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Pensioni: il dibattito al Direttivo Nazionale Cgil del 23 luglio (2)

Documento conclusivo presentato da N. Nicolosi e P. Agnello Modica

(25 Luglio 2007)

Il documento presentato dal Governo alle parti sociali sull'insieme delle questioni poste con il Documento unitario Cgil Cisl Uil del 12 febbraio, merita una attenta riflessione, nella consapevolezza delle difficoltà incontrate in una complessa trattativa con un Governo contraddittorio e diviso al suo interno e poco affidabile, che ha assunto una decisione unilaterale in merito alla decontribuzione dello straordinario, al contratto a tempo determinato e sul mercato del lavoro in generale, con contrasti e ricatti messi in campo dall'Unione europea, dal Ministro del Tesoro e dalla Confindustria, con i disastri economici, sociali e finanziari lasciati in eredità dal precedente governo Berlusconi.

In particolare il Governo Prodi è sempre più pesantemente condizionato, nelle questioni economiche e sociali, dalle componenti moderate che lo portano ad assumere una posizione troppo vicina alle esigenze delle imprese.

Occorre a tal fine salvaguardare la piena autonomia del sindacato confederale rispetto alle stesse pressioni esercitate dal Governo, attenendosi al merito dei problemi ed al rapporto con i propri rappresentati.

Il documento unitario Cgil Cisl Uil ha rappresentato un momento importante per l'unità sindacale e per il mondo del lavoro, tenendo assieme pensionati, lavoratori, giovani e precari.

Poneva grandi questioni che avevano al centro la valorizzazione del lavoro, la redistribuzione della ricchezza, con l'obiettivo della crescita delle retribuzioni dei lavoratori e delle pensioni, l'estensione dei diritti e delle tutele, politiche di sviluppo e il superamento della cultura neoliberista nelle politiche economiche e sociali.

In tal senso assumeva come elemento centrale la lotta alla precarietà, l'assunzione del lavoro a tempo indeterminato come modalità prevalente, la lotta all'evasione fiscale e contributiva ed al lavoro nero.

Ciò che è mancato è stato il pieno coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori e la mobilitazione più generale a sostegno delle rivendicazioni contenute nella piattaforma, come è invece avvenuto per le pensionate e i pensionati (la cui mobilitazione è stata non a caso premiata da un risultato per loro soddisfacente), ed alcuni settori dell'industria e in alcuni territori.

Il risultato più importante ottenuto in questa trattativa riguarda le pensioni in essere, perché per la prima volta il negoziato ha invertito la tendenza a contrazione del potere d'acquisto, inaugurata dal Governo Amato nel '92, attraverso aumenti detassati delle pensioni contributive basse, legati al reddito individuale e non a quello familiare, con il recupero integrale dell'inflazione fino a 5 volte il minimo, e con l'istituzione del tavolo per la rivalutazione annuale delle pensioni, promesso da quindici anni e mai finora realizzato.

Si è così valorizzata la storia contributiva del lavoro dipendente rispetto a quello autonomo, premiando in particolare le donne ed il Mezzogiorno e invertendo la scelta del Governo Berlusconi di intervenire solo in modo assistenziale.

In merito agli ammortizzatori sociali siamo in presenza di un positivo aumento ed estenzione delle indennità di disoccupazione, ottenendo anche il riconoscimento della contribuzione figurativa piena per la disoccupazione ordinaria.

A fronte di tali risultati positivi dobbiamo però purtroppo constatare che la trattativa ci consegna una serie di risultati negativi rispetto a quanto rivendicato nella piattaforma unitaria.

In materia di mercato del lavoro, che è una questione centrale presente nella piattaforma unitaria, siamo in presenza di un risultato complessivamente negativo e si mantiene sostanzialmente l'impianto della legge 30 e non si affronta il problema delle causali del tempo determinato, ma non si prevede neppure la trasformazione a tempo indeterminato nella reiterazione.

