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Usa: Corte Federale condanna a 86 anni di carcere la scienziata pakistana Aafia Siddiqui. Proteste in Pakistan

(24 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it


Marco Santopadre, Radio Città Aperta

24-09-2010/12:35 --- Una Corte Federale negli Stati Uniti ha condannato ad 86 anni di reclusione la scienziata pakistana Aafia Siddiqui con l’accusa di aver tentato di sparare ai suoi torturatori americani nelle prigioni segrete dell’Afghanistan durante un interrogatorio. Il giudice Richard Berman ha letto ieri la sentenza alla Corte Federale di New York. I legali della donna hanno subito annunciato che faranno ricorso dinanzi alla durta sentenza. La Siddiqui, che nega le accuse formulate contro di lei, è sotto processo per aver tentato di aprire il fuoco ad un agente dell'FBI e ad un militare Usa in una cella di detenzione segreta a Ghazni, in Afghanistan, dove venne interrogata nel 2008. I gruppi di difesa dei diritti umani fanno notare che prima dell'interrogatorio incriminato, la Siddiqui è stata arrestata e torturata insieme ai suoi figli nella prigione Usa di Bagram, a nord di Kabul. La Siddiqui scomparì improvvisamente insieme ai suoi tre figli da Karachi il 30 Marzo 2003. Il giorno dopo i giornali locali scrissero che la dottoressa era stata arrestata dagli americani per l'accusa di aver contribuito ad azioni terroristiche e di far parte di Al Qaeda. Ieri dopo la lettura della sentenza numerosi manifestanti sono scesi in strada a Peshawar, Lahore e Karachi e in altre città del Pakistan per protestare contro la sentenza. Nel corso della manifestazione a Peshawar sono stati bruciati pneumatici e lanciati slogan contro gli Usa, il presidente pakistano Asif Ali Zardari e il primo ministro Yusuf Raza Gillani. Alcuni dimostranti hanno lanciato delle scarpe contro cartelli con l'immagine del presidente degli Stati Uniti Barack Obama. "Questa sentenza e' uno schiaffo in faccia ai nostri governanti che avevano promesso di appoggiare Aafia", ha affermato da Karachi, nel sud del Pakistan, Fauzia Siddiqui, sorella della scienziata condannata. Critiche al governo di Islamabad sono state rivolte in una conferenza stampa anche dal senatore pakistano Talha Mehmood, membro della commissione parlamentare che lavorava per il rilascio della Siddiqui. Secondo Talha, Zardari e Gillani non si sono "deliberatamente" attivati per la sua liberazione. Il senatore ha anche avanzato il sospetto che l'ambasciatore pakistano a Washington, Husain Haqqani, "abbia avuto un ruolo attivo nella condanna di Aafia".Secondo la versione ufficiale fornita dai media occidentali, “la Siddiqui, originaria di Karachi, dopo un periodo di studi negli Usa, nel 2002 era tornata in Pakistan, dove aveva sposato un operativo di al-Qaeda parente di Khalid Sheikh Mohammed, uno dei responsabili degli attentati dell'11 settembre. Dal 2003, dopo l'arresto del marito, fino al 2008 la Siddiqui fece perdere le sue tracce insieme ai tre figli. Nel frattempo l'Fbi aveva inserito il suo nome nella lista nera dei super terroristi. Due anni fa la donna venne arrestata fuori dalla residenza del governatore della provincia di Ghazni, in Afghanistan, perché sospettata di preparare un attentato suicida. A Ghazni, dove era detenuta, la Siddiqui riuscì a impossessarsi di un mitra, sottratto a una delle guardie, e aprì il fuoco contro alcuni agenti dell'Fbi e dell'esercito americano, prima di essere fermata con un proiettile all'addome.” Ma il caso di Aafia Siddiqui è stato seguito con attenzione da Amnesty International, secondo la quale la donna é stata accusata ingiustamente. Lei ha sempre negato le accuse, sostenendo di essere stata ferita dalla polizia mentre cercava di scappare, e non mentre cercava di sparare ai militari americani che la stavano interrogando. Al processo, il procuratore aveva chiesto l'ergastolo nei suoi confronti, mentre gli avvocati difensori avevano chiesto una condanna a 12 anni, invocando l’infermità mentale.

www.radiocittaperta.it

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