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Azienda Ospedaliera di Verona: contro la cessione di posti letto a privati

(24 Gennaio 2004)

I consiglieri regionali Maurizio Tosi (RC), Margherita Miotto (Margherita) e Pietrangelo Pettenò (RC) criticano, in un'interrogazione alla Giunta, la decisione dell'azienda ospedaliera di Verona di cedere posti letto di dialisi e lavoratori dipendenti alle case di cura private .Le premesse dalle quali l'interrogazione prende avvio sono:

1- La decisione dell'Azienda ospedaliera di Verona di aprire 12 posti letto di dialisi presso la casa di cura privata "Città di Verona";

2- La stipula da parte della stessa azienda di una convenzione con la Società Beatrix S.r.l. di Verona per l'erogazione di prestazioni dialitiche utilizzando proprio personale;

3- Il parere favorevole espresso dalla Direzione regionale per i Servizi sanitari alla possibilità di aprire una centro dialisi decentrato presso la casa di cura privata "Città di Verona" limitandosi a prescrivere il rispetto dei requisiti strutturali;

4- La dichiarazione di non idoneità della sede espressa dal Dipartimento prevenzione dell'Ulss 20 di Verona, in quanto la casa di cura in questione è adibita a casa di riposo per anziani.

Gli interroganti fanno presente come la delibera regionale sul riordino delle schede ospedaliere abbia colpito a Verona quasi esclusivamente la sanità pubblica e che quindi risulta "del tutto incomprensibile, se non in un ottica di pericolosa deriva privatistica, la scelta di affidare posti letto a dialisi a case di cura non accreditate, per di più utilizzando personale della sanità pubblica". Aggiungono inoltre che la legge regionale sull'accreditamento prevede che ogni scelta rientri nei vincoli della programmazione ("assente in questo caso", precisano i tre consiglieri di opposizione) e che lo stesso assessore Gava si è ripetutamente dichiarato contrario ad esternalizzare le attività sanitarie rivolte all'assistenza diretta ai pazienti.

La vicepresidente della commissione Sanità del Consiglio regionale e i consiglieri di Rifondazione comunista infine sollevano dubbi in merito all'effettiva valutazione sulla convenienza dell'operazione di privatizzazione, sulle procedure adottate per la scelta del soggetto al quale è stato appaltato il servizio, sulle deroghe attuate ("peraltro non previste", specificano i tre consiglieri) consentite alla norma sull'accreditamento e, infine, sulle direttive impartite alle aziende sanitarie per preservarne il "core business" da operazioni di cessione a privati.

(Arv) Venezia 22 gen. 2004

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