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(7 Agosto 2011) Enzo Apicella
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Sull'attuale crisi del capitalismo nella sua fase imperialista

(16 Dicembre 2008)

Quando si verificarono i tragici avvenimenti caratterizzati dal collasso degli ex paesi socialisti del blocco dell’Est europeo, capeggiati dall'Unione Sovietica, e dalla caduta del Muro di Berlino, i portavoce dell'imperialismo e della reazione dappertutto cantarono vittoria, e ancora una volta intonarono il "requiem" alla dottrina del marxismo; dichiararono che la rivoluzione era una cosa del passato, che l'umanità era arrivata alla "fine della storia”, che il capitalismo era capace di esistere e di svilupparsi senza crisi, che era un ordine sociale eterno.

Non è stato necessario aspettare molto tempo affinché la falsità essenziale di tutta questa predica confusionista e bugiarda rotolasse per terra. La dinamica stessa del sistema borghese si è incaricata di seppellirla.

A partire da quel momento, le crisi ed i conflitti si sono succeduti senza soste: 1993, 1997, 2001, 2003, assieme alla stagnazione nell'economia europea e giapponese, fino ad arrivare all'attuale crisi che esprime tutti i problemi accumulatisi anteriormente.

Gli stessi economisti borghesi hanno riconosciuto che la crisi attuale può essere paragonata a quella del 1929.

Una caratteristica di questa crisi, che la distingue dalle precedenti manifestazioni parziali, è che si è originata negli USA e da qui si sta estendendo verso tutte le parti del mondo.

E’ una crisi di grandi dimensioni, che si è espressa inizialmente nell'area della circolazione e della finanza, ma che si origina nella sfera produttiva. Si tratta di una crisi di sovrapproduzione relativa dovuta all’accumularsi di grandi stock di merci che non possono realizzarsi, poiché la mancanza di potere d’acquisto nelle mani della classe operaia e in generale del popolo limita ad un grado estremo il consumo di beni e servizi che il sistema capitalista e l'imperialismo producono in modo anarchico. In poco tempo si è vista una crescita negativa dell'economia di Stati Uniti, Inghilterra, Germania ed altre potenze, inclusa la produzione industriale.

Tutta questa situazione riduce le possibilità del capitalismo di ammortizzare gli effetti della crisi, come è stato fatto in passato. Nel 2001 si è avuta la possibilità di risolvere la crisi con mezzi finanziari, la qual cosa oggi non è possibile.

Affermiamo che la crisi si prolungherà e si approfondirà, nessun paese rimarrà al margine delle sue conseguenze, nonostante le possibili evoluzioni congiunturali della stessa.

Questa crisi, si origina nell'acutizzazione delle contraddizioni irresolubili del capitalismo: l'anarchia nella produzione, la concorrenza e principalmente il carattere sempre più sociale della produzione e l'appropriazione privata della ricchezza. Questa crisi dimostra il fallimento delle politiche neoliberali.

In questa crisi si inseriscono le crisi immobiliare, energetica, alimentare ed ambientale, che contribuiscono al suo approfondimento.

Conseguenze economiche, politiche e sociali

I monopolisti pretendono di scaricare il peso della crisi sui lavoratori di tutti i paesi, sui popoli e i paesi dipendenti. Le contraddizioni fondamentali (capitale-lavoro, imperialismo-popoli, intermonopoliste e inter-imperialiste) del sistema capitalista imperialista e la sua aggressività si inaspriranno sempre più.

Nonostante gli importanti aiuti finanziari con fondi pubblici da parte degli Stati imperialisti, falliscono grandi banche e istituzioni finanziarie, si determina la chiusura di imprese industriali grandi e medie, avvengono nuove fusioni di banche ed imprese a beneficio di alcuni monopoli e a detrimento di altri.

La crisi già colpisce i lavoratori: centinaia di migliaia di lavoratori stanno per essere cacciati in tutti i paesi; negli USA solamente questo anno sono stati licenziati più di 2 milioni di lavoratori; si diminuiscono i salari e si tagliano, quando non si sopprimono, diritti e conquiste sociali.

La crisi dimostra una volta di più che lo sviluppo ed il progresso sociale dei popoli non sono possibili nel capitalismo e dimostra anche che la liberazione della classe operaia e dei popoli si può raggiungere solo con la rivoluzione ed il socialismo.

Alla lotta generale!

Noi comunisti marxisti - leninisti, proclamiamo il nostro rifiuto verso i responsabili, gli artefici e i beneficiari della crisi, gli imperialisti e monopolisti, principalmente statunitensi.

Condanniamo la loro politica di trasferimento della crisi sui lavoratori e lottiamo affinchè le conseguenze le paghino i monopoli ed i ricchi.

Chiamiamo i lavoratori alla costruzione di un grande fronte contro i licenziamenti e i tagli ai diritti ed alle conquiste sindacali. Esigiamo l’aumento di salari e stipendi.

È necessario conseguire la più grande unità dei popoli contro l'imperialismo, in opposizione al pagamento del debito estero, alla privatizzazione dei servizi fondamentali.

Chiamiamo all'unità delle forze democratiche, di sinistra, rivoluzionarie e di quelle che si battono per l’indipendenza nazionale per affrontare la crisi.

Solo la lotta ci darà quello che il capitalismo e l'imperialismo pretendono di negare.

Novembre 2008

CONFERENZA INTERNAZIONALE DI PARTITI E ORGANIZZAZIONI COMUNISTI (MARXISTI-LENINISTI)
XIV Sessione Plenaria

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