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La borsa o la vita

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(15 Giugno 2010) Enzo Apicella
Il ricatto della Fiat: "Sopravvivere da schiavi o morire di fame"

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La lettera dei lavoratori ex Carrozzerie Bertone a Marchionne

(6 Aprile 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

Una delegazione di lavoratori delle Officine Automobilistiche Grugliasco ha consegnato, ieri, una lettera a Sergio Marchionne, a sottoscriverla 400 dipendenti delle ex Carrozzerie Bertone, che vogliono ribadire, insieme alla Fiom, che la trattativa non è finita e si può ancora discutere e trovare soluzioni “senza pregiudizi e fughe ideologiche”. Ecco il testo della lettera, dalla quale hanno preso le distanze Cils e Uil.

Caro Dottor Marchionne, siamo le lavoratrici e i lavoratori della ex Carrozzeria Bertone. Ci rivolgiamo a Lei direttamente perché Lei non ci conosce né come cittadini né come produttori, essendo entrati nel gruppo da poco tempo. Noi pensiamo di aver salvato il nostro lavoro e la nostra azienda, quando nessuno ci credeva, anche a dispetto di avventurieri e speculatori.

E quando Lei, nonostante la grande crisi globale che purtroppo stiamo ancora tutti vivendo, in particolare nel nostro Paese, ha deciso di rilevare, in una gara con più concorrenti, la nostra azienda, noi tutte e tutti abbiamo non solo tratto un sospiro di sollievo, ma eravamo felici che il nostro datore di lavoro diventasse la storica e grande FIAT, la nostra azienda nazionale di autoveicoli che voleva valorizzare le nostre capacità di fare auto di alta gamma e nonostante un altro lungo periodo di cassa integrazione (24 mesi ancora in corso), che si aggiungono agli ormai 8 anni di lavoro discontinuo con l'uso della cassa integrazione, e non certo per colpa nostra, e tutto ciò ha voluto dire sopravvivere con sostegni di 800 € medi mensili ed una grande disponibilità a lavorare ovunque si presentassero occasioni, dalla Pininfarina di Bairo alla Sevel d'Abruzzo (oggi sono circa 300 i lavoratori ex Bertone impegnati in 5 stabilimenti del gruppo Fiat).

Ed è per tutto ciò che pensavamo di non dover più essere sottoposti ad ulteriori prove ed esami. Noi vogliamo lavorare, noi sappiamo fare bene le automobili e vorremmo farne altre, ma non capiamo, ad esempio, cosa centri l'assenteismo in un'azienda che da anni non può più neanche misurarlo nel caso ci fosse, non capiamo perché dobbiamo essere pregiudizialmente inaffidabili nel mantenimento degli impegni che noi prendiamo con i nostri rappresentanti.

Il lavoro, nel rispetto dei nostri diritti, non ci ha mai fatto paura. Di questo viviamo, e non possiamo permetterci di perderlo. Ed è per questo che la invitiamo e le chiediamo di venire da noi in assemblea a conoscerci, a discutere con noi. Proveremo a comprenderci senza pregiudizi e fughe ideologiche. La aspettiamo. Noi sottoscritti lavoratrici e lavoratori delle ex Bertone

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