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(La controriforma dell'istruzione pubblica)

No alla “riforma” delle scuole superiori

(13 Gennaio 2010)

Gli istituti superiori della nostra provincia, insieme a quelli di tutta Italia, non sono ancora in grado di definire la propria offerta formativa perché i documenti su cui basare le scelte per il prossimo anno non ci sono. Per questo motivo oggi le scuole si trovano nella condizione di non poter svolgere alcuna seria attività di orientamento per gli studenti di terza media che dovranno scegliere nei prossimi due mesi la scuola e l’indirizzo per proseguire gli studi.

Il ministro Gelmini ed i suoi galoppini hanno avuto un anno di tempo per ufficializzare la legge; ma ad anno nuovo ormai inoltrato, dopo un primo rinvio della riforma che dall’anno scolastico 2009/10 è slittata al 2010/11, gli schemi di regolamento devono ancora essere definitivamente approvati e pubblicati in Gazzetta Ufficiale.

I ritardi e le indeterminatezze della “riforma” delle scuole superiori impongono la necessità di un rinvio. La cosiddetta riforma ha la sua base di riferimento nell’Art. 64 del Decreto 112 convertito con Legge 133 del 6/08/08. La finalità di tale intervento si concretizza in un taglio di 42.000 docenti nel solo anno 2009/10 per arrivare nel triennio a 87.400 e di 44.500 ATA con un risparmio di risorse complessivo di 8 miliardi di euro in tre anni (su una spesa totale di 43 miliardi all’anno). I testi della riforma rappresentano un sistema a tre canali con un ritorno ad una visione dei licei come scuole per le “eccellenze”, degli istituti tecnici visti in uno stretto rapporto con il tessuto industriale territoriale e degli istituti professionali legati strettamente alla formazione professionale regionale.

Hanno espresso parere negativo sul riordino dell’istruzione superiore italiana: in data 12 luglio 2009 il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, in data 29/10/09 la Conferenza delle Regioni, il Consiglio di Stato in data 9/12/09 - che ha inoltre richiesto una serie di chiarimenti fondamentali sui regolamenti. Mancano inoltre i pareri definitivi della Commissione Cultura della Camera e della Commissione Istruzione pubblica del senato.

Una tale situazione dovrebbe far sì che tutte le scuole superiori prendessero una chiara posizione per il rinvio sia della riforma che dei tagli correlati. Si tratta di una ristrutturazione volta solo al risparmio ma che vanifica anni di progettualità dei licei, riportando l'offerta formativa a 30 anni fa.

Nell’ultimo mese purtroppo non abbiamo assistito ad iniziative nella nostra provincia volte a denunciare lo stato di grave impoverimento della scuola pubblica in seguito ai tagli e alle scelte operate dal governo. Ciò è avvenuto perché anche le nostre singole forze di studenti non hanno portato molto lontano. Ma proprio mentre noi del Collettivo Studenti per la Scuola Pubblica di Vicenza, consapevoli dei nostri limiti, continueremo con le solite energie a intraprendere tutte le iniziative di informazione e di denuncia che si renderanno necessarie per salvaguardare per quanto possibile il funzionamento della scuola, FACCIAMO APPELLO AGLI INSEGNANTI, A TUTTO IL PERSONALE DELLA SCUOLA, AI GENITORI, ALLE FORZE POLITICHE E SOCIALI E ALL’INTERA OPINIONE PUBBLICA DI ASSUMERE ANCH’ESSI UN IMPEGNO A DIFESA DI UNA SCUOLA che deve essere PUBBLICA, GRATUITA, DI QUALITÀ E BENE PREZIOSO DI MASSA.
E perciò tutti uniti chiediamo una netta inversione di tendenza nelle politiche scolastiche del governo:
• IL RITIRO DEI TAGLI
• IL RINNOVO DEI CONTRATTI E IL REINTEGRO PER TUTTI GLI INSEGNANTI PRECARI E LAVORATORI ATA LICENZIATI
• IL RITIRO DELLA RIFORMA DEGLI ORDINAMENTI SUPERIORI

Vicenza , 13 gennaio 2010

COLLETTIVO STUDENTI PER LA SCUOLA PUBBLICA

Fonte

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