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(3 Novembre 2007)

Attenzione! Il rigurgito razzista che sta esprimendo il governo italiano di centrosinistra non è semplicemente frutto di un riflesso elettoralistico, di un tentativo di raschiare il fondo del barile degli umori peggiori della società, di un definitivo allontanamento da quei valori che hanno rappresentato, per oltre un secolo, la bandiera della sinistra.

Questi elementi ci stanno tutti, ovviamente, ma non sono quelli decisivi: siamo di fronte infatti ad un preciso disegno politico, che arriva direttamente dalla leadership del “Partito Democratico”.

L'obiettivo, infatti, di una parte importante del gruppo dirigente del nuovo Partito, che include anche il leader che ne ha costruito in un certo modo la fase preparatoria, è quella di scrollarsi da dosso gli alleati e di “andare da soli”.

Per “andare da solo” il PD deve riuscire ad occupare stabilmente il centro dell'arena politica italiana, ramificarsi nelle periferie come soggetto del potere, emarginare la sinistra, culturalmente prima ancora che politicamente.

I temi della sicurezza, dell'immigrazione, della convivenza civile debbono quindi essere trattati rigorosamente con “le armi della destra”, perché è su questi temi (ancor più che su quelli dei diritti civili e del rapporto Stato/Chiesa, che contano molto meno in una società secolarizzata) che una sinistra subalterna sul piano della collocazione politica (il governo) si ritrova senza armi di replica, che non siano quelli di una qualche lamentazione verbale: nessuna capacità di mobilitazione sociale importante (perché significherebbe difendere i delinquenti), nessuna possibilità di incidenza parlamentare (intanto, al di là delle dichiarazioni alle agenzie, la Destra è assolutamente pronta ad usare il “soccorso azzurro” sui vari decreti).

Se il fallimento della linea governativista della cosiddetta “sinistra radicale” avesse avuto bisogno di una certificazione, eccola qua bella e pronta.

La conseguenza politica di questo stato di cose, sarà che non si modificherà la legge elettorale (se non in parti marginali): con la scusa del mantenere il bipolarismo (non garantito, né dal sistema tedesco, né da quello spagnolo) ci saranno varianti minime e soprattutto sarà mantenuto il premio di maggioranza ( o, meglio, “di minoranza”, ma per spiegare questa differenza ci vorrebbe un discorso troppo lungo) riservato alla formazione che prenderà più voti (in una logica peggiore a quella della famigerata “Legge Acerbo” di fascistica memoria, che troppo di rado viene accostata, come invece sarebbe giusto, all'attuale legge elettorale italiana).

Il centrodestra non farà il Partito Unico; Udeur e Italia dei Valori hanno capito l'antifona e stanno per traslocare; il PD punta, davvero, a rappresentare il solo contraltare al centrodestra mirando ancora al “tutti contro la destra” (nel senso che il “tutti” davvero sarebbe rappresentato dal solo PD).

Come si vede, siamo alla vigilia di un importante riallineamento del nostro sistema politico: e la sinistra, più o meno radicale”; anche un “rassemblament” che andasse dai socialisti a Rifondazione, presentandosi come alleato del PD non potrebbe evitare una disfatta (le persone “normali”, non impegnate, perché dovrebbero votare delle pallide imitazioni, anziché l'originale difensore della governabilità democratica che è in grado di contrastare populismo e sciovinismo di questa anomala destra italiana?).

Come si vede, ad una “sinistra d'opposizione” capace di denunciare con coraggio le “Due Destre” (riprendendo il titolo di un fortunato testo di qualche anno fa) si aprirebbero praterie, anche sul piano elettorale.

Rinnovo l'invito che mi è già capitato di avanzare in diverse occasioni: vogliamo rifletterci?.

Savona, li 3 Novembre 2007

Franco Astengo

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