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Ventiquattro ore senza di noi

Ventiquattro ore senza di noi

(1 Marzo 2010) Enzo Apicella
Sciopero generale dei lavoratori migranti

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(L'unico straniero è il capitalismo)

Padova città aperta e solidale: no ai centri di detenzione per immigrati

uguaglianza nelle garanzie per tutte le cittadine e i cittadini!

(12 Febbraio 2003)

La legge Bossi Fini ha fortemente peggiorato il rapporto tra i migranti e lo Stato italiano e ha introdotto alcuni elementi di ingiustizia e diseguaglianza particolarmente gravi anche nel panorama della legislazione dei 15 Paesi dell’Unione Europea. Essa risponde ad una rappresentazione falsa del fenomeno dell’immigrazione, che è alla base delle politiche di chiusura dell’UE, che distingue in maniera netta i regolari dagli irregolari come se si trattasse della divisione tra buoni e cattivi.

La regolarizzazione da poco conclusa, con quasi 700 mila domande di emersione, dimostra, insieme alle precedenti regolarizzazioni (con l’emersione di circa 850 mila persone dal 1986 al 1998) che quasi tutti i migranti presenti in Italia sono stati almeno una volta irregolari o clandestini e che la condizione giuridica degli stranieri dipende ben poco da loro. Molto più spesso l’essere regolare o irregolare dipende dalle politiche di chiusura dei governi, alle quali corrispondono periodicamente sanatorie più o meno ampie.
I Centri di Permanenza Temporanea, ossia i centri di detenzione, come in maniera meno ipocrita vengono chiamati in Europa, rendono esplicita questa divisione del mondo degli stranieri tra buoni e cattivi, cercando quasi di fissarla nel tempo e nello spazio.

I danni, prodotti in pochi anni di sperimentazione, da questi luoghi di negazione dell’uguaglianza tra gli uomini sono già tanti e tutto ciò era largamente prevedibile. Dentro quei centri transitano rifugiati e richiedenti asilo, profughi e donne in gravidanza, a volte minori.

La detenzione per chi non ha commesso reati è prevista dalla Costituzione solo in casi straordinari e i Cpt sono invece una risposta “ordinaria” alla presenza di irregolari. Si tratta di una detenzione al di fuori delle garanzie, come hanno più volte rilevato diversi Magistrati. L’arbitrarietà nega il rispetto dei diritti umani e l’apertura di questi centri segna un arretramento forte nelle garanzie dei luoghi di detenzione.

Da qui il dubbio, o forse la certezza, sull’incostituzionalità di questi centri.
La legge Bossi Fini ne peggiora le caratteristiche introducendo la normalità del ricorso ad essi nel caso dei richiedenti asilo.

Anche dal punto di vista repressivo è dubbia l’utilità dei Cpt. Il numero delle espulsioni eseguite, sul totale di quelle emesse dalle questure, è aumentato negli ultimi anni a causa della stipula di accordi di riammissione, più che per l’apertura dei Centri.
Se un Paese non accetta il rimpatrio di un suo cittadino espulso dall’Italia non c’è centro che tenga. Se, invece, firma gli accordi di riammissione il CPT diventa trascurabile.

Per questi motivi ci opponiamo alla disumana “concorrenza” che singoli politici e partiti del centro destra si fanno sulla pelle dei cittadini immigrati.
AN si fa paladina, in modo del tutto privato, dell’apertura di un Centro di Permanenza Temporanea nella Zona Industriale di Padova; Bossi, in crisi di consensi, viene a Padova per l’ennesima fiaccolata contro “i clandestini”.

Non di Centri di permanenza temporanea abbiamo bisogno, né nel territorio provinciale, né nelle altre parti d’Italia. Molti ne sono già in piedi, creano e accentuano discriminazione, assorbono risorse finanziarie (che sono scarse) altrimenti utilizzabili per politiche di accoglienza e integrazione.

Vorremmo che la Regione Veneto, la Provincia di Padova, gli altri Enti Locali si muovessero in una logica diversa e più realistica anche per ottenere minor allarme e tensione sociale: utilizzare le risorse per aiutare l’inserimento, favorire la stabilizzazione del lavoro, percorsi formativi, la emersione del lavoro ambulante e autonomo (quanti “vu’ cumpra’” sono detenuti nei CPT per il solo fatto che non sono state previste quote sufficienti e percorsi di emersione per il lavoro autonomo ?), la non discriminazione nella ricerca dell’alloggio, le politiche di promozione e inserimento sociale delle donne costrette alla prostituzione (art. 18 del testo unico sull’immigrazione).

LA PADOVA APERTA E SOLIDALE SI MOBILITA PER AFFERMARE UNA CITTA’ DI PARI DIRITTI E DIGNITA’ PER TUTTE LE PERSONE.

Per questo, con un volantinaggio nelle Piazze e davanti ai giardini pubblici vuole, da oggi, 11 gennaio, manifestare la sua contrarietà ad ogni centro di permanenza temporanea e il suo sostegno alle politiche di accoglienza e solidarietà !!


ACS, ARCI, Associazione per la pace, CGIL, Comitato Scuola Costituzione, Consigli Comunità Straniere, Cooperativa Coralli, Giovani Comunisti, Legambiente, RDB Az. Ospedaliera, Rifondazione Comunista

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