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Verso il 16 ottobre. I diritti calpestati

(11 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

Scritto da DirittiDistorti
Lunedì 11 Ottobre 2010 00:00

Di Stefano Giusti* - Se c’è un ambito sociale in cui è possibile leggere come attraverso una cartina al tornasole le trasformazioni della società, quello è l’ambito del mondo del lavoro. In Italia questa lettura è desolante e si fatica a capacitarsi di come un Paese che appena 40 anni fa vedeva nascere uno Statuto dei Lavoratori all’avanguardia in fatto di tutela e rappresentanza del lavoro, sia caduto oggi in una sorta di buio medioevo, in cui i rapporti di forza sembrano essere tornati quelli tra feudatari e servitori.
Quasi fosse una sorte di ineluttabile processo involutivo, il mondo del lavoro è entrato in una spirale contorta, dove la precarietà è stata istituzionalizzata e la rincorsa a profitti maggiori viene fatta pesare sui salari, diventati una sorta di misero obolo con i quali si stenta a sopravvivere, e sulla sicurezza, trattata alla stregua di un fastidioso intralcio sulla strada del progresso. Economisti, teorici dell’organizzazione e dell’industria, sempre pronti a sventolare il vessillo della globalizzazione, sostengono come unica via di salvezza quella di restaurare sistemi sociali e produttivi già sperimentati nelle fabbriche dell’800 e tornati oggi di moda nei paesi cosiddetti “emergenti” e in sistemi sociali dove i diritti vengono quotidianamente ignorati.
Tutto questo avviene senza che quasi nessuno si opponga a questo processo e ribadisca ad alta voce che c’è un punto su cui non si può arretrare neanche di un millimetro: quello della dignità, di ogni tipo e livello, che quotidianamente viene calpestata non solo a Pomigliano, ma nelle altre centinaia di situazioni che hanno portato il lavoro a non essere più quell’elemento che la Costituzione dichiara come fondamentale per un’esistenza dignitosa, ma una concessione occasionale e incerta, una sorta di “voce di bilancio” da rimodellare ogni volta sulla pelle di chi lavora. Dignità del lavoro calpestata ai precari della scuola e ai ricercatori, costretti a sperare ogni anno in una sorta di lotteria per l’assegnazione di un incarico temporaneo mentre l’istruzione pubblica viene sistematicamente demolita per dare spazio a quella privata, accessibile solo a pochi. Calpestata ai tanti giovani che si affacciano al mondo del lavoro e vengono illusi con stage, tirocini e altre modalità di “contrattualistica creativa” che ne ritardano eternamente il loro ingresso stabile a fronte di prestazioni di lavoro quasi mai remunerate. Calpestata alle donne, forzate a subire ricatti di natura morale, (non ti puoi sposare, non puoi avere figli) quando non addirittura beceramente sessuali e costrette a pagare il doppio svantaggio di essere lavoratrici e donne. Calpestata ai tanti lavoratori 40enni estromessi dall’oggi al domani e lasciati senza un sostegno economico e senza un qualsiasi percorso organizzato di ricollocazione. Calpestata alle vittime di quella “guerra bianca” che sono i morti sul lavoro, a cui un governo senza vergogna rimprovera attraverso spot televisivi da “Mulino Bianco” di non tenere abbastanza alla sicurezza. Calpestata agli immigrati, a cui alcune forze politiche vorrebbero negare ogni diritto di cittadinanza, ma che vengono “generosamente” accolti quando si tratta di lavorare al nero in campi o fabbriche nocive. E calpestata infine a tutti coloro a cui viene negato un futuro in questo Paese, perché hanno la sfortuna di non avere un padre che li fa eleggere presso qualche consiglio Comunale.
Come è stato già validamente detto in altri articoli su questo sito, la manifestazione del 16 ottobre indetta dalla Fiom sui temi del lavoro, va ben oltre quelle che sono le parole d’ordine. In gioco ci sono libertà, democrazia e dignità, che sembrano parole vaghe, ma sono il fondamento su cui ogni società civile costruisce i suoi programmi per il lavoro, la salute e l’istruzione. Per questo sabato 16 sarà indispensabile esserci tutti, lavoratori, disoccupati, studenti ma anche semplici cittadini. Perché libertà e dignità non diventino sempre di più un privilegio di pochi.

*Sociologo, Consigliere Nazionale dell’ass.ne Atdal Over 40, che si occupa della disoccupazione in età matura

11-10-10

Di Stefano Giusti

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