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Antifascismo oggi

(1 Giugno 2008)

L'onda lunga del “revisionismo storico”, venuta avanti fin con il Nolte dei primi anni'80, ci ha rivolto una domanda insistente: “Serve ancora l'antifascismo?”, oppure si tratta di una di quei “ferrivecchi” ideologici, da archiviare in nome della “modernità”, della riconciliazione nazionale, del superamento di fittizie contrapposizioni?

A Sinistra questo “tam – tam” è risuonato più volte (ricordate il Violante dei “ragazzi di Salò”) attirando molti.

Oggi possiamo ben rispondere con nettezza: sì l'antifascismo serve, anzi, serve un antifascismo di “due tipi” (tanto per usare una definizione un po' grossolana, ma che spero alla fine risulterà comprensibile).

Serve, prima di tutto, l'antifascismo “classico”, proprio quello della cosiddetta “retorica” partigiana, delle celebrazioni del 25 Aprile, della Costituzione nata dalla Resistenza, proprio quello, proprio un po' demodè alla Raimondo Ricci.

Serve davanti alle proposte di intitolare vie ad Almirante per fortuna “Il Manifesto”(con un guizzo inusuale di questo tempi di morta gora per quel giornale) ha ritirato fuori il famoso manifesto firmato dal futuro segretario dell'MSI, con il quale si stabiliva la fucilazione alla schiena per i partigiani (quel manifesto sulla base del quale, non tanti anni fa: una trentina, lanciammo una campagna per l'MSI fuorilegge con tanto di proposta di legge di iniziativa popolare. Eravamo extraparlamentari anche in quel momento dopo la batosta subita da PSIUP e Manifesto nel 1972).

Serve, l'antifascismo “d'antan” davanti al rifiorire delle svastiche, delle croci celtiche che accompagnano azioni di violenza, anche queste molto attuali anche se il “buonismo – veltronismo” non le avrebbe giudicate possibili: azioni di violenza che si ripetono negli stessi luoghi dei decenni passati.

Serve, però, anche un nuovo “antifascismo”: occorre far capire, soprattutto ai giovani che non hanno vissuto determinate stagioni, che è antifascismo battersi contro lo sfruttamento dell'immigrazione, contro la barbarie dell'intolleranza, contro gli squilibri sociali: serve l'antifascismo dei molti che, allora più di sessant'anni fa, si batterono, certo per cacciare dall'Italia l'invasore straniero, ma in nome di ideali di eguaglianza, solidarietà, nuovi livelli di convivenza civile che poi trovarono spazio anche nella Costituzione Repubblicana, la cui difesa dei principi fondamentali contenuti nella prima parte (e non si può modificare la seconda, in questo senso: questo è un monito che deve essere rivolto allo stesso Presidente della Repubblica) ci fa ritrovare per intero la realtà dell'antifascismo come fatto politico; reale discriminante tra gli schieramenti; punto di fondo di un superamento di un clima pesante, laddove l'idea della militarizzazione del territorio appare idea “bipartisan”, almeno tra i maggiori protagonisti dell'agone elettorale, in finta contrapposizione tra di loro.

L'antifascismo come punto di orgogliosa identità democratica; l'antifascismo come rinnovato punto di partenza per recuperare l'idea di una profonda trasformazione sociale.

Savona, li 1 Giugno 2008

Franco Astengo

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