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In Gran Bretagna i tagli all'università si ripianano con tasse altissime per gli studenti

(15 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

Che il Processo di Bologna non fosse qualcosa di fittizio lo avevamo capito già da un po’. Le riforme dell’università dei diversi paesi che hanno preso parte al Processo ce lo avevano mostrato con chiarezza. Negli ultimi tempi, però, la crisi economica ha fatto sì che alcune delle linee di tendenza fossero rese ancor più evidenti. In un contesto di tagli generalizzati, che vanno a colpire e a smantellare il welfare state per come lo avevamo conosciuto, anche l’università paga la sua parte. Come è chiaro, se gli stati decidono di diminuire i finanziamenti pubblici destinati agli atenei, bisognerà trovare risorse da qualche altra parte. Uno dei canali individuati - potremmo dire quello principe - è l’aumento delle tasse a carico degli studenti. In Italia sono già molti gli atenei che hanno annunciato o addirittura messo in atto questi aumenti.

Ma gli studenti non sono colpiti solo qui. In Gran Bretagna il governo del conservatore Cameron ha deciso di scaricare i costi della didattica interamente sugli studenti (solo alcuni settori, considerati strategici, continueranno a ricevere sussidi). L’elaboratore del progetto di riforma, Lord Browne, ex direttore della British Petroleum (BP), ha individuato come soluzione per “i costi del sistema universitario (che) sono insostenibili per lo stato” l’eliminazione del tetto alle tasse annuali che gli studenti devono pagare per frequentare il corso di laurea. E così dalle 3.290 sterline attuali (che costituiscono il tetto massimo) si passerà ad una situazione in cui ogni ateneo potrà decidere quanto poter prelevare dalle tasche degli studenti. Si parla addirittura di aumenti che porterebbero le tasse annuali fino a 12.000 sterline per le università più prestigiose!

Per affrontare le spese gli studenti sarebbero costretti ad indebitarsi sempre di più: il governo prevede la possibilità di accedere a prestiti fino a 6.000 sterline per le tasse e fino a 3.000 per le spese di vitto e alloggio. Così facendo gli studenti ipotecherebbero di fatto il proprio futuro dovendo ripagare nel corso degli anni, a partire da quando cominceranno a guadagnare uno stipendio, il debito e gli interessi! La riforma va a colpire soprattutto gli studenti appartenenti alle classi subalterne che, sempre che riescano ad iscriversi ad università ancora più costose (e si calcola che ben il 70% degli attuali studenti dovrebbe seriamente prendere in considerazione l’idea di ritirarsi dagli studi!), si ritroverebbero per anni a dover ripagare il debito contratto, una vera e propria scure sulla loro testa!

La logica che è alla base di un simile provvedimento è ben espressa dalle parole di Lord Browne: “una laurea è un buon investimento che si ripaga solo quando inizia a rendere”. È chiaro che si tratti di un ulteriore passaggio dall’istruzione intesa come diritto all’istruzione intesa come investimento. La conseguenza di questo passaggio è semplice: se hai i soldi puoi investirli per conseguire un titolo di studio; se non li hai, arrangiati!

Sindacati e studenti sono già in fermento. Hanno proclamato una giornata di mobilitazione per il prossimo 10 novembre con manifestazione nazionale a Londra. In soli dodici anni l’università inglese è passata dalla gratuità (le tasse a carico degli studenti sono state introdotte nel 1998; prima il sistema era finanziato grazie alla fiscalità generale) ad essere una delle più costose del pianeta!

The Wall Street Journal
Il Manifesto
Il Sole 24 Ore

www.caunapoli.org

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