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Difendere l’indifendibile …

A proposito della Relazione di Rfi sulla strage di Viareggio

(15 Maggio 2010)

Rfi (Rete ferroviaria italiana), gestore delle infrastrutture, è una delle due maggiori società del Gruppo Ferrovie dello Stato; l’altra è Trenitalia (impresa ferroviaria).

La relazione della Commissione di inchiesta di Rfi, composta dall’ing. Pavirani, dal geom. Piglionica, dal dott. Lucchesi, dal sig. Talozzi e dal sig. Ullo, è stata stilata il 9 settembre 2009 dopo 70 giorni dal 29 giugno. E resa pubblica ad aprile, a poche ore dalla notizia (il 20 aprile) che 7 persone erano state iscritte nel registro degli indagati. Delle quali non si conoscono i nomi.

Una relazione di 42 pagine per ‘sancire’ che Rfi non c’entra con il disastro ferroviario: una auto-assoluzione. La relazione della commissione dei “cinque”, in più di un’occasione, utilizza la parola “probabilmente”, “presumibilmente”, “si può ipotizzare”, “ … fa pensare” … , poi afferma che “il primo carro (la cisterna forata, dalla quale è fuoriuscito il Gpl) ha incontrato nel suo percorso alcuni enti che per la loro forma possono avere inciso sull’involucro della cisterna …”. Vengono, così, elencati i 4 ‘enti’.

Inoltre, viene affermato che “La cisterna risulta idonea al trasporto di Gpl”. Quindi, i “cinque”, per i quali la sede ferroviaria (binario, deviatoi, ecc.) era perfettamente a posto, i Rilevatori temperatura boccole (Rtb) perfettamente funzionanti, concludono con una piroetta: “la cisterna può avere incontrato, in quella posizione, solo la piegata a zampa di lepre del cuore del deviatoio 13 B”. Altri ‘enti’ come possibili cause della foratura, invece, chiamerebbero maggiormente in causa anche Rfi. Infatti, i picchetti, avrebbero potuto essere sostituiti con altri ‘enti’ meno devastanti. Così, per loro, il processo si conclude, anzi, neppure deve iniziare.

Sconcerta il fatto che i “cinque” si siano assunti la responsabilità di affermare certezze e verità a dir poco avventate. Infatti, le sede ferroviaria devastata era un ammasso di ferro, di binari, sale montate, pietrisco, traverse in c.a.p. sbriciolate e non è stata, in alcun modo, messa sotto sequestro. Non si capisce perché ciò non sia stato fatto. E’ stata, invece, sequestrata via Ponchielli che ha subìto l’esplosione e la devastazione e non il luogo dove è deragliato il treno ! La cisterna è stata posta sotto sequestro (i “cinque” hanno potuto ugualmente visionarla ?). Siamo di fronte al fatto che le perizie per accertare verità e responsabilità saranno eseguite su foto e testimonianze e che Rfi ha già visionato materiale sotto sequestro ?

I “cinque” si sono prestati (e subordinati) a difendere, oggi, l’indifendibile, nel senso di sostenere una tesi, senza alcun elemento, indizio o prova certa. E perché? Per impedire che Amministratori delegati: da Moretti, a Elia (A.d. Rfi) a Di Venuta, direttore Rfi Toscana, siano ancora una volta al di fuori da ogni iter giudiziario.

E le responsabilità di chi ha promosso, sostenuto, coperto (riscuotendo profumati stipendi di centinaia di migliaia di euro) processi di privatizzazione, di liberalizzazione, di deregolamentazione, di ristrutturazione ? Processi che rappresentano la reale aggressione alla sicurezza nel trasporto ferroviario, che a Viareggio il 29 giugno 2009 ha causato 32 vittime, decine di feriti di cui alcuni gravi, decine e decine di sopravvissuti.

La Moby Prince insegna. A distanza di 19 anni: 140 morti, 0 colpevoli !

Associazione “Il mondo che vorrei”, Comitato Abitanti di via Ponchielli, Comitato Avif, Assemblea 29 giugno

Fonte

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