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(15 Novembre 2010) Enzo Apicella
Continua la protesta degli immigrati bresciani sulla gru contro la sanatoria truffa

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(L'unico straniero è il capitalismo)

La politica dei sindaci leghisti del Veneto

Dietro il razzismo il progetto di una società differenziata.

(9 Gennaio 2008)

E’ un susseguirsi , dalla nostra regione, di notizie che riguardano dichiarazioni, provvedimenti amministrativi , delibere regionali, che hanno una unico connotato, la riduzione dei diritti e degli spazi fisici e sociali per gli immigrati.
E’ una campagna che si è mossa da tempo che ha come motivazione ufficiale quella di ripristinare sicurezza e legalità e che ha come vittima predestinata l’immigrato che in quanto povero e estraneo è necessariamente portatore di illegalità e di criminalità.
I sindaci della Lega, ma non solo loro, innescano un meccanismo in cui si riproducono in continuazione le condizioni per una politica di marginalizzazione –repressione e di paure xenofobe che sono alla base della loro fortuna elettorale .
Si fa di tutto per aumentare i livelli di marginalità e di povertà di una parte della società spingendola verso l’illegalità e promuovendo le condizioni per pratiche di microcriminalità.
I punti salienti di questa offensiva sono quelli che fissano limiti e discriminanti per l’accesso alla residenza e alla cittadinanza, all’appartenenza quindi alla comunità . I livelli previsti dal nostro ordinamento sono la residenza , come primo passo di accesso alla partecipazione sociale, fino alla cittadinanza che è la piena accettazione di tutti i diritti politici , compreso il voto.
La normativa nazionale per quanto riguarda la concessione della “cittadinanza italiana per residenza” prevede che questa vanga concessa dopo un periodo di “residenza legale” di 10 anni per gli stranieri e di 4 per i cittadini europei. ( legge 91 del 5.2.92)
L’ottenimento della cittadinanza passa quindi di norma per la concessione della residenza , e non è un caso che il disegno di legge Ferrero che semplificava i percorsi per l’ottenimento della cittadinanza, fra cui il dimezzamento dei tempi di residenza , sia rimasto nell’elenco degli impegni dell’Unione non risolti.
L’operazione in atto da parte della Lega è semplice e lineare , accentuare i limiti per l’assegnazione della residenza, allungarne i tempi, marcare gli elementi di discrezionalità .
Il tutto per allungare sine die i tempi dell’accesso alla cittadinanza, e per escludere sistematicamente gli immigrati e le loro famiglie dai servizi erogati dai comuni, per creare una sub-società dove vigano diversi e minori diritti.
Allora le ordinanze dei sindaci della Lega, che del resto si ispirano alla specifica legge votata dal centrosinistra, fanno il paio con la riscrittura di tutte le normative e i criteri per l’assegnazione di tutti i servizi di gestione comunale o regionale.
Così in maniera minuziosa nei progetti dei sindaci del nord-est si elencano i capitoli dell’esclusione, che colpisce i non residenti in tutti i livelli della loro vita sociale. .
Lucido è il,programma del Sindaco leghista di Verona Flavio Tosi la cui filosofia di governo sintetizza la logica sociale della Lega. La negazione dell’uguaglianza e dei diritti universali come assunto del patto sociale è contenuto in quel devastante: “la nostra filosofia politica è quella di privilegiare i cittadini italiani residenti…” che è preliminare e sintesi del suo programma di giunta. E’ l’affermazione del principio dell’esclusione sistematica di una parte dei membri della comunità e l’anticipo della modalità delle doppie graduatorie di accesso a sevizi e contributi.
Da una parte i Veronesi veri, certificati e dall’altra gli altri, i diversi.
Diversità ed esclusione che si definiscono fin dalla nascita e si pagano con la qualità dei genitori e che si riproducono in tutti i passaggi successivi: dalla scuola materna comunale, ai contributi per il diritto allo studio, ai corsi di formazione e di accesso al lavoro, fino all’assegnazione delle case popolari.
La scelta di esclusione dei non cittadini e non residenti e, quindi, dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, diventa pura xenofobia quando si propone “la diminuzione dell’aliquota (ici per la prima casa) per le famiglie numerose, prioritariamente per quelle italiane residenti a Verona da un maggior numero di anni”. Lo spessore della xenofobia come cultura di base emerge chiaramente nel capitolo in cui si riassume la politica verso “GLI EXTRACOMUNITARI” dove, nel primo capoverso, si afferma che “la nostra filosofia politica è naturalmente quella di privilegiare i cittadini italiani residenti a Verona

Appare chiaro che la questione dei criteri di assegnazione della residenza e di conseguenza la possibilità di accedere alla cittadinanza non è una questione meramente ideologica ma è lo strumento concreto con cui si definiscono le modalità dell’esclusione di un pezzo della popolazione dai diritti collettivi che identificano la comunità.

Il progetto sociale della Lega è quello di una società differenziata dove la gerarchia è sancita da un inaccettabile jus sanguinis e dove la contraddizione sociale viene occultata da quella etnica, dall’etnos , e dal riferimento territoriale. L’esclusione dal consorzio civile, il preservare l’identità etnica è la risposta che viene data alla somma di insicurezze e di paure che sono il tragico portato della mondializzazione è il cambio del modello sociale è la rottura fondamentale dei valori umani e sociali che pensavamo definitivamente acquisiti. E’ il differenzialismo che rompe uno degli elementi culturali fondanti dell’identità sociale di una comunità: l’uguale accesso a diritti e tutele.

Verona 4 Gennaio 2008.

Mauro Tosi
P.R.C. Segreteria Regionale del Veneto

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