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Addio compagne

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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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A proposito dell'attuale fase congressuale del Prc

(30 Giugno 2008)

Il Prc si accinge a vivere una fase congressuale. Mi permetto di intervenire dall'esterno per esprimere alcune considerazioni personali.

Dall’anno 2003 (una data che a me sembra distante un secolo) non sono più un iscritto, e ad essere sinceri nemmeno un simpatizzante del Prc, per varie e molteplici ragioni, ma soprattutto perché ho conosciuto bene i metodi e gli espedienti di natura "democristiana" escogitati e adottati puntualmente nelle fasi congressuali per "gonfiare" artificiosamente le tessere delle iscrizioni e, dunque, i consensi e i voti a proprio favore, soprattutto da parte di alcuni settori del partito, quasi sempre legati alla segreteria provinciale di turno.

Quando ero iscritto io, la segreteria provinciale di Avellino era guidata da Maraia, poi espulso dall’attuale dirigenza che all’epoca era all’opposizione... in attesa di prenderne il posto. Insomma, sono cambiati i vertici locali del partito, ma non i metodi di gestione, che restano praticamente gli stessi, ossia retti sugli inganni, sulle menzogne, sulle scorrettezze e sulle mistificazioni.

Personalmente sono assai scettico, non credo molto nelle possibilità (anche se esistono enormi potenzialità interne) di cambiamento di questo partito "maledetto", consegnato da tempo nelle mani e nelle fauci (ingorde, voraci e insaziabili) di quelli che io definisco "forchettoni rossi", presenti in gran copia sia a livello locale e ancor più a livello nazionale. Una prospettiva di rinnovamento effettivo è, a mio avviso, impossibile nella misura in cui non basta sostituire i vertici per rimediare ai problemi interni, per sconfiggere e curare il "male" dell’opportunismo, del carrierismo e dell’arrivismo di molti burocrati e funzionari di partito, per eliminare le contraddizioni insite in una forza politica che è corrotta dal potere e dall’ideologia borghese. Non serve a molto rinnovare i quadri e il personale dirigente, se poi i metodi di gestione, di organizzazione e di conduzione del partito, sono praticamente gli stessi di sempre.

Pertanto, ritengo sia necessario (ri)partire da una vera RIVOLUZIONE DAL BASSO, ossia da una sorta di "movimento tellurico" provocato dalla base che sconquassi e sconvolga radicalmente gli equilibri intestini, gli assetti organizzativi e gestionali, la struttura, i metodi e la linea ideologica e pratica del partito. In tal modo si può forse sperare ed immaginare che possa emergere dalle macerie un soggetto politico totalmente rinnovato e ricostruito ex novo: non tanto e non semplicemente un nuovo partito, ma un ALTRO partito, una sorta di Rifondazione RIFONDATA... dalla BASE. Questo è il mio auspicio, la mia speranza ma, nel contempo, il mio scetticismo "cosmico" mi induce a dubitare fortemente, ritenendo che si tratti di una semplice illusione, di una sciocca chimera.

Per quanto mi riguarda, io non voglio più avere a che fare con i "forchettoni rossi" che hanno dissipato il ricco e prezioso patrimonio di idee, di valori, di esperienze storiche, di risorse umane, intellettuali, morali e politiche, dei movimenti e delle lotte delle donne, dei giovani, dei pacifisti e degli attivisti no-global, dei lavoratori e del mondo operaio di questo sventurato paese che è l’Italia. Un paese sciagurato, in quanto è stato consegnato nelle luride mani dei (post e cripto)fascisti e dei rozzi leghisti, degli affaristi e degli speculatori, dei servi e lacchè berlusconiani, del governo più demagogico e razzista del dopoguerra, insomma della peggiore destra europea, anche e soprattutto per colpa dei "forchettoni rossi" che ancora sono e prosperano nel Prc.

Lucio Garofalo

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