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Aprite quel valico! Basta con l’assedio di Gaza

Da Gaza a Torino

(18 Aprile 2009)

Il silenzio è calato sul genocidio in atto nella Striscia di Gaza. Silenzio e sulle continue incursioni israeliane. Silenzio sul blocco dell’entrata delle merci, compresi gli aiuti umanitari. Silenzio sull’impossibilità per le persone, compresi molti malati, di poter uscire. Silenzio sui contadini assassinati dai cecchini israeliani mentre tentano di lavorare la propria terra. Silenzio sui pescatori mitragliati dalle navi da guerra israeliane che gli impediscono di prendere il largo. Il regime egiziano è complice del genocidio a Gaza.

Il Valico di Rafah, sul confine fra l’Egitto e la Striscia di Gaza, è l’unico accesso non controllato direttamente dall’occupazione sionista, che però lo controlla indirettamente, grazie alla complicità del governo del Cairo. Da quando Israele, gli U.S.A. e l’Unione Europea hanno imposto l’embargo contro la Striscia di Gaza ed il milione e mezzo di Palestinesi che lì vivono, l’Egitto ha fatto la sua parte nell’impedire la libera circolazione delle persone e delle merci, contribuendo a stringere il cappio intorno al collo di una popolazione fra le più disagiate del pianeta. Anche nel corso dell’aggressione criminale di dicembre-gennaio, conosciuta come “Operazione Piombo Fuso”, il regime egiziano ha continuato a tenere serrato il catenaccio del Valico di Rafah, impedendo la fuga a chi cercava scampo dai bombardamenti a tappeto, dai missili e dalle cannonate.

Al termine della fase più cruenta dell’aggressione, il Valico è stato aperto a singhiozzo e con il contagocce, nonostante la crisi umanitaria della Striscia di Gaza diventi di giorno in giorno più drammatica e le iniziative della cosiddetta comunità internazionale si siano dimostrate una presa in giro nei confronti della popolazione di Gaza e dell’opinione pubblica. A tutt’oggi la Striscia rimane sigillata e nemmeno un centesimo dei fondi per la “ricostruzione” promessi nella tanto sbandierata conferenza di Sharm El Sheikh è stato effettivamente stanziato. Gaza continua a morire lentamente, strangolata da un embargo criminale e immorale, nel silenzio dei media e dei governi “democratici”. E il regime egiziano è pienamente complice di quello che sta avvenendo.

Già lo scorso anno, il Forum Palestina aveva organizzato una delegazione che intendeva recarsi nella Striscia di Gaza attraverso il Valico di Rafah, per rendersi conto della situazione e verificare le necessità della popolazione. Le zelanti autorità egiziane bloccarono gli attivisti ancora prima del confine, arrivando persino ad impedire una conferenza stampa, sequestrando e minacciando i giornalisti, costringendo la delegazione a tornare in Italia senza aver potuto vedere la Striscia di Gaza nemmeno da lontano. Il mese scorso, una nuova delegazione del Forum Palestina è invece riuscita ad entrare nella Striscia, ma solo dopo giorni di proteste e manifestazioni al Valico di Rafah. Abbiamo quindi potuto constatare con i nostri occhi le condizioni terribili in cui sono costretti a vivere i Palestinesi di Gaza, ma anche il malessere di larghi strati della popolazione egiziana, oppressa da un regime corrotto, antidemocratico e venduto ad Israele e U.S.A.

Un regime asservito economicamente, come testimoniano la vendita sottocosto ad Israele del gas naturale del Sinai e il cosiddetto Protocollo QIZ (Qualified Industrial Zones), sottoscritto nel gennaio 2005 assieme ad Israele ed U.S.A., che permette alle merci egiziane di entrare come merci duty-free nel mercato americano a condizione che almeno l’11,7% del valore dei beni sia di produzione israeliana.

Un regime che il Rapporto di Amnesty International dell’aprile 2007 accusa di “sistematiche violazioni”, denunciando l’esistenza di migliaia di prigionieri politici e di opinione, “arresti arbitrari, detenzioni prolungate senza accusa né processo, torture e altri maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza, specialmente dei servizi per le indagini sulla sicurezza dello Stato (Ssi), cui lo stato d'emergenza, in vigore quasi ininterrottamente da quasi 40 anni, conferisce ampi poteri”. Lo stesso rapporto condanna anche il ricorso ai tribunali speciali militari e di emergenza per processare civili accusati di reati contro la sicurezza e descrive come inique le loro procedure, che hanno anche determinato la messa a morte di alcuni imputati, rilevando come molti cittadini egiziani sospettati di terrorismo siano stati trasferiti in Egitto da parte degli U.S.A. e di governi di paesi europei e arabi, per esservi torturati. Il destino di alcuni di essi, vittime di rendition illegali da parte degli U.S.A., rimane sconosciuto. Le loro identità, così come le informazioni sul luogo dove sono detenuti, non sono state rese note (ma almeno un nome noi lo conosciamo, ed è quello di Abu Omar, sequestrato il 17 febbraio 2003 a Milano dalla CIA mentre si recava alla moschea e trasportato presso la base di Aviano per essere trasferito in Egitto, dove è stato recluso, interrogato e torturato).

Un regime che impedisce l’accesso a Gaza degli aiuti umanitari provenienti dalla solidarietà di tutto il mondo, come testimoniano le migliaia di tonnellate di viveri, acqua, vestiario e medicinali bloccati ad Al Arish, insieme ad ambulanze e generatori industriali, come hanno documentato i volontari italiani di Music for Peace, anch’essi impossibilitati a consegnare i viveri e gli altri aiuti donati dalla solidarietà italiana… quella vera, quella delle persone comuni. In molti dovrebbero pretendere risposte dalle Regioni che avevano promesso stanziamenti mai effettuati e che (lo ricordate?) si erano impegnate a far curare nelle loro ASL i feriti dei bombardamenti, quando invece– a tre mesi dalla fine ufficiale dell’operazione “Piombo Fuso” – in nessuna Regione è stato fatto arrivare un solo ferito da Gaza. Su questo i vari Martini, Vendola, Marrazzo & Co. non provano almeno un po’ di vergogna?

L’Italia è il secondo partner commerciale mondiale dell’Egitto, secondo solo agli U.S.A., e il primo mercato per le esportazioni egiziane. La Fiera del Libro di Torino, quest’anno dedicata all’Egitto, si presenta dunque come una vetrina internazionale per gli affari del regime, come doveva avvenire lo scorso anno per lo Stato sionista, se la campagna di boicottaggio del movimento di solidarietà con il popolo palestinese non avesse guastato la festa, ricordando che festeggiare il 60° anniversario della fondazione di Israele era un insulto alle vittime della pulizia etnica e del genocidio iniziati con la colonizzazione della Palestina. Sosteniamo pienamente l’appello dell’Assemblea Free Palestine e invitiamo tutti alla mobilitazione affinché quella che dovrebbe essere la fiera delle vanità di un regime corrotto e antidemocratico si trasformi in una manifestazione di solidarietà con il popolo palestinese, per la fine dell’embargo criminale contro la Striscia di Gaza, per l’apertura del Valico di Rafah al passaggio degli aiuti e dei volontari internazionali ed al libero transito dei cittadini di Gaza verso l’esterno.

ROMPIAMO L’ASSEDIO DI GAZA!
APRIAMO IL PORTONE DELLA PIU’ GRANDE PRIGIONE DEL MONDO!
CON LA PALESTINA NEL CUORE, FINO ALLA VITTORIA!

Il Forum Palestina

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