">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Standard & Poor Italian Family

Standard & Poor Italian Family

(16 Gennaio 2012) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

Non c’è tempo da perdere

La crisi li sta travolgendo. Fabbriche ferme ed operai verso la miseria

(24 Novembre 2008)

Il sistema fondato sul profitto fa bancarotta, l’occasione per superarlo può essere messa all’ordine del giorno. Se non ora quando? Coloro che sono stati sfruttati fino alla morte per spingere la produzione alle estreme conseguenze ora dovrebbero morire di fame perché le stesse merci prodotte e i capitali accumulati non trovano più mercati per essere assorbiti a livelli di profitto adeguati. Una spirale maledetta che va spezzata. Chi lo potrà fare se non gli operai stessi? Coloro che sono costretti a seguire il ciclo economico e pagarne, in ogni fase, le conseguenze: al limite della sussistenza quando tutti si arricchiscono, nella miseria nera quando le classi intermedie, transitoriamente, perdono qualche privilegio.

Fino ad ieri “lavorate lavorate, di giorno e di notte, flessibili e con pochi soldi”. Oggi, domani e dopodomani “fermatevi, finite in mezzo ad una strada, vivete con il miserabile sussidio di disoccupazione, avete prodotto troppo e il mercato è saturo”
Operai salutiamo con piacere la grande crisi, benvenuta. La macchina si è rotta, vogliono farcela spingere a mano, è tempo di demolirla.

Operai possiamo affrontare la crisi con le solite fallite illusioni su un capitalismo riformato, gestito con regole trasparenti? Ma non era una grande riforma la finanza d’assalto, non era forse la regola che tutti perseguivano quella di fare soldi attraverso i soldi? Non era una regola assoluta quella che lo Stato non doveva intervenire nel mercato?

Per salvare il capitale industriale e finanziario sono disposti a mandare in rovina l’intera società, per salvare padroni e banchieri rovineranno prima di tutti gli operai e gli strati più poveri del lavoro a salario.

Ormai la denuncia degli effetti della crisi è diventato un lamento, pochi hanno il coraggio di dire la verità: bisogna liberarsi di questo sistema, bisogna puntare dritti ad un nuovo modo di produzione e di scambio che può sorgere solo dal superamento del loro modo di produzione. Il modo di produzione e di scambio fondato sul profitto è in crisi per contraddizioni proprie, la crisi non può essere attribuita a nessuna causa “esterna”
Eminenti economisti mettono le mani avanti, il capitalismo dopo questa crisi non sarà più quello di prima. Sarà peggio o non sarà. Uscirono dalla crisi del 1907 con la prima guerra mondiale, operai alla fame o morti nelle trincee, superarono la crisi del 1929 con la seconda guerra mondiale, una distruzione di macchine ed uomini incalcolabile.

Operai, non possiamo affrontare la crisi isolati gli uni dagli altri, divisi per etnie, per nazioni, dobbiamo costituirci in classe internazionale, siamo una classe internazionale. Ma nessuna classe può imporsi sulla scena politica se non ha un proprio partito e qui usiamo il termine partito in senso del tutto diverso rispetto ai partiti politici che conosciamo, elettorali e parlamentari. La forma partito che si daranno gli operai sarà una formazione completamente diversa, da inventare ex novo. Ma non ci mancheranno sia la forza, sia l’intelligenza. Gli operai hanno bisogno di un partito indipendente, separato da tutti gli altri, un partito politico proprio. La grande crisi è la condizione in cui esso diventa realmente possibile.

Il partito degli operai non si costruisce da un momento all’altro, non ha potenti mezzi finanziari, non ha dirigenti belli e pronti sfornati dalle scuole alte, il partito della classe oppressa si forma faticosamente, per la necessità materiale di non farsi schiacciare, per la necessità di insorgere contro una vita da schiavi. Naturalmente non è il salotto, ma la fabbrica, il luogo di lavoro, il terreno in cui si costituisce, si organizza.

L’ indipendenza degli operai diventa matura quando tutti gli altri partiti d’opposizione dimostrano di non avere più risposte, dimostrano di stare comunque nel sistema e per il sistema, per quanto siano critici e si definiscano riformatori. Il partito operaio è prodotto da un movimento reale attraverso il quale gli operai stessi si costituiscono in classe e con ciò in una propria organizzazione politica. A questa costituzione è chiamato qualunque operaio che vede nella crisi il fallimento di un sistema che lo ha spremuto fino all’osso, qualunque operaio che ha capito che questo sistema può e deve essere superato, qualunque operaio che si senta parte di una classe di schiavi che si vuol liberare.

A questi operai chiediamo di intervenire e contribuire a preparare un’assemblea generale. Il primo passo: organizzare localmente riunioni fra operai delle fabbriche e militanti. Gli operai promotori sono disponibili a partecipare direttamente alle iniziative. Colleghiamoci. La crisi si abbatterà terribile, non c’è più tempo da perdere.

Milano 24 novembre 2008

I promotori:
Donato Auria, operaio licenziato alla Fiat di Melfi
Francesco Ferrentino, operaio rsu Flmu CUB licenziato alla Fiat di Melfi
Enzo Acerenza, operaio rsu Fiom alla INNSE Presse di Milano
Massimo Merlo rsu Fim alla INNSE Presse di Milano
Peppe Ianaccone, operaio della Fiat Avio Pomigliano
Francesco Ficiarà, operaio della Fiat New Holland di Modena
Giuliano Cocco, operaio della Terim di Modena
Francesco Galloro, operaio rsu Fiom Jabil Cassina de Pecchi (Mi)
Rosario Schettino, rsu Fiom Ansaldo Camozzi Milano
Luigi Esposito, operaio Comitato contro l’amianto ex Falck Sesto San Giovanni (Mi)
Tonino Innocenti, operaio licenziato alla Fiat di Melfi
Massimo Pignone, operaio della Italtractor di Potenza

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Notizie sullo stesso argomento

Ultime notizie del dossier «Il capitalismo è crisi»

Ultime notizie dell'autore «Operai contro-aslo»

4303