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(11 Ottobre 2012)
Il governo Monti prosegue sulla strada della dismissione dell'istruzione pubblica segnata da Berlusconi, confermando l’attuazione di tutti i provvedimenti del governo precedente (responsabile di 8 miliardi di tagli e di oltre 150mila licenziamenti) e tagliando ulteriori 200 milioni di euro alla scuola pubblica con la spending review. La scuola statale è stata gettata sul lastrico, gli studenti sono costretti in classi sovraffollate in cui è impossibile esercitare una didattica di qualità, in cui la loro stessa incolumità è messa a repentaglio viste le deroghe ai parametri stabiliti dalle leggi sulla si¬curezza; diminuiscono le ore di studio nella scuola dell’obbligo; si nega il diritto allo studio e all’integrazione dei disabili.
Per coprire questa situazione il ministro Profumo ha tirato fuori dal cilindro un concorso per i docenti, propagandando oltre 11mila assunzioni di giovani insegnanti. In realtà le assunzioni – già previste dalla Gelmini per far entrare i docenti precari al posto di quelli che vanno in pensione – sono solo una minima parte dei circa 100mila posti vacanti su cui ogni anno lavorano i precari, sono spalmate su due (o forse tre) anni scolastici e non coprono neanche i pensionamenti previsti. Inoltre il concorso costituisce uno spreco di denaro pubblico, essendo rivolto soprattutto ai docenti già in possesso di abilitazione, che hanno già vinto un concorso precedente o si sono abilitati nelle scuole di specializzazione a numero chiuso e che quindi hanno già ampiamente maturato il diritto ad essere assunti a tempo indeterminato. In questo modo si punta a costruire una ulteriore divisione tra i precari , quelli che avranno vinto il con¬corso e che saranno inseriti in una ennesima graduatoria di merito e la grande maggioranza che rimarrà a marci¬re nelle graduatorie “ad esaurimento”. Gli aspiranti docenti iscritti ai costosi corsi TFA dovranno aspettare un prossimo fantomatico concorso per provare a conquistare un contrat¬to a tempo indeterminato, andando nel frattempo ad ingros¬sare le fila dei precari della scuola, che in assenza di investimenti cospicui non hanno alcuna prospettiva di stabilizzazione.
Nella scuola si è ormai costituito un enorme esercito di riserva di quasi 300mila precari (o aspiranti tali) che i governi neoliberisti utilizzano come leva per la sottrazione dei diritti anche agli insegnanti di ruolo e per la squalificazione dell’istruzione pubblica. La proposta di legge n. 953 (inizialmente pre¬sentata dalla deputata Aprea del PdL) preprevede lo smantellamento degli organi collegiali, annullan¬do le conquiste di democrazia ottenute con anni di lotte da insegnanti e studenti. La scuola che ha in mente questo parlamento, complici entrambi i principali schieramenti politici, prevede la partecipazione dei privati agli organi di auto¬governo degli istituti, smascherando finalmente il concetto di “autono¬mia” sbandierato dal centrosinistra come un avanzamento democratico e che invece si traduce nell’aziendalizzazione delle scuole, messe in competizione tra loro sul mercato a spese del diritto allo studio e dell’indi¬pendenza del sapere.
L’ennesima riforma del sistema pensionistico attuata dalla ministra Fornero colpisce in modo partico-lare le la¬voratrici ed i lavoratori della scuola, costringendoli a rimanere al lavoro oltre i 67 anni, rallentando il turnover, costringendo molti precari ad andare in pensione con un reddito da fame. Il blocco del contratto collettivo, scaduto nel 2009, peggiora la già scandalosa situazione retributi¬va dei dipendenti della scuola, peggio ancora per i preca¬ri neoas¬sunti che devono rinunciare anche ai miseri scatti di anzianità per i primi cinque anni. In questo quadro i docenti cd. inidonei vengono ricollocati tra gli amministrativi, si prospettano tagli sugli scatti di anzianità e sugli stipendi di chi assiste i parenti disabili, si sta ventilando la possibilità di aumentare l'orario di lavoro a parità di salario per gli insegnanti!
Le politiche contro la scuola pubblica sono politiche contro i lavoratori e le lavoratrici, sia direttamente perché colpiscono i diritti di chi lavora nella scuola, sia indirettamente perché negano il diritto allo studio per i lavoratori e le lavoratrici di domani, puntando a costruire una massa ignorante ed asservita al dominio dei padroni sui luoghi di lavoro e ai poteri forti nella società in generale. Queste politiche vengono giustificate con la necessità di fronteggiare la crisi e aggiustare i conti pubblici per il pagamento del debito, accumulato negli anni al fine di favorire speculatori e capitalisti. Le lavoratrici ed i lavoratori, le studentesse e gli studenti non sono responsabili della crisi economica e non hanno contribuito alla formazione del debito, sono anzi in credito di democrazia e di diritti, e con la lotta se li riprenderanno!
Costruiamo insieme un movimento di opposizione al governo Monti, a partire dalla manifestazione nazionale No Monti Day del prossimo 27 ottobre!
Chiediamo:
• il rifinanziamento immediato della scuola pubblica statale restituendo gli 8 miliardi di euro indebitamente sottratti dal governo Berlusconi;
• l’assunzione dei precari su tutti i posti vacanti e un si¬stema di reclutamento che garantisca l’assunzione a tempo indeterminato dei precari entro tre anni di servizio prestato per supplenze.
10/10/2012
Sinistra Critica
Organizzazione per la sinistra anticapitalista
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