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La crisi la deve pagare chi l'ha causata

(3 Novembre 2008)

Il crollo delle Borse, la recessione economica, non sono un fulmine a ciel sereno, ma il risultato disastroso di anni e anni di politiche economiche a favore del mercato selvaggio e della globalizzazione più ingiusta.

In questi anni, per l’Italia lo dicono i dati dell’Ocse, i ricchi sono diventati sempre più ricchi, le lavoratrici e i lavoratori, i giovani precari e i pensionati sempre più poveri.

Ora che c’è la crisi si parla di tornare all’intervento pubblico e alle regole, ma intanto i soldi servono per salvare le banche e i banchieri, mentre si tagliano i fondi per le scuole, per la sanità, per le pensioni, per la cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali. Da anni i salari vanno indietro e la fatica aumenta e con essa continuano i danni alla salute e alla vita delle lavoratrici e dei lavoratori, ma la Confindustria vuole ridurre il peso del contratto nazionale e del salario certo e aumentare il salario flessibile, incerto, legato al supersfruttamento del lavoro.

La crisi avanza ma il Governo e la Confindustria continuano a proporre quelle stesse ricette economiche e sociali che hanno portato ad essa. Bisogna cambiare davvero e prima di tutto è necessario:

DIFENDERE L’OCCUPAZIONE

Bisogna fermare i licenziamenti e la chiusura delle aziende, sia nelle aziende di proprietà italiana sia nelle multinazionali. Il Governo deve intervenire direttamene nelle crisi. Occorre una nuova politica industriale che punti alla difesa dell’occupazione, combatta le delocalizzazioni, investa sulla ricerca e sulla qualità dei prodotti. Occorrono grandi investimenti pubblici per la compatibilità ecologica dell’industria, per l’energia pulita, per uno sviluppo delle città e delle periferie legato ai bisogni reali delle persone, per far crescere il Mezzogiorno. Per questo è necessario superare e rivedere i vincoli del trattato europeo di Maastricht.

La difesa dell’occupazione deve accompagnarsi alla difesa della salute. Bisogna mantenere tutte le leggi in vigore e respingere le richieste della Confindustria di alleggerirle. Occorre un intervento straordinario delle pubbliche istituzioni a tutela della salute e della vita di chi lavora e per la repressione di tutti i comportamenti dannosi per esse.

FERMARE LA PRECARIETÀ

Bisogna cambiare le leggi che hanno fatto dilagare la precarietà del lavoro e che oggi rischiano di produrre centinaia di migliaia di disoccupati, tra i giovani soprattutto, ma anche tra gli anziani.

Nell’immediato bisogna estendere in tutto il mondo del lavoro, senza dimensioni di impresa, la cassa integrazione al posto dei licenziamenti. Anche i precari devono avere diritto ad essa, i disoccupati devono avere una indennità di disoccupazione più alta e più estesa nel tempo. Deve finire la persecuzione del lavoro migrante, che è continuamente ricattato nei suoi diritti fondamentali con la minaccia di perdere il permesso di soggiorno. Più sicurezza per i migranti significa più diritti per tutti.

Si devono estendere i contratti di solidarietà nelle aziende in crisi e bisogna fermare la flessibilità selvaggia degli orari, che distrugge la salute e l’occupazione, cambiando la legge attuale e in primo luogo ripristinando il limite all’orario giornaliero. E bisogna eliminare i vantaggi fiscali per lo straordinario.

DIFENDERE IL SALARIO

Bisogna aumentare le retribuzioni dei lavoratori a partire da quelle dei contratti nazionali. Per questo va respinto il documento della Confindustria che riduce il salario reale, a partire dal contratto nazionale, mentre vuole imporre ancora più flessibilità ed incertezza al salario aziendale. Non vogliamo che i salari seguano i destini e l’andamento delle Borse. Per questo rivendichiamo anche una positiva conclusione delle vertenze aziendali.

Per sostenere il reddito dei lavoratori e dei pensionati bisogna ridurre le tasse sulle retribuzioni e sulle pensioni medio basse, detassare la tredicesima per tutti, detassare la cassa integrazione, eliminare definitivamente il drenaggio fiscale sui redditi fissi. Occorre un intervento sui prezzi, a partire da quello della benzina, bisogna contenere e ridurre i mutui sulla prima casa e gli affitti.

RIPRISTINARE GIUSTIZIA SOCIALE E FISCALE

Occorre riprendere la lotta all’evasione fiscale, aumentare le tasse sulle grandi ricchezze, sulle grandi eredità, sulla finanza, sui grandi patrimoni immobiliari. Bisogna combattere davvero i privilegi delle caste e rendere efficiente con giustizia la pubblica amministrazione. La giustizia fiscale deve servire a rendere efficiente e giusto lo Stato sociale, potenziando prima di tutto la scuola pubblica, e per questo diciamo «No» ai decreti del Governo che la portano indietro di cinquant’anni. Va sviluppata la sanità pubblica e rafforzato il sistema pensionistico pubblico, che non ha alcuna alternativa reale.

AFFERMARE LA DEMOCRAZIA

Il Governo e la Confindustria vogliono limitare le libertà dei lavoratori. Il Governo propone una legge fortemente lesiva del diritto di sciopero sia nei settori pubblici sia in quelli privati. La Confindustria, propone di istituire sanzioni contro i sindacati e le rappresentanze dei lavoratori che non rispettano le regole che vuole imporre alla contrattazione. Nello stesso tempo riparte l’attacco sull’articolo 18 che tutela dai licenziamenti ingiusti e cresce l’autoritarismo in tutti i luoghi di lavoro.

Diciamo No alla limitazione delle libertà delle lavoratrici e dei lavoratori. Chiediamo in tutti i luoghi di lavoro la piena applicazione dei diritti sanciti dalla Costituzione. Rivendichiamo una legge sulla democrazia sindacale che garantisca alle lavoratrici e ai lavoratori il diritto a decidere liberamente sia su chi li rappresenta, sia sulle piattaforme e sugli accordi che li riguardano.

Le cose non cambieranno da sole. Chi, nell’economia e nella politica, si è abituato per decenni a scaricare tutti i costi sul lavoro, non cambierà solo con le parole. Per questo bisogna scendere in lotta. Le metalmeccaniche e i metalmeccanici si mobilitano per rivendicare che la ripresa economica si fondi sui diritti del lavoro e sulla crescita dei salari. La lotta dei metalmeccanici sarà parte della più grande mobilitazione di tutto il mondo del lavoro per difendere l’occupazione e i diritti e per cambiare la politica economica e sociale.

VENERDÌ 12 DICEMBRE 2008
LE METALMECCANICHE E I METALMECCANICI DI TUTTA ITALIA
SCIOPERANO PER 8 ORE E MANIFESTANO A ROMA
PER IL LAVORO, I DIRITTI, IL SALARIO, LA DEMOCRAZIA
NOI SIAMO L'ECONOMIA REALE


Roma, 31 ottobre 2008

Fiom

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