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(10 Aprile 2010)
E’ stato lo sbarramento del 4% a decretare la scomparsa di questi due partiti, che, notizia di oggi, mettono in cassa integrazione e licenziano gli impiegati, vendono sedi, chiudono giornali, non potendo più contare sui soldi pubblici per i partiti e sui rimborsi elettorali.
Non mi unisco a coloro che vedono in questo evento un restringersi della democrazia.
Vedo puniti da una giusta regola gruppi dirigenti usciti dal PCI, che non avevano saputo fare altro che dividersi e beccarsi, paghi della loro marginalità politica, innamorati dei ricchi stipendi parlamentari, che senza questa regola sarebbero ancora lì con i loro linguaggi assurdi e la loro incomprensione della realtà.
Avrebbero avuto l’onore delle armi solo se dopo le ultime elezioni politiche, coincise con la loro cacciata dal Parlamento, si fossero tutti dimessi, avessero sciolto i partiti, e dichiarato che lasciavano il campo sgombro per favorire il formarsi di un nuovo movimento senza l’ipoteca dei vecchi gruppi dirigenti.
Hanno preferito una agonia mortificante, buttando via i voti ricevuti e dando un ulteriore colpo alla immagine della “sinistra sparita”.
Un’altra REGOLA, che sarebbe una mano santa se fosse applicata in modo inflessibile, è quella di impedire a chiunque la permanenza in Parlamento per più di due legislature. I sultani e gli intoccabili non si creerebbero più, il rinnovamento continuo del Parlamento sarebbe un fatto culturale nuovo, e per forza di cose tutto sarebbe fatto più speditamente e legato alla realtà.
Se poi, tanto per esagerare, si abolisse il finanziamento pubblico ai partiti, il finanziamento all’editoria, si abolisse il Senato e si facesse una nuova legge elettorale che preveda che i deputati li scelgono i cittadini e che (come negli USA) le primarie sono una regola e non una gentile concessione, correremmo il grave rischio di vivere in una democrazia moderna.
10 aprile 2010
Paolo De Gregorio
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