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Pomigliania

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(24 Giugno 2010) Enzo Apicella
Mentre la Lega rilancia la secessione della Padania, gli operai di Pomigliano fanno fallire il plebiscito richiesto dalla Fiat.

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I diritti non si contrattano!

Basta inginocchiarsi al padrone!

(24 Giugno 2010)

Nei giorni scorsi si è svolto il referendum, voluto dal padrone Marchionne, tra gli operai dello stabilimento per chiedere loro di scegliere tra lavoro o disoccupazione. Queste sono infatti le uniche alternative che si trovano davanti gli operai di Pomigliano, visto che Fiat ha definito la proprio proposta non discutibile e non modificabile ed ha già ricevuto il consenso, con la firma all'accordo, di Fim, Uilm, Fismic e Ugl. I risultati del referendum hanno però mostrato che una buona parte di lavoratori non è disposto ad accettare condizioni lavorative penose, spiazzando coloro che auspicavano una vittoria a valanga del sì.
A favore dell’accordo, si sono invece schierati a gran voce alti rappresentanti delle istituzioni come Schifani, il ministro Sacconi, e la rappresentante degli industriali Marcegaglia. Nemmeno illustri dirigenti del PD come Bersani, Letta e Veltroni si sono sottratti a questo disgustoso teatrino di dichiarazioni dove sembra che tutti tifino per il ritorno della schiavitù.
Infatti di vero e proprio ritorno alla schiavitù si tratta. Basta leggere l’accordo:

- 120 ore di straordinario obbligatorie all’anno
- pausa di mezz’ora e non più di quaranta minuti a fine turno dopo 7 ore e mezza di lavoro ininterrotte principalmente in catena di montaggio
- possibilità di comandare un’altra mezz'ora di straordinario facendo arrivare così ad 8 le ore di lavoro continuative senza pausa
- cancellazione della pausa obbligatoria di 11 ore tra un turno e l’altro
- istituzione di una commissione che decide se concedere o meno la quota che l’azienda versa ai lavoratori in malattia
- multe e richiami a quei lavoratori, delegati o sigle sindacali che proclamano sciopero

Questi sono solo alcuni eclatanti esempi dell’accordo osceno che Cisl, Uil, Fismi e Ugl hanno siglato. L’intesa tra l’altro scavalca il Contratto Nazionale dei Metalmeccanici, l'ultimo strumento che cerca di porre dei paletti agli irrefrenabili tentativi dei padroni di togliere sempre più diritti ai lavoratori.
Questo accordo toglie ai lavoratori di Pomigliano anche quel minimo di salvaguardia che si erano conquistati con dure lotte negli anni passati.
Di fronte a questa manovra che vede schierarsi dalla stessa parte i sindacati venduti e il padrone, bisogna domandarsi cosa significhi questo accordo in una fase come quella di crisi che stiamo attraversando.
Questo accordo non riguarda solo gli operai di Pomigliano, ma tutta la classe operaia; infatti rappresenta il superamento del Contratto Nazionale e la libertà per i padroni di schiavizzare i lavoratori coprendosi con la scusa della crisi. Oggi è Pomigliano, domani saranno altre fabbriche.
Sappiamo benissimo che questa crisi strutturale del sistema capitalistico è dovuta alla natura stessa del sistema e alle speculazioni economiche di governi e banche; ciò nonostante, mentre le banche vengono finanziate con i nostri soldi, a pagare la crisi siamo e saremo sempre noi lavoratori e proletari. E Pomigliano rappresenta il primo tentativo di scaricare i costi della crisi sulla pelle degli operai, costringendoli a turni massacranti e calpestando i diritti più basilari.
Tutto questo accade mentre Marchionne provoca i lavoratori parlando di assenteismo nelle aziende Fiat e di scioperi fatti per guardare le partite di calcio, mentre il governo sperpera miliardi per pagare le guerre, le politiche deliranti sulla sicurezza, gli stipendi da capogiro di parlamentari e ministri. A loro si sono affiancati i sindacati vigliacchi e traditori dalla penna facile che parteggiano per il padroni. Loro sono e saranno complici del ritorno alla schiavitù.
Accettare questo accordo significa calpestare la dignità dei lavoratori, significa aprire la strada alla logica per cui, pur di non perdere il posto di lavoro, si accetta di diventare servi del padrone! Bisogna difendere la propria dignità, e il proprio posto di lavoro lottando uniti e facendo propria la consapevolezza per cui solo cambiando la società si potrà mettere fine allo sfruttamento!

NO ALL’ACCORDO CHE VUOLE RENDERCI SCHIAVI!
FUORI I SINDACATI VENDUTI DALLE FABBRICHE!

Il Picchetto

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