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L'osservatore romano

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(19 Gennaio 2011) Enzo Apicella
Il Cardinal Bertone esprime con cattolica prudenza alcune perplessità sulla condotta di Berlusconi

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(19 Aprile 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

Ha suscitato un comprensibile sdegno l’affermazione del cardinal Tarcisio Bertone secondo cui non c’è legame “fra celibato e pedofilia”.mentre ci sarebbe “fra omosessualità e pedofilia". Ma sarebbe sbagliato pensare che l’accostamento sia stato fatto solo o principalmente per distrarre l’attenzione dallo scandalo che investe oggi il Vaticano. In realtà l’abbinamento omosessualità-pedofilia risponde a un convincimento costante della Chiesa, frutto di una visione distorta della sessualità.

Manifestazione contro l'opposizione vaticana al riconoscimento statale delle convivenze omosessuali Gay: pedofili e malati

Ci sono esempi anche recenti al riguardo. Il 30 novembre 2005, quando il papa decise di vietare il sacerdozio a chi ha “inclinazioni” omosessuali, il gesuita francese Tony Anatrella difese tale posizione su “L’Osservatore Romano” affermando che gli omosessuali sono sessualmente “immaturi” e vanno esclusi dal sacerdozio anche per prevenire “scandali” come quelli accaduti in Usa, ossia gli abusi sui minori. E il 30 marzo 2007 Angelo Bagnasco disse che se si legalizzano le convivenze omosessuali si potrebbe poi arrivare “alla legalizzazione dell’incesto o della pedofilia”.

Il portavoce vaticano padre Lombardi, da parte sua, nel tentativo di sopire le polemiche, ha peggiorato la situazione dichiarando che Bertone si riferiva solo ai casi accaduti fra ecclesiastici (lo disse proprio mentre un religioso veniva denunciato per abuso di una minorenne …), perché spetta ai medici dire se ciò possa valere in generale. Ha completato così l’insulto verso i gay associando l’omosessualità alla “malattia”, oltre che alla pedofilia. Era del resto proprio Tommaso d’Aquino (rinverdito da Paolo VI e dalla Binetti) a sostenere che l’omosessualità è “morbosità interna” o “deviazione comportamentale” e comunque “malattia” (Commento all’Etica Nicomachea, VII, 1).

Un amore “chiuso alla vita”

Alla radice di questo disprezzo verso l’omosessualità (equiparata da Tommaso al coito bestiale e al cannibalismo) e dell’odio verso i gay (condannati a morte dal santo papa Pio V), c’è sempre l’idea distorta del piacere sessuale come “colpa” per eccellenza, riscattata solo dal fine riproduttivo.

Di conseguenza rapporti sessuali mercenari, adulterini e perfino lo stupro (purché siano praticati in forme “compatibili” con la procreazione e senza abortirne il frutto…) sono meno abominevoli di un rapporto omosessuale che è “contro natura” e quindi “patologico”, condannato da Dio con il fuoco che piovve su Sodoma, perché “sterile” e “chiuso alla vita” in radice. Di qui l’equiparazione con la colpa oggi socialmente più vergognosa, la pedofilia. Siamo sempre fermi a Tommaso: “è in verità contro natura che il maschio seduca il maschio e la femmina la femmina. E il medesimo principio riguarda ogni coito dal quale non possa risultare generazione”.

Stupro e abuso: atti “impuri”

Che poi pedofilia e stupro, a differenza di un rapporto fra persone adulte e consenzienti, siano una “violenza” è per la Chiesa secondario e non modifica la natura del peccato. La suprema colpa è la ricerca del piacere fuori da un rapporto matrimoniale e riproduttivo, comunque avvenga…

Si prenda la lettera della Congregazione per la fede del 2001, che impone il silenzio sugli abusi verso minori, sotto vincolo del “segreto pontificio” (v. Due articoli e un documento sulla pedofilia). Tale lettera, scritta da Ratzinger (ma approvata da papa Wojtyla e che inguaia quindi anche costui per la copertura data ai preti pedofili), definisce l’abuso di un religioso su un minore “delitto contro il sesto comandamento del Decalogo”, non contro il quinto. Allo stesso modo la Chiesa ha fatto santa Maria Goretti per aver difeso fino alla morte non il suo diritto a disporre liberamente di sé, ma la verginità. Sia gli abusi, sia lo stupro sono per la Chiesa - ancora nel Catechismo del 2005 (art. 492, p. 131)! - peccati contro la morale, non contro la persona. Atti impuri, non violenze. E’ questa da duemila anni l’immutabile morale (?) sessuale cattolica.

www.cattolicesimo-reale.it

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