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Greci in piazza contro il massacro sociale, presto un nuovo sciopero generale

(26 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Greci in piazza contro il massacro sociale, presto un nuovo sciopero generale

foto: www.radiocittaperta.it

26-05-2011/14:12 --- L'annuncio del nuovo piano di misure antisociali varato dal governo greco – e su imposizione della ormai famigerata troika - ha provocato la dura reazione dei sindacati e dei movimenti sociali ellenici.
Il sindacato comunista Pame ha già indetto una manifestazione di protesta per sabato 28 maggio in piazza Omonia e ha chiesto la convocazione del Consiglio Direttivo del sindacato Gsee per decidere uno sciopero generale congiunto il prossimo 2 giugno.
Sarebbe l’undicesimo sciopero generale in poco più di un anno. In attesa delle decisioni dei sindacati ufficiali, migliaia di giovani, utilizzando i social network, rilanciano le iniziative di protesta come quella convocata ieri nella centralissima piazza ateniese di Syntagma, la piazza della Costituzione teatro negli ultimi mesi di manifestazioni di massa di studenti e lavoratori e di veri e propri assalti al Parlamento al grido di ‘ladri, ladri’.
Analoghe proteste si sono svolte anche a Salonicco, Patrasso e in altri centri minori. Mentre a Bruxelles si parla del ritorno della Grecia alla dracma e ad Atene sono stati incredibilmente alcuni imprenditori ed industriali a lanciare l’idea di un referendum sul memorandum che obbliga il paese ad un massacro sociale senza precedenti, migliaia di persone di ogni età hanno dato ieri una prima grande risposta contro le nuove misure decise da Papandreou. In piazza Sintagma hanno manifestato almeno 20 mila ateniesi, un segnale positivo in un paese dove la disperazione si diffonde sempre di più ed in molti riflettono sulla mancata efficacia degli scioperi e dei cortei fin qui realizzati. Intanto i rappresentanti della troika - Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea - in Grecia per verificare la rigida attuazione del programma economico imposto al governo, hanno voluto incontrare ieri anche i rappresentanti di Nea Dimocratia (ND), il principale partito d'opposizione di centro-destra, per discutere anche con loro del programma del partito che nelle ultime sedute parlamentari si è detto contrario alle politiche dei socialisti.
Intanto i due principali sindacati greci - l'Adedy, che affilia i dipendenti del massacrato settore pubblico (il governo greco ha imposto già nei mesi scorsi una riduzione dei salari di circa il 30%), e la Gsee, che riunisce i lavoratori del settore privato - hanno comunque già annunciato una manifestazione di protesta per sabato 4 giugno ad Atene nella centrale piazza Klauthmonos.
Le due confederazioni, in un comunicato congiunto, parlano di una «tempesta di misure antipopolari e di una ricetta fallita che porterà l'economia e il paese in un vicolo cieco» e preannunciano uno nuovo sciopero generale ma dopo la manifestazione del 4 giugno con il Pame che invece incalza le due organizzazioni, notoriamente controllate da funzionari molto vicini al Pasok dell’odiatissimo premier Papandreou.
Rabbia e sconcerto si sono diffusi tra i dipendenti delle numerose imprese pubbliche che il governo ha ordinato di chiudere con la scusa della riduzione della spesa pubblica e della ‘razionalizzazione’. Ieri gli impiegati della Postal Bank hanno occupato gli uffici dell'Amministrazione definendo uno «scandalo» la vendita dell'ente e preannunciando una serie di manifestazioni contro la decisione dell’esecutivo socialista.
I lavoratori dell'Ote, l'azienda telefonica egemone non solo in Grecia ma in tutti i Balcani, hanno già proclamato uno sciopero di 48 ore da realizzare nei prossimi 10 giorni, mentre alcuni sindacalisti vicini al Pasok hanno detto di non riconoscersi più nel partito di Papandreou. Analoga situazione anche nei porti del Pireo e di Salonicco messi in vendita e che verranno svenduti a ditte che così si aggiudicheranno a costi irrisori una porzione importante del patrimonio pubblico ellenico. I lavoratori parlano di un'azione politica «criminale e senza senso» e preannunciano battaglia.
L'Adedy ha calcolato che il livello di vita dei greci scenderà di un ulteriore 20%, causando una reazione a catena nei settori sociali già duramente colpiti dai tagli precedenti. Soprattutto per gli impiegati statali si va creando una situazione che definire disperata è poco, mentre le vie delle principali città del paese sono sempre più caratterizzate dalla serrande abbassate delle attività commerciali o artigianali che falