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(9 Aprile 2013) Enzo Apicella

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Enel, Cirio, Parmalat: le truffe delle imprese non devono pagarle i lavoratori

(14 Gennaio 2004)

C’è un silenzio assordante intorno alle vicende giudiziarie che coinvolgono grandi imprese italiane (Enel compresa), al di là degli “strilli” giornalistici e dei contrasti tra governo e opposizione su chi doveva controllare.

Si vuol far perdere di vista il principale imputato, cioè la liberalizzazione dei mercati e la privatizzazione delle imprese. Quando sotto la spinta dei gruppi finanziari internazionali, anche quello che restava della “sinistra” ha sposato questi criteri, per i lavoratori è cominciato il disastro: riduzioni di personale, peggiori condizioni di lavoro, flessibilità e precarietà senza fine. In molti, anche tra i lavoratori, hanno pensato in buona fede che forse qualche buon manager avrebbe rimediato ai guasti fatti dai boiardi della prima repubblica. Forse si sono ricreduti e forse no; sta di fatto che di fronte ai sacrifici che ci sono stati imposti negli ultimi sette-otto anni, il “buon governo” dei managers è finito nelle aule di tribunale: Enelpower, Cirio, Parmalat solo per citare i casi più noti.

Di Enelpower si è saputo il minimo che hanno scritto i giornali, che è già tanto rispetto a quello che hanno fatto i sindacati confederali. L’inchiesta si è conclusa all’italiana: Giuffrida, Caressa, Caprarotta…e basta? Ma come, oggi strillano tutti che nel caso Parmalat la colpa è di chi non ha controllato, e nel caso di Enelpower non vale? Non c’erano forse al vertice due supermanager di nome Tatò e Testa? E i revisori dei conti? E la Società Artur Andersen che certificava i bilanci? La Siemens ha concordato con Enel un risarcimento di 160 milioni di euro, l’Alstom farà altrettanto e così l’Enel ritirerà la sua costituzione di parte civile: tra cani non si mordono, ma appena possono azzannano i lavoratori! Il sindacato non ha voluto neanche farla la costituzione di parte civile: se non si voleva fare per i danni materiali ai lavoratori (che pure ci sono stati), almeno sarebbe valsa a tutelarne la dignità.

La Cirio comprava imprese senza avere i soldi: regali come la Centrale del Latte di Roma (sindaco Rutelli) che poi ha girato a…Parmalat! I soldi glieli davano le banche che per rifarsi facevano comprare ai risparmiatori “buoni” di tutti i tipi, compresi quelli Argentini! E Cragnotti dov’è? E la lista di chi approvava, comprava, rivendeva, certificava?

E poi Berlusconi sostiene che in Italia ci sono le toghe rosse! Ma dove?

Analogo discorso, ma per un valore molto più alto (9-10 miliardi di euro) vale per la Parmalat (un impero sparso in tre continenti) del religiosissimo Callisto Tanzi, in cui si cerca –non a caso- di spostare l’attenzione sui controllori! Eppure il settimo comandamento (uno dei più importanti) dice di non rubare, altrimenti finisce che chi ruba è un “dritto” quasi da ammirare, mentre gli altri sono tutti stronzi.

Ma il caso Parmalat ha ripercussioni anche in Enel: la Sestante Viaggi, scelta all’epoca Tatò come “tour operator” di riferimento per i dipendenti Enel, fa parte della Parmatour che sta in bancarotta! Figurarsi se qualcuno lo sapeva, o se gli era venuto in mente di controllare se la Parmatour era affidabile o se, invece, bastava che fosse di StefaniaTanzi.

Oggi, di fronte a questa enorme truffa, l’ineffabile Corporate Enel manda a dire che in materia di viaggi (dato il caso Parmalat) i dipendenti devono avere pazienza e comprensione e pagarsi in proprio hotel, autonoleggi e biglietti ferroviari. Pazienza dicono, se i managers e i padroni rubano, se ti vendono come nel caso dei lavoratori Tirreno Power ed ERE; pazienza se il governo azzera le previdenze per i lavoratori esposti all’amianto (tra cui tanti nostri colleghi della produzione) e fa i condoni tombali agli evasori…pazienza dicono CGIL-CISL-UIL agli autoferrotranvieri!

RISPONDIAMOGLI CHE PAZIENZA L’E’ MORTA!!!

Perché non si può tollerare che tre ferrovieri vengano sospesi a tempo indeterminato per aver denunciato in una trasmissione TV, la mancanza di manutenzione e di sicurezza di Trenitalia.

Perché non è accettabile che l’adeguamento salariale pari all’inflazione, concordato e dovuto agli autoferrotranvieri (non una richiesta di aumento) fin dal gennaio 2002, sia rinegoziato al ribasso in quanto sono tagliati i fondi agli enti locali e le società sono state privatizzate.

Perché il costo della vita si è fatto insostenibile e non c’è modo di truccare il bilancio familiare come fanno i padroni con le imprese!

Se vogliamo dare un futuro a questo paese, ai nostri figli e a noi stessi, dobbiamo riformulare le regole generali del gioco perché quelle attuali sono a vantaggio dei padroni, e quando potrebbero servire a noi lavoratori non vengono applicate.

Salario, pensioni, occupazione stabile e non precaria, servizi sociali e assistenza, diritti e dignità per chi ha un lavoro e per chi ancora non ce l’ha.

I SOLDI DEI VIAGGI PER SERVIZIO LI DEVE ANTICIPARE L’ENEL E NON I LAVORATORI!


Roma, 13.01.04

Cobas Energia – Cobas del lavoro privato

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