Inaccettabile introduzione del principio conciliativo sulla reiterazione dei contratti a termine, privi di limiti, con effetto inibitorio verso il lavoratore, sul diritto ad agire contro tali contratti.

Un rovesciamento storico del ruolo sindacale.

Ciò pone il problema di un futuro reale superamento della precarietà con la costruzione di una piattaforma e di una contrattazione coerente a tale scopo.

La decisione del Governo di abrogare la sovracontribuzione degli straordinari è gravissima.

La Maroni non viene abolita, mentre ne viene diluito nel tempo l'effetto, attraverso un meccanismo di scalini impropriamente chiamati quote, perché l'elemento di rigidità è rappresentato dall'innalzamento obbligatorio dell'età anagrafica, senza elementi di flessibilità.

Questo accordo si inserisce in quella filosofia degli anni '90 che aumenta il tempo di lavoro nella vita e non da risposte adeguate a chi ha iniziato a lavorare in età precoce.

Tutto ciò risulta in profonda contraddizione con il fatto che il Fondo lavoratori dipendenti è da tempo in attivo, e che i lavoratori hanno contribuito ulteriormente con l'incremento dello 0,30% della loro contribuzione, senza che tali ingenti somme siano state utilizzate a fini previdenziali.

L'intervento sui coefficienti, legati al percorso lavorativo, e la possibilità di giungere alla copertura del 60% da parte della previdenza pubblica, indicati nell'accordo, sarebbero positivi ma rischiano di essere aleatori e non effettivamente realizzabili perché condizionati dal vincolo dell'equilibrio finanziario.

Su tale aspetto decisivo la Cgil deve assumere l'obiettivo della loro effettiva esigibilità.

La mancata separazione fra assistenza e previdenza, peraltro prevista nella stessa riforma Dini del '95, è stata rimossa, ma rimane dirimente per la stessa tenuta del sistema previdenziale pubblico e per le pensioni future di quelle nuove generazioni invocate in modo del tutto strumentale da più parti.

La positiva reintroduzione delle quattro finestre per i lavoratori con oltre quarant'anni di contributi viene realizzata con uno scambio inaccettabile con l'introduzione delle due finestre per le pensioni di vecchiaia per uomini e donne.

Per quanto attiene i lavori usuranti, di cui si è ottenuta l'estensione, la loro elencazione rischia di escludere tipologie lavorative particolarmente faticose e pesanti.

La filosofia della compatibilità economica che attraversa l'intero accordo non deve determinare il contenimento della platea degli aventi diritto i quali, in ogni caso, subiranno a regime l'innalzamento dell'età anagrafica per accedere alla pensione di anzianità.

Per tutti questi motivi il nostro giudizio su una intesa che ha al centro più la dimensione delle compatibilità economiche che di quelle sociali, pur salvaguardando i risultati positivi raggiunti, è nel suo insieme negativo.

Per queste ragioni il testo presentato oggi dal Governo alle parti sociali non può vedere la sottoscrizione da parte della Cgil.

Pertanto riteniamo necessario mettere in campo la mobilitazione dei lavoratori con l'obiettivo di riaprire la trattativa sui temi del mercato del lavoro e della previdenza degli attuali lavoratori e lavoratrici, a partire dallo effettivo superamento dello scalone e da una rivalutazione dei coefficienti finalizzato ad un innalzamento delle pensioni.

Conseguentemente va messo in campo da subito un'azione sulle questioni fiscali e sulla lotta alla precarietà che utilizzi tutti gli strumenti disponibili, a partire dal pieno coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori nelle azioni rivendicative, ivi compresa una ripresa vigorosa della contrattazione a tutti i livelli.

Sarà in ogni caso fondamentale realizzare una ripresa del rapporto con i tutti i lavoratori e le lavoratrici, compresi i precari ed i collaboratori, i pensionati e i giovani, a partire dal referendum da tenersi a settembre.

Roma, 23 luglio 2007

Nicola Nicolosi e Paola Agnello Modica

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