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Anche i massive attack per il boicottaggio

IL GRUPPO MUSICALE "MASSIVE ATTACK" SOSTIENE IL BOICOTTAGGIO

(7 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.boicottaisraele.it

Robert Del Naja, musicista inglese del gruppo "Massive Attack", spiega a William Parry* perché boicotta Israele.

«Ho sempre avuto la sensazione che fosse il solo modo di avanzare», mi dice Robert Del Naja, primo cantante del gruppo, durante il nostro incontro alle Gallerie Lazarides a Fitzrovia, Londra. Del Naja è un artista e un musicista, il suo viso e le sue dita sono macchiati di vernice. Decine di quadri sono sparsi sul parquet, in attesa di asciugarsi. «E’ un sistema che è stato applicato per numerosi Paesi. E’ un buon obiettivo perché esercita una pressione costante e questo è ciò di cui c’è bisogno».

I musicisti hanno una storia di coinvolgimenti dell’opinione pubblica a sostegno di cause politiche. Il movimento mondiale anti-apartheid ha conosciuto un colpo di frusta, di cui aveva disperatamente bisogno, quando i musicisti hanno iniziato ad impegnarsi. Il singolo "Sun City", degli "Artisti uniti contro l’apartheid", nel 1985, e il concerto in omaggio al 70° anniversario di Nelson Mandela a Wembley, nel 1988, hanno catapultato la causa in milioni di case.

«Penso che i musicisti abbiano un ruolo maggiore da giocare» dice Del Naja. «Trovo che più mi coinvolgo, più il movimento diventa qualcosa di tangibile. Mi ricordo di gruppi come "Clash" e "Specials" che hanno molto influenzato lo spirito della gioventù in quel periodo. Queste esperienze ricche di insegnamenti sono sempre evidenti nelle concezioni di "Massive Attack" oggi. Un concerto tipico del gruppo è una fusione torrida di musica, messaggi politici e statistiche che si mostrano sugli schermi video, mentre il gruppo porta regolarmente il suo sostegno a cause umanitarie».

(…) « Ci hanno chiesto di suonare in Israele e noi abbiamo rifiutato. Ci hanno chiesto: "Se voi non ci suonate, come potete andarci e cambiare le cose ?" Io ho risposto : "Sentite, io non posso suonare in Israele quando i Palestinesi non hanno accesso alle stesse opportunità degli Israeliani". Penso che il miglior approccio sia boicottare un governo che sembra deciso per politiche di distruzione. Ed è triste, perché abbiamo incontrato persone formidabili in Israele, ed è una decisione difficile da prendere. »
(…)
«Non arriveremo alla liberazione in poco tempo» concede Del Naja, ma per lui la questione è di fare «pressione, una pressione permanente necessaria». E la minaccia di un isolamento internazionale di Israele e delle ripercussioni economiche cominciano manifestamente a portare i loro frutti: il parlamento israeliano, la Knesset , ha recentemente votato in prima lettura un disegno di legge che imporrà pesanti ammende ad ogni cittadino israeliano che lancerà o sosterrà un boicottaggio contro Israele, ed un altro disegno, per impedire agli stranieri – come Del Naja – che facciano le stesse cose, di entrare in Israele per dieci anni.

«Il boicottaggio non è un atto di aggressione contro il popolo israeliano» dice. «Ma contro il suo governo e la sua politica. E’ necessario ricordarlo a tutti e tutte, perché è molto facile farsi accusare di essere un antisemita, mentre non è questo il problema».

*William Parry ha scritto : « Contro il Muro : l’arte della resistenza in Palestina », pubblicato da Pluto Press (Gran Bretagna, £ 14,99)

Fonte: http://www.newstatesman.com/music/2010/09/israel-interview-boycott-naja

www.boicottaisraele.it

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