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il pane e le rose

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Lettera aperta a Roberto Saviano che vorrebbe trasferirsi a vivere in Israele

(7 Maggio 2009)

Gentile Roberto,

mi è capitato di leggere su Repubblica che Lei immagina di trasferirsi a vivere in Israele , precisamente a Gerusalemme. Ho avuto, mi creda, una perdita di senso!
Ma come, Lei che ha denunciato la militarizzazione del territorio da parte del potere criminale della camorra, decide di trasferirsi nello Stato più militarizzato del mondo?
Certo, mi rendo conto che la ricerca di normalità in una condizione così esposta come la Sua, possa sembrarLe più facilmente garantita in un territorio dove ogni vita è controllata fin dentro l’anima, ma dov’è finito l’afflato etico che l’ha spinta a denunciare con tanta veemenza l’arroganza del potere (camorristico) che
decide della vita degli inermi narcotizzando ogni possibile tentativo di riscatto?
Non pensa che questo processo si inneschi in qualunque contesto si realizzi l’organizzazione della vita di una collettività intorno ad un’identità assoluta come testimonia l’origine e lo sviluppo dello Stato di Israele che il governo attuale vuole definire (non a caso!) Stato ebraico?
Ed i palestinesi che prima c’erano ed ancora oggi vivono in quel territorio dovranno subire l’ennesimo furto, “anche” di identità?
Quando il suo “caso” è diventato pubblico, ho firmato tutte le petizioni possibili in Suo favore, nella profonda convinzione che nessuna persona o
popolo debba subire restrizioni alla propria libertà di denuncia.
Da allora Lei è diventato, suo malgrado, un opinion leader ascoltato e rispettato e questa condizione non Le consente disattenzioni o imprecisioni nelle dichiarazioni pubbliche.
Non posso credere che Lei non sappia che Gerusalemme è (nella sua parte orientale) territorio occupato dallo Stato di Israele dal 1967 nonostante lo stesso lo
rivendichi come propria capitale(così come l’Olp nel 1988). A nulla sono valse le infinite risoluzioni Onu (242,194 ed altre) se non ad impedire che ciò fosse ratificato dal diritto internazionale tant’è che oggi, capitale dello Stato di Israele risulta essere Tel Aviv.
Al momento, questa è l’unica impunità che non è stata concessa ai governi israeliani che si sono succeduti nel tempo.
Mi piacerebbe allora che “utilizzasse” questo privilegio per dare voce e diritti alle donne e agli uomini palestinesi che sono ,ormai da 60 anni, espropriati dei diritti più elementari dai governi di quello Stato che Lei tanto ammira.
La compassione e la protezione internazionale di cui Lei ha goduto, mi piacerebbe che la restituisse:

Ai 1310 morti di Gaza ( di cui 420 bambini, 112 donne,120 anziani e 15 tra medici e soccorritori) e 5500 feriti dell’ultimo attacco israeliano non a caso chiamato Piombo fuso. E a quelli che moriranno per l’effetto delle armi non convenzionali usate.

Alle 117 prigioniere palestinesi nelle carceri israeliane che non hanno neanche il diritto di visita dei familiari perché non vengono loro rilasciati i permessi per attraversare i 543 check points fissi e 600 volanti che attraversano il territorio palestinese.

Agli oltre 3000 bambini palestinesi prigionieri nelle carceri israeliane. Un ordinanza militare israeliana stabilisce che un bambino palestinese diventa adulto a 16 anni, mentre quello israeliano a 18 (!). Siccome però l’età viene attribuita al momento della sentenza, l’esercito israeliano può arrestare bambini dai 12 anni in su.

Ai resistenti nonviolenti di Bil’in e Nih’lin che da 4 anni, ogni venerdì si recano in corteo davanti alla sezione del Muro (lungo complessivamente 850 mt e alto 8/9 mt) che gli israeliani (illegalmente!!!!) vogliono costruire nei loro villaggi. Una moltitudine composta da tutte le fasce d’età e di sesso, completamente disarmata che
rivendica, attraverso slogan, l’integrità del proprio territorio. Per tutta risposta ricevono dai militari protetti da carrarmati e filo spinato, bombe lacrimogene e bombe sonore che avvelenano ed assordano, quando non ammazzano come è accaduto all’ultimo caduto, un ragazzo di 29 anni, la settimana scorsa.

