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(13 Settembre 2010) Enzo Apicella
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(19 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

Ore 13.00 del 16 ottobre. Palazzo di Giustizia di Napoli. Un magistrato si esprime sul caso di Salvatore, giovane precario della ricerca.

“Carenza di prove”, “assoluta contraddittorietà da parte della pubblica accusa”, “dichiarazioni degli ispettori della DIGOS non riscontrabili nei fatti”, cadono così le accuse montate dalla Questura e l’arresto non viene convalidato. Ma come c’è finito il giovane ricercatore in una cella di sicurezza con l’accusa di lesioni, resistenza ed oltraggio?

Facciamo un passo indietro…

Nel 2008 scuole, università e piazze si riempiono di studenti decisi a bloccare la Riforma di scuola ed Università, la famigerata legge 133. Di cose ne succedono: le facoltà occupate, i cortei caricati dalle forze dell’ordine, i fascisti che tentano l’infiltrazione del movimento.

Tra tagli ai fondi, licenziamenti in massa di insegnanti precari, smantellamento dei diritti/servizi per gli studenti, passano due anni e l’esigenza di bloccare la Riforma si ripropone con forza.

L’autunno del 2010 si riscalda di nuovo, gli studenti medi in migliaia l’8 ottobre riempiono le strade di Napoli contro la Riforma. Ma c’è di più: la Regione ha bloccato i fondi che finanziano le tariffe agevolate del trasporto pubblico per gli studenti e le fasce più deboli, Unico Campania è a rischio cancellazione.

Il 15 Ottobre gli studenti tornano in piazza: l’occasione è il corteo indetto insieme agli studenti universitari e ai precari Cobas-scuola, con cui si rivendicava il diritto allo studio e quindi anche a borse di studio, mense, alloggi e trasporti agevolati. Al corteo, che parte da piazza Mancini, gli studenti arrivano grazie ad un nuovo biglietto, Gratuito Campania.

I diritti non si meritano, si conquistano, il corteo molto partecipato, pacifico ma determinato, sfila per corso Umberto.

Il corteo termina a Piazza Matteotti, la gente è tanta, si decide che una delegazione porti le rivendicazioni degli studenti e dei precari alla Regione. La delegazione percorre solo pochi metri su una strada pedonale; la Polizia chiude ogni accesso a quel tratto di strada e nel giro di pochi istanti, senza alcun preavviso, fa scattare una vera e propria caccia all’uomo.

Nessun contatto tra manifestanti e polizia, nessuna provocazione, come invece scrivono i giornali e le informative della Questura. Dai lati della strada, partono dei piccoli raid: sono quasi esclusivamente i funzionari della Digos, poliziotti in borghese a colpire. In gruppi di tre, quattro si lanciano e “placcano” alcuni studenti. L’obiettivo è isolare dagli altri le “vittime prescelte”, i mezzi non sono dei più ortodossi. Manganellate, ma anche e soprattutto calci, pugni, spintoni. Alcuni studenti vengono letteralmente trascinati via col volto insanguinato, altri sequestrati all’interno di un portone.

Alla polizia non è scappata la situazione di mano nella gestione dell’ordine pubblico. Le immagini, i video, le testimonianze sgomente di passanti e commercianti della zona, raccontano di un’azione volontariamente sproporzionata da parte della DIGOS.

Salvatore viene fermato e portato in Questura. Nonostante le intimidazioni della Polizia e le pressioni dei giornalisti, gli studenti medi si ricompattano e animano, per diverse ore un presidio per chiederne il rilascio. A Salvatore, che è stato individuato, fermato con violenza, viene negata per ore la possibilità di parlare con un avvocato.

Solo il giorno successivo il castello accusatorio della Questura crollerà miseramente in aula: ci sono video, immagini, testimonianze portate spontaneamente da chi era li anche solo per caso a smontare la versione sbilenca e contraddittoria dei funzionari della DIGOS.

Quello che ci risulta chiaro è che l’operato della polizia voleva essere un ulteriore monito per tutti coloro che in tante città italiane stanno animando la protesta studentesca: da Napoli a Palermo, da Roma a Torino chi lotta deve sapere che può essere fermato durante un corteo senza motivo, picchiato a sangue, persino trascinato in Questura, trattenuto di notte e processato per direttissima con accuse che spesso neanche reggono di fronte ad un magistrato.

Tentativo fallito.

Ad aspettare fuori il Tribunale Salvatore c’erano oltre 200 persone, tra cui tanti ragazzi delle scuole superiori che il giorno prima al corteo avevano visto come erano andate le cose.

Siamo certi che saranno tanti di più a raccogliere l’appello a tornare in piazza mercoledì 20 per urlare insieme a noi che i diritti non si arrestano! Saremo noi ad arrestare questa riforma!

Il futuro è tutto da scrivere!

www.caunapoli.org

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