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Omaggio al principe

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(11 Dicembre 2010) Enzo Apicella
Londra. Una manifestazione di studenti contro l'aumento delle tasse universitarie assalta il Ministero del tesoro, la Corte suprema e... la Rolls di Carlo e Camilla

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In merito allo sciopero della CGIL del 18 marzo

(17 Marzo 2009)

E’ importante capire il significato di questo sciopero, e quindi in primo luogo il ruolo delle forze che lo promuovono. L’attacco portato al sistema scolastico e di sapere oggi in Italia è sotto gli occhi di tutti, tuttavia è utile muoversi nel modo più efficace, rifiutando di essere attori di un teatrino della rappresentazione, andando invece direttamente ad incidere dentro l’attuale scontro in atto.
La CGIL cosi come tutti i sindacati concertativi oggi in Italia hanno partecipato allo smantellamento dello stato sociale e favorito la precarietà nel lavoro e negli altri aspetti della vita. Queste forze sindacali che hanno visto nel centro-sinistra il proprio referente politico hanno coscientemente smantellato un idea di sapere democratico.

Questa scadenza quindi appare ambigua e tesa a smantellare ancor più quello che rimane di quel movimento di protesta che si è andato a sviluppare in questi ultimi mesi. Per noi mentre lo sciopero generale del 17 ottobre del 2008 promosso dal sindacalismo di base e dai movimenti per i diritti sociali rilanciava l’iniziativa politica e sociale quello del 12 dicembre (promosso dalla CGIL) ha rappresentato un freno, e i disastri che ha creato sono visibili ancora oggi.

Non è per noi una questione di sigle ma del contenuto: l’indipendenza di classe. Il sindacalismo di base in questi anni è stato il soggetto che ha posto come progetto e al centro della sua pratica l’indipendenza, indipendenza declinata per l’autonomia di classe e contro il padronato e il modello concertativi.
Non è quindi un problema di sigle, o di non vedere come ancora all’interno dei sindacati concertativi esistano delegati onesti e lavoratori che vogliono mobilitarsi, ma del contenuto del progetto che si porta avanti.

E’ già dagli anni 70 che numerosi lavoratori coscientemente rifiutano le politiche dei sindacati concertativi. La strada che questi lavoratori hanno segnato è quella del sindacalismo di base, poiché nel conflitto tra questi e i padroni, quella di creare forme sindacali indipendenti che avessero la forza di difendersi degli attacchi padronali era il mezzo più efficace.

Ora, l’attacco del governo al diritto di sciopero e di manifestare, è stato confezionato su misura verso quelle forme rivendicazione e di lotta che hanno investito il mondo del lavoro negli ultimi anni. In una crisi economica e sociale, il governo, i padroni e i sindacati concertativi sono sempre più dalla stessa parte, il siparietto del 12 dicembre come sarà quello del 18 marzo, è una parte di canovaccio già scritto e di cui gli autori conoscono già il finale.

Non a caso i sindacati concertativi sono in prima linea nell’attaccare le forme di conflitto (come successo nel caso Alitalia) ogni qual volta i lavoratori rompono le loro logiche e la loro mediazione politicista, andando a rivendicare reddito, diritti e democrazia sul lavoro.

In questo senso accettare le scadenze promosse dai sindacati concertativi, è una forma di sudditanza politica e culturale grave, non mettiamo in dubbio la buona fede, ma sicuramente intravediamo una scarsa capacità di analisi e di progettualità intesa come ricerca dell’indipendenza di classe.

I movimenti e il sindacalismo di base in questi anni sono riusciti a promuovere e creare momenti di mobilitazione e hanno costruito campagne che hano rotto con la vecchia politica sindacale, pensiamo a San Precario, alla May Day, alle sperimentazioni del sindacalismo metropolitano…
Questo è stato possibile grazie ad una piena autonomia: autonomia dal padronato e dai suoi complici.

Vi sono stati numerosi limiti nel movimento studentesco (la cosiddetta Onda) come ad esempio l’aver posto al centro il discorso rispetto alla contro riforma, non cogliendo le implicazioni ben più vaste di quello che era l’attacco al sapere oggi.

Per noi il diritto allo studio è lotta contro la precarietà sociale, che si esprime in battaglie contro l’aumento delle tasse universitarie, contro il numero chiuso, contro la precarizzazione dei lavoratori e ricercatori dell’università, per una idea di università fondata sul diritto per tutti, compresi quindi tutti i relativi aspetti della vita universitaria (casa, servizi, ecc…).

Infine è importante ragionare del contenuto di classe dell’attacco portato contro il sapere, non basta lottare per il sapere ma per quale tipo di sapere. Il sapere viene utilizzato nell’estrazione di plus-valore. Il ruolo dei tecnici e dei “lavoratori della conoscenza” nell’estrazione di plus-valore è uno dei modi di sfruttamento che il capitalismo occidentale ha sempre utilizzato. Dopo questa crisi, la totale privatizzazione dei saperi (basta pensare ai brevetti scientifici) è una delle condizioni del capitale per rilanciare il proprio ruolo nel mondo e mantenere una posizione di dominio. Per liberare i saperi e le conoscenze, è necessario rompere e attaccare quel meccanismo di sfruttamento, partendo dai luoghi di lavoro al territorio.

In merito a questo, non vediamo nella data del 18 marzo un momento costruttivo, ma di rappresentazione, un ennesimo passo indietro per i lavoratori e i movimenti.
Chiamiamo tutti/e a partecipare alle date che e i lavoratori e le forze indipendenti, i movimenti e il Patto di Base (composto dai sindacati di base) si sono dati:

BOLOGNA SABATO 21 MARZO
ALLE ORE 15.30 IN PIAZZA NETTUNO
MOBILOTAZIONE IN DIFESA DELLE LIBERTA’ DEMOCRATICHE

ROMA, 28 MARZO
MANIFESTAZIONE DEL PATTO DI BASE, FACCIAMO PAGARE LA CRISI AI PADRONI

SCIOPERO GENERALE E GENERALIZZATO 23 APRILE
PROMOSSO DAL PATTO DI BASE

Studenti universitari di Bologna
per l’indipendenza di classe
inforedbologna@yahoo.it

Fonte

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