">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

L'ultima vittima

L'ultima vittima

(26 Dicembre 2010) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

Quando i DS andavano alla guerra: "Il leader serbo deve essere sconfitto"

Intervista a Walter Veltroni dal Corriere della Sera 10 aprile '99

(10 Aprile 2003)

Il segretario dei DS : si al pacifismo che non nega l'ingerenza umanitaria, combatto l'ideologia antiamericana

ROMA - Walter Veltroni guarda i ritratti di Enrico Berlinguer e di Robert Kennedy. Sono i suoi numi tutelari, i due grandi punti di riferimento che cerca di tener ben saldi mentre i venti di guerra scuotono la coscienza dell'ex Partito comunista. Il segretario, in nome di quella che definisce la "sinistra etica", una sinistra che ammette l'uso della forza in difesa dei deboli e dei diritti umani, giustifica i bombardamenti ma cerca una via d'uscita diplomatica. E per trovarla, mercoledì, al vertice da lui stesso sollecitato, chiederà l'appoggio di tutti i partiti socialisti europei.

Ma c'è davvero il rischio tremendo di un'estensione del conflitto? Il mondo danza di nuovo sull'orlo dell'abisso?

"Siamo nella crisi più pericolosa dell'Europa del dopoguerra. Sono convinto che l'intervento fosse giusto e necessario perché la comunità internazionale non può limitarsi a mandare telegrammi di cordoglio di fronte a catastrofi umane. Ma ora rischia di esserci una crisi senza uscita, come scrivono in questi giorni i giornali americani. Da un lato, bombardamenti ripetuti ai quali non corrisponde l'atteso cedimento. Dall'altro, il fatto che Milosevic sta continuando la pulizia etnica e scarica la bomba dei profughi su tutta l'area dei Balcani".

E allora che fare?

"Milosevic è il responsabile della più grande catastrofe umanitaria di questi ultimi cinquant'anni. È chiaro che deve essere sconfitto e, quindi, deve venire da lui un autentico segnale di cambiamento di rotta. Ciò che ha detto finora è del tutto insufficiente".

Allora, i bombardamenti vanno avanti?

"L'intervento militare andrà avanti finchè non arriverà una risposta su due temi: la sospensione dell'attività repressiva con la garanzia del ritiro delle truppe dal Kosovo e la disponibilità ad accettare una forza di interposizione che sia multinazionale ma non necessariamente Nato e della quale facciano parte anche i russi. Se si realizzassero queste condizioni, si potrebbe aprire una nuova fase negoziale. E, in questo senso, Kofi Annan ha rivolto un appello che condivido. Se Milosevic dice no anche all'Onu non avrebbe più alibi".

A proposito di Rambouillet, il ministro degli Esteri sostiene che il fallimento dei negoziati non è da ascrivere in toto ai serbi e ripete che l'interlocutore resta Milosevic. È una linea diversa da quella ufficiale del governo?

"No, nella posizione italiana non ci sono differenze".

Eppure, Armando Cossutta, segretario di un partito della maggioranza, è andato a Belgrado ed è stato ricevuto da Milosevic. Come giudica tale iniziativa? Diamo l'impressione, scrive Sergio Romano, di un Paese con un piede in due staffe, del quale è difficile fidarsi.

"Non dobbiamo dare questa impressione. È una crisi molto difficile e l'ultima cosa che possiamo consentire a Milosevic è di giocarci in casa, di giocare dentro l'Alleanza atlantica per dividerla. La crisi richiede una grandissima compattezza. Ma c'è bisogno anche di una guida unitaria della crisi che non sia solo militare ma politica".

Ma la guida è essenzialmente militare ed essenzialmente americana. L'Europa è la grande assente o, meglio, la grande sconfitta di questa guerra. Assente politicamente e militarmente. L'euro potrà forse contrastare il dollaro ma la politica estera e la potenza bellica restano tutte in mano Usa.

"Certo, in questa vicenda c'è una crisi che riguarda l'Europa, che non riesce a darsi una politica comune di sicurezza. Ma c'è qualcosa di più. Si sta consumando la difficoltà dell'Onu. Ci vogliono nuove regole, con una riforma del Consiglio di sicurezza, che oggi il sistema dei veti rende un gigante imbrigliato".

È dal '14 che la sinistra si frantuma sul problema della guerra. Il secolo finisce con gli stessi tormenti tra interventisti e pacifisti?

