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(2 Marzo 2011) Enzo Apicella
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Libia: è stallo tra le due fazioni, catturati 3 soldati olandesi. I rivoltosi invocano l’intervento militare occidentale

(3 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Libia: è stallo tra le due fazioni, catturati 3 soldati olandesi. I rivoltosi invocano l’intervento militare occidentale

foto: www.radiocittaperta.it

03-03-2011/14:10 --- Prosegue la guerra civile in Libia. Secondo le frammentarie e contraddittorie informazioni diffuse in queste ore le forze anti-Gheddafi starebbero tentando di conquistare l'aeroporto di Brega, considerato uno scalo strategico per il regime al fine di spostare truppe verso Bengasi. A Brega - località a 800 km ad est di Tripoli - le truppe governative, appoggiate dall'aviazione, avrebbero sferrato ieri un attacco contro un terminal petrolifero, attacco respinto apparentemente dai rivoltosi, mentre Gheddafi avvertiva che le potenze straniere rischiano "un altro Vietnam" se interverranno militarmente a favore della rivolta. "Se gli Stati Uniti o la Nato entrassero in Libia – ha detto ieri Gheddafi - ci sarebbe uno spargimento di sangue con migliaia di morti".
Se nei giorni scorsi alcuni portavoce dei rivoltosi avevano manifestato la loro opposizione ad un intervento straniero, nelle ultime ore nella loro roccaforte di Bengasi i ribelli hanno lanciato un accorato appello alla comunità internazionale perché intervenga con raid aerei per fermare gli attacchi contro le loro postazioni. E mentre si è diffusa stamane la notizia secondo cui tre soldati olandesi sono stati fatti prigionieri, domenica scorsa, delle forze fedeli al Colonnello nel corso di una presunta missione di evacuazione di cittadini olandesi a Sirti, l'ex ambasciatore libico alle Nazioni Unite, uno dei primi diplomatici a lasciare il governo di Gheddafi, ha detto che l'Onu dovrebbe appoggiare una risoluzione su una no-fly zone, se il Consiglio nazionale libico – l’autoproclamato governo della zona ‘liberata’ - ne farà richiesta ufficialmente. Proprio l'istituzione di una zona interdetta al volo, come sottolineato oggi dal ministro della difesa di Washington Robert Gates, comincerebbe con un attacco alla Libia in quanto, ha detto Gates, richiederebbe la distruzione delle difese aeree e delle infrastrutture.
Per ora la Nato - e anche il ministro italiano Frattini - non prevede un intervento militare imminente in Libia, ma si prepara ad ogni eventualità, ha detto oggi il segretario generale dell'alleanza atlantica Rasmussen. L’eventualità di un attacco militare è stata invece paventata dal governo venezuelano che ha proposto una commissione di pace formata da “paesi amici” della Libia che incontri il governo del colonnello Muammar Gheddafi e i rappresentanti dell’opposizione scesa in armi. La proposta sarà discussa oggi in seno alla Lega araba e, secondo alcune fonti, sarebbe stata in linea di massima accettata dallo stesso Gheddafi che ieri ha discusso della questione direttamente con il presidente venezuelano Hugo Chávez. L’obiettivo dichiarato è proprio quello di evitare un intervento militare da parte degli Stati Uniti – che hanno due portaerei già schierate a pochi chilometri dalle coste libiche e numerosi consiglieri militari in Cirenaica - e di altri paesi. “Dopo due settimane di conflitto – ha detto il ministro degli Esteri di Caracas Nicolás Maduro – il presidente Chávez ha proposto di formare una commissione di paesi amici perché attraverso la buona volontà e la diplomazia della pace questa nazione possa trovare un punto di intesa per superare la guerra civile”. La proposta di Chavez è stata però già respinta da uno dei leader della cosiddetta opposizione libica. Ha infatti affermato Mustafa Abdel Jalil, per anni ministro della Giustizia nell’esecutivo di Tripoli: "Non accetteremo la proposta di mediazione dei venezuelani perché vogliamo la caduta di Muammar Gheddafi e del suo regime". A parte i combattimenti sul campo, un grosso ruolo nella guerra civile libica la stanno avendo le notizie ad effetto diffuse in questi giorni dai grandi network internazionali e spesso riprese ‘a pappagallo’ dai media locali. Notizie smentite e smontate più volte, ma che continuano a circolare creando una realtà parallela che incentiva alcuni settori dell’opinione pubblica a esercitare pressioni sui propri governi affinché intervengano, anche attraverso l’uso della forza, contro il regime di Gheddafi. Scrive oggi Pino Cabras sul sito web di megachip: “Le immagini del suolo libico, viste dallo spazio russo, smentiscono una delle leggende mediatiche di questi giorni, ossia i bombardamenti aerei sulla folla dei manifestanti. Ci sono ancora organi d'informazione importanti che ripetono questa storia regalando brividi di orrore a milioni di persone. Il pretesto per l’«intervento umanitario» in questi giorni parte sempre dalla traccia di una strage mai vista. I militari russi sostengono che questi ipotetici raid aerei ordinati da Gheddafi contro gli oppositori in piazza non sono invece avvenuti. Lo affermano addirittura al livello dei capi di stato maggiore riuniti: dalla grande mole di immagini satellitari registrate nel corso della crisi non hanno ricavato una sola traccia dei bombardamenti, gli atroci raid raccontati senza prove da tutto il mainstream occidentale e dalle principali catene televisive arabe. (...) Nessuno dubita che le forze fedeli a Gheddafi stiano usando anche bombardamenti aerei nei combattimenti che avvengono su scala militare con i ribelli armati nella parte orientale del paese. Altra cosa è invece ripetere pappagallescamente l’affermazione dei primi giorni della crisi, secondo cui Gheddafi usava uno sbrigativo metodo Guernica contro chi protestava in piazza.”

Mila Pernice/Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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