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Libia: gli USA tentati dall’aggressione militare ‘umanitaria’. Ma come reagiranno il mondo arabo e le potenze rivali?

(4 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Libia: gli USA tentati dall’aggressione militare ‘umanitaria’. Ma come reagiranno il mondo arabo e le potenze rivali?

foto: www.radiocittaperta.it

04-03-2011/11:08 --- "Gheddafi deve andarsene subito, l'America è indignata per la violenza inaudita contro il popolo libico. L'intervento militare sotto forma di no-fly zone, per interdire lo spazio aereo alle forze di Gheddafi, è una delle opzioni che gli Stati Uniti esaminano con urgenza'. L'immeritato premio nobel per la pace Barack Obama è di nuovo intervenuto ieri per esporre l'altalenante 'dottrina' della sua amministrazione sulla crisi libica. Dopo lo stop di ieri sembra riprendere quota l'opzione di un attacco militare contro Tripoli mascherato da intervento umanitario e nel tentativo di dargli una forma tale che non scateni proteste antiamericane ed antioccidentali in tutto il mondo arabo e islamico, già in rivolta contro regimi dittatoriali e monarchie fedeli a Washington e agli interessi delle multinazionali petrolifere.
Nel frattempo due portaerei statunitensi cariche di marines, mezzi militari da sbarco e caccia sono ormai a pochi chilometri dalle coste libiche, dopo aver caricato altri 400 soldati provenienti dalla North Carolina in una delle enormi basi militari di cui Washington dispone nell’isola greca di Creta. La flotta militare sarebbe stata inviata nell’area, dicono a Washington, per sgomberare ed aiutare i profughi… Una panzana a cui in pochi sembrano credere. E comunque lo stesso Obama ribadisce che un attacco militare vero e proprio non è affatto escluso, anzi. A favore della no-fly zone negli Stati Uniti si sono espressi autorevoli esponenti repubblicani come John McCain. I vertici militari invece hanno esortato alla cautela: dal segretario alla Difesa Robert Gates al capo di stato maggiore Mike Mullen, tutti hanno ricordato che l'interdizione aerea va preparata con bombardamenti massicci degli aeroporti militari libici e della contraerea.
Un intervento non certo compatibile con quella concordia con la comunità internazionale che Obama nomina un giorno si e l’altro pure. Preoccupa la Casa Bianca lo stallo che si registra dal punto di vista militare sul campo, con le milizie ribelli che non riescono a conquistare nuovi territori ed anzi sono impegnate nella difesa, sempre più difficoltosa, delle aree sotto il loro controllo dai continui attacchi delle forze rimaste fedeli a Gheddafi. La battaglia si concentra attorno alla questione delle questioni: il controllo dei pozzi petroliferi, delle raffinerie e delle zone da cui partono i gasdotti.
Se lo stallo durasse troppo alcuni elementi del regime passati alla ‘opposizione’ potrebbero decidere di tornare a casa. Paradossalmente l’amministrazione Obama ha fretta di intervenire per far pendere l’ago della bilancia dalla parte dei ribelli prima che la situazione si incancrenisca, ma dall’altra un intervento troppo deciso e goffo, come nello stile classico degli arrembaggi USA in Yugoslavia, Iraq, Afghanistan e Somalia, potrebbe creare più problemi di quanti ne risolverebbe. E gli avvertimenti di questi giorni provenienti da Parigi e Madrid sono solo un esempio delle crepe che un attacco militare alla Libia potrebbe aprire tra le grandi potenze.
Le operazioni di preparazione di una aggressione militare le cui forme non sono ancora molto chiare sono affiancate da tutta una serie di misure tese a esercitare forti pressioni contro il regime di Gheddafi, improvvisamente diventato il nemico dopo più di dieci anni di collaborazione con Roma e Washington: operativo il blocco dei beni della famiglia Gheddafi deciso dalla Ue insieme all'embargo delle armi, mentre ieri il Tribunale penale internazionale ha scoperto i crimini di Gheddafi contro il suo popolo ed ha quindi aperto un'inchiesta contro di lui per crimini di guerra. Indagati anche alcuni collaboratori del Rais, ma non quelli passati nel frattempo alla rivolta…

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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