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Turchia: il governo processa i militari golpisti e reprime i movimenti studenteschi

(16 Dicembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Turchia: il governo processa i militari golpisti e reprime i movimenti studenteschi

foto: www.radiocittaperta.it

16-12-2010/16:25 --- Si è aperto questa mattina nei pressi della principale città del paese, Istanbul, lo storico processo contro 196 militari turchi accusati di aver ordito un tentativo di colpo di stato per rovesciare il governo presieduto dal leader islamico ‘moderato’ Erdogan. Secondo l’accusa il piano 'Balyoz' (Colpo di martello) nel 2003 avrebbe mirato a rovesciare il governo del leader dell’Akp Recep Tayyip Erdogan. Il piano Balyoz sarebbe stato incentrato su una serie di attacchi a luoghi di culto - moschee, ma anche siti di minoranze religiose - e in attentati ad aerei di linea turchi, per destabilizzare e in fin dei conti far cadere il governo inviso ai settori più reazionari dell’esercito. L’accusa non lo dice esplicitamente ma lo lascia intendere: nel tentato golpe sventato ci sarebbe stato lo zampino di ambiente vicini a Washington e Tel Aviv. Il processo al via oggi è legato al dossier 'Ergenekon', l'organizazzione segreta accusata di aver lavorato per anni al fine di destabilizzare l'ordine costituito. Secondo gli ambienti vicini all'esecutivo, di Ergenekon vrebbero fatto parte militari, giudici, giornalisti, apparati dei servizi segreti 'deviati'. Secondo altri ambienti invece si tratterebbe di un complotto gonfiato per screditare potenziali oppositori politici, soprattutto l'esercito e la magistratura.
Intanto, alla vigilia dell'apertura del maxiprocesso, è arrivata ieri la notizia che l'Alto consiglio per i Giudici e i pubblici ministeri, l'euqivalmente del Csm italiano, ha deciso di rimuovere il giudice Zafer Baskurt dalla Decima Corte penale di Istanbul e mettere al suo posto Ömer Diken. Baskurt studiava le carte - 916 documenti, divisi in 183 faldoni - da mesi, mentre Diken avrà molto meno tempo a sua disposizione. Un sostegno ai militari accusati abbastanza esplicito da parte di un importante organo dello stato, in cui gli ambienti reazionari tradizionalmente vicini a Washington sono ancora egemoni.
Tra gli esponenti delle forze armate finiti sul banco degli imputati con l’accusa di tentato colpo di stato - la pena può variare dai 15 ai 20 anni di reclusione - ci sono anche alti gradi dell'esercito turco in pensione fra cui l'ex Capo delle forze aeree, Halil Ibrahim Firtina, e l'ex Capo delle forze marittime, Ozden Ornek. La difesa degli accusati sostiene che i documenti sequestrati su cui si basa l'accusa farebbero parte di un seminario tenuto nel 2003 in cui si preparavano tattiche militari per diversi scenari che non avevano nulla a che fare con un tentativo di rovesciare in maniera violenta il legittimo governo. E' la prima volta che in Turchia ci mette così apertamente sotto accusa il ruolo dei militari, da sempre difensori autoritari dello stato laico e dell’alleanza con gli USA all’interno della NATO. Alcuni anni fa gli ambienti militari che secondo la costituzione golpista del 1980 controllano dietro le quinte il potere esecutivo avevano imposto la messa fuori legge di un partito islamico moderato che aveva cominciato ad aumentare i suoi consensi, pratica più volte ripetuta per i partiti kurdi illegalizzati negli ultimi anni.
Il processo apertosi oggi sarà condotto dalla Decima Corte Penale di Istanbul e si svolgerà al tribunale di Silivri, circa 70 chilometri dal centro della metropoli. Il luogo è stato scelto per le caratteristiche del tribunale, dotato di un'aula bunker per le testimonianze e standard di sicurezza particolarmente elevati.

E mentre da una parte le autorità governative, sostenute dall’Unione Europea, cercano di regolare i conti con gli ambienti militari ostili, dall’altra usano il tallone di ferro nei confronti dei movimenti di studenti attivi nelle università. Ieri, quando all'Università della Tecnica di Ankara si è sparsa la notizia che una decina di universitari erano stati arrestati per aver protestato una settimana fa contro il governo, nella capitale si è scatenata l'ira degli studenti, proprio mentre il premier Erdogan si trovava all’Interno dell’Università per una conferenza. Le forze di sicurezza sono intervenute massicciamente ed hanno arrestato altri 21 studenti. Era stato proprio il primo ministro ad essere preso di mira la scorsa settimana: contro Erdogan gli studenti avevano tentato un lancio di uova non andato a segno. Ugur Yildirim, portavoce della protesta all'università di Ankara, ha spiegato ai quotidiani turchi che gli studenti stanno manifestando per protestare contro le violenze che altri universitari hanno subito nelle scorse settimane sia a Istanbul che ad Ankara. Al momento i principali atenei della capitale rimangono sotto controllo da parte della polizia, che nei momenti di maggiore tensione ieri ha usato spray urticanti e manganelli.
Intanto dal quotidiano Hurriyet si apprende che altri tre universitari verranno sottoposti a processo. Il primo è di Ankara ed è accusato di avere tirato uova in un'altra occasione al ministro per i rapporti con l'Europa Egemen Bagis, che per questo lo ha denunciato per oltraggio a pubblico ufficiale. Il giovane rischia da un anno a due anni e 4 mesi di reclusione. L'inizio del processo è fissato per il 10 febbraio del prossimo anno. Altri due studenti a Istanbul sono in carcere da nove mesi in attesa di processo per avere appeso poster molto critici nei confronti del primo ministro prima di una sua apparizione pubblica. I due ragazzi, che sono entrambi membri della comunità rom di Istanbul, rischiano fino a 15 anni di galera, se il giudice accoglierà l'accusa che li vede membri nientemeno che di un'organizzazione ‘terrorista’ (!). In realtà nel manifesto si erano limitati a chiedere più libertà nell'istruzione.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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