Ai pacifisti israeliani ( l’unica parte sana di quella società) che rischiano costantemente il carcere e la vita per sostenere i diritti dei palestinesi e dissentire dalla retorica militarista dei loro governi.

Mi fermo qui… ma la lista delle impunità potrebbe proseguire a lungo. Mi creda, Roberto, questa volta penso che non abbia riflettuto a sufficienza nel dichiarare ammirazione per quel triste paese.
Se queste mie poche righe non saranno state sufficienti a farLe cambiare idea, mi permetto di suggerirLe un viaggio in Palestina dove troverà riscontro ( e molto di più) di quanto ho appena accennato.
Se lo farà, lo leggerò sui media perché non potrà più fare a meno di denunciare pubblicamente. Esattamente come sto facendo io adesso.

Distinti saluti.

Ps: le cifre citate sono tratte da rapporti di organizzazioni israeliane (!) per i diritti umani: Betselem, Phisicians for Human Rights, WOFPP

Alessandra Valle, sociologa e attivista delle Donne in Nero, Napoli

Commenti (1)

La "cultura" della legalità fa scegliere il modello sionista

Cultura della "legalità", mafie e stato nazional corporativo, modello sionista.
Il capitalismo italiano è parassitario e straccione in fase decadente, la mafia che controlla il35% del PIL, come le altre forme di economia illegale, semilegale e legale sono tutte insieme parte organica e non anomala del sistema economico dominante.
Le classi dominanti, le istituzioni dello stato e tutta la classe politica ne rappresentano pertanto gli interessi generali e specifici.
La scelta legalitaria enfatizzata, che invoca un improbabile mercato etico, senza agire per mutare i rapporti di forza tra le classi e verso le istituzioni che ne sono lo strumento garante, è pertanto illusoria e fuorviante.
Roberto Saviano e “Libera” di Don Ciotti sono contigui di fatto alla “gestione politica neoclientelare” dei vari Bassolino e soci, diventando l’espressione ideologica e culturale di questa illusione.
La questione delle mafie non si può comprendere attraverso la distinzione e la percezione del bene e del male, ma sulla base delle critica storico materialista della società.
Il richiamo alla costituzione, intesa come codice etico e non come patto sociale ormai stravolto alla sua base, diventa battaglia di retroguardia, la critica delle istituzioni capitaliste nella loro reale funzione è fondamentale per preparare le fasi dei grandi mutamenti politici e sociali ineludibili per uscire dall’imbarbarimento della società.
Se la crisi in atto è, ormai per ammissione generale, strutturale e nella natura del capitalismo, la soluzione della crisi modificherà la gerarchia tra i vari capitalismi nazionali e l’Italia sarà inevitabilmente retrocessa a capitalismo di serie B o C, e pertanto l’economia sommersa, illegale e mafiosa già determinanti lo diventeranno ancora di più. Non importa quale mafia sarà più forte, ndrangheta, camorra, mafia russa o ebraica, certo è che il suo peso in Italia crescerà, è la condizione ideale di un capitalismo straccione e parassitario (Italia magazzino d’Europa luogo di transito, logistica, traffici molteplici ed attività speculative, industria dell’effimero e virtuale (1)).
In un simile quadro sono molto più aderenti alla necessità di critica della realtà esistente e senza alimentare illusioni sulla legalità buona delle istituzioni democratiche, la vecchia denuncia di L. Sciascia verso il “professionismo dell’antimafia” istituzionale ed oggi i nuovi “noir” realistici di M. Carlotto.
“Si tende a democratizzare senza mutare il carattere della democrazia che consiste nel concedere al popolo nuovi diritti, ma non la possibilità di valersene”(…) “compagni parliamo dei rapporti di proprietà”(B. Brecht).
La cultura della legalità nello stato capitalista in fase di crisi di sovrapproduzione porta a scegliere come quasi naturale il modello militarista nazional corporativo sul tipo dello stato sionista.
Il Sionismo secondo Franco Fortini è ideologia dei sacerdoti armati.

(11 Maggio 2009)

Staffolani Giancarlo (collettivo comunista B.Brecht del veneto orientale)

mds48@libero.it

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