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Per i tre operai della Fiat

Per i tre operai della Fiat

(25 Agosto 2010) Enzo Apicella
Melfi. La Fiat licenzia tre operai, il giudice del lavoro li reintegra, la Fiat li invita a rimanere a casa!

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(Licenziamenti politici)

I ferrovieri non sono usi ad obbedir tacendo e tacendo morir

(11 Gennaio 2004)

Quattro ferrovieri sono stati licenziati da Trenitalia in seguito alla messa in onda, nell'ottobre dello scorso anno, della trasmissione televisiva Report. I licenziamenti sono stati "motivati" da presunte violazioni delle norme di sicurezza del trasporto ferroviario, che i colleghi avrebbero commesso permettendo ai telecineoperatori di effettuare riprese dalle cabine di guida di alcuni treni ed in linea.

In realtà si tratta di licenziamenti politici. Con questi ignobili provvedimenti, a cui se ne potrebbero aggiungere altri (nei giorni scorsi indiscrezioni filtrate dagli ambienti della Filt - Cgil genovese - peraltro né confermate né smentite - facevano salire a 13 le lettere di licenziamento inviate ad altrettanti lavoratori in tutta Italia), la Società manda un chiaro messaggio: i ferrovieri non possono parlare, non possono esprimere critiche, devono essere usi ad obbedir tacendo...e tacendo morir.

E i ferrovieri, soprattutto negli ultimi anni, di lavoro purtoppo muoiono. Muoiono stritolati nelle cabine di guida e nei locomotori, lungo le linee nei cantieri scarsamente segnalati, nei parchi merci bui e desolati, nelle stazioni sempre più abbandonate a se stesse, folgorati dalla corrente a 3000 volt. I ferrovieri lavorano, rischiano e muoiono sempre di più e sempre più soli, pagano la folle politica della liberalizzazione - privatizzazione, pagano un contratto terribile che impone loro prestazioni di 10 e più ore giornaliere, riposi ridotti, precarietà diffusa e che è stato presentato da CGIL - CISL - UIL - SMA - UGL come un contratto straordinario.

Straordinario sì, per il Gruppo FS e per Confindustria!

Ma i ferrovieri non tacciono. Non ci risulta che i colleghi colpiti dai licenziamenti siano attivisti sindacali, tanto meno dell'area conflittuale. Sono capitreno e macchinisti come tanti, come tutti noi coscienziosi ed attenti a svolgere scrupolosamente le loro mansioni, consapevoli della delicatezza dei loro compiti. Sono colleghi del capotreno Bandiera e del macchinista Bessone, morti un anno fa nel tragico schianto di Tenda. In buona fede hanno collaborato ad un servizio televisivo, l'hanno fatto con spirito costruttivo perché nei ferrovieri è ancora preponderante una forte motivazione sociale nel fare il proprio lavoro, l'hanno fatto pensando che potesse essere utile a tutti noi ed ai cittadini che si servono del treno per i propri spostamenti. Sono stati puniti con il licenziamento al termine di un'inchiesta di stampo poliziesco, con motivazioni strumentali, nel silenzio assurdo e glaciale di CGIL - CISL - UIL che erano a conoscenza di tutto da tempo e non hanno divulgato la notizia, né mobilitato i lavoratori.

"La libertà costa molto cara, oggi, in Italia", questo è il passaggio di un comunicato diramato l'estate scorsa dal sindacato francese SUD - RAIL in solidarietà con un capotreno genovese, delegato rsu, punito con 10 giorni di sospensione (anticamera del licenziamento) per aver scritto una lettera ad un giornale in cui solidarizzava con i pendolari, difendeva i lavoratori e svolgeva alcune considerazioni sul processo di privatizzazione delle ferrovie nel nostro Paese. Negli ultimi mesi le intimidazioni, le punizioni "esemplari", addirittura le cause intentate da Trenitalia contro i delegati rsu ed gli rls più combattivi si sono fatte sempre più numerose. Ora anche i licenziamenti.

Noi non intendiamo piegarci alle rappresaglie aziendali. Abbiamo a cuore il nostro lavoro, la sicurezza nostra e dei cittadini che trasportiamo. Sappiamo che quanto accade è una delle conseguenze del processo di liberalizzazione - privatizzazione delle ferrovie, fortemente voluto da tutti i governi che sin qui si sono succeduti e condiviso - quando non ispirato - da CGIL - CISL - UIL. Non a caso la Rete dei Ferrovieri in Lotta, nel documento stilato il 4 dicembre 2003 a Roma, pone la lotta contro la privatizzazione al primo posto del suo programma.

La denuncia pubblica fa e farà sempre parte della nostra lotta contro la privatizzazione e per un traporto ferroviario pubblico e sociale. I ferrovieri non sono usi ad obbedir tacendo e tacendo morir..., se lo mettano bene in testa sia la dirigenza trenitaliota che CGIL - CISL - UIL e satelitti vari.

Genova, 10 gennaio 2004

RETE DEI FERROVIERI IN LOTTA - GENOVA

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