"La sinistra italiana che sosteneva il principio della non ingerenza e della sovranità nazionale sta facendo un grande sal to di maturità. Una sinistra nuova che capisce che ci sono valori, princip-i e diritti che non possono essere cancellati. Tra i giovani, tra gli studenti c'è la consapevolezza che quando ci sono centinaia di migliaia di persone che scappano può essere necessario usare la forza per aiutare i deboli. Si parla della guerra giusta ma io vorrei introdurre il concetto della pace giusta. Finché ci sono la diaspora, la pulizia etnica, gli stupri, le decapitazioni, non c'è pace, anche se i bombardieri tacciono".

Ma il pacifismo è ben presente in Italia. Proprio oggi, a Roma, ci sarà un'altra manifestazione.

"Io distinguo. C'è un fronte pacifista che non nega il concetto di ingerenza umanitaria. È il pacifismo del volontariato, del quale ho un grande rispetto. Poi c'è un altro pacifismo, ideologico, antiamericano, con il quale combatto a viso aperto. Nella polemica con Rifondazione aspetto che qualcuno mi dica che si doveva fare di fronte alla pulizia etnica. Duemila morti e 460 mila profughi c'erano prima dell'intervento militare. Dovevamo limitarci ad aspettare un ripensamento di Milosevic? Per trattare bisogna essere in due. E se mentre tratti l'altro continua ad ammazzare?".

In caso di un intervento di terra, è probabile che i comunisti di Cossutta e i Verdi escano dalla maggioranza e che si vada a un governo di unità nazionale. In quello che un tempo era il più grande partito comunista dell'Occidente, e del quale lei è il segretario, ci sono già tanti dubbi. Sarà accettata un'alleanza con Fini in nome della Nato?

"Fermiamoci un passo prima. I problemi di politica interna vengono molto dopo la gestione di questa crisi. L'idea di mandare 200 mila uomini a combattere è uno scenario molto pericoloso. Ho l'impressione che Milosevic stia cercando di attirarci. Prima di immaginare che governo possa nascere, dico: attenzione a imboccare questa strada. E nessuna forza politica di centrosinistra che voglia ricercare una soluzione di pace può avere interesse a spostare a destra l'equilibrio politico del Paese".

Ma anche lo schema bipolare, dai lei tanto auspicato, rischia di essere travolto. Sul referendum di domenica prossima, in questo clima, aleggia la prospettiva dell'astensionismo.

"La guerra copre, giustamente, qualsiasi altra cosa; però il referendum è una grande occasione e non va sprecata. L'Italia ha bisogno di concludere la sua transizione, di avere una democrazia dell'alternanza, un bipolarismo vero e un governo scelto dai cittadini. Berlusconi si sta comportando come Craxi. Ha fatto fallire la Bicamerale e ora vuole far fallire il referendum".

Ma se non si raggiungerà il quorum?

"Vincerebbero Bossi, Berlusconi, Bertinotti, tutto quello schieramento che difende il vecchio sistema proporzionale. Se perdiamo questo treno, l'Italia farà tanti passi indietro".

Teme che, all'ombra dei bombardieri, nel clima politico si rifaccia avanti la tentazione dell'inciucio?

"La temevo anche prima. Temo la vischiosità, la marmellata, questo ritorno indietro".

Ciampi resta il suo candidato alla presidenza della Repubblica?

"Ciampi corrisponde perfettamente all'identikit di un presidente che crede nel bipolarismo e nell'innovazione istituzionale. Ma ci sono anche altri uomini e donne, che fanno o non fanno parte dei partiti. Importante è che la discussione non avvenga in un clima spartitorio".

D'Alema sostiene che è meglio assistere i profughi nelle loro terre mentre Clinton ci invita ad accoglierli in Italia. Lei ha deciso di adottare a distanza il piccolo Dren, 10 anni, che ha visto uccidere la madre e tre sorelle dai soldati serbi. Ma bastano questi atti di generosità?

"Ho reso pubblica la mia scelta perché vorrei fosse un volano di comportamenti solidali che, comunque, non sono sostitutivi della responsabilità politica. Altra questione è quella dell'accoglienza dei profughi. Dobbiamo evitare la diaspora nel mondo del popolo kosovaro. L'obiettivo è farli rientrare nelle loro case. L'Italia, anche da questo punto di vista, sta dando prova di efficienza, di solidarietà e di generosità. Non è certo l'italietta egoista e pasticciona".

di Marco Cianca

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Il nuovo ordine mondiale è guerra»

Ultime notizie dell'autore «Walter Veltroni»

7971