblee e volantinaggi nei posti di lavoro per far conoscere le nostre proposte, puntando a coinvolgere nuove fasce di lavoratori nel processo di costruzione della sinistra sindacale.
Dobbiamo intervenire nei rinnovi dei contratti nazionali portando le nostre proposte alternative e se necessario presentando piattaforme alternative a quelle dell’attuale maggioranza. Va organizzata a livello nazionale l’opposizione ai contratti bidone, che sempre più spesso ci propinano.
Dobbiamo, ed è un altro aspetto decisivo, esplicitare la nostra alternatività all’attuale gruppo dirigente della Cgil anche sul campo della mobilitazione dei lavoratori.
Dobbiamo, infine, strutturare l’area in modo democratico, con responsabili eletti nella base, con ambiti di discussione dove vige il rispetto di tutte le posizioni e dove, alla fine, le decisioni vengono votate in modo democratico. Decisivo in questo senso il reale e continuo coinvolgimento nelle scelte dell’area di quello che deve essere il perno su cui basare un’autentica sinistra sindacale: i delegati e i lavoratori che quotidianamente si battono sui posti di lavoro.

CAMBIARE E’ POSSIBILE

La situazione che vivono tanti lavoratori e delegati nei posti di lavoro è senza dubbio molto difficile. Ma si può cambiare. Le ingiustizie e le contraddizioni di questo sistema, porteranno inevitabilmente a nuove lotte. Spetta anche a noi, alla nostra capacità di radicare una forte sinistra sindacale, con un chiaro programma di classe, la possibilità di arrivare ad un cambiamento radicale. Costruendo una situazione nuova dove, finalmente, vengono messi da parte i cedimenti di questi anni, avviando la svolta verso un sindacato che difenda veramente gli interessi dei lavoratori.

Giuseppe Lania (Direttivo Filcams-Cgil Lombardia)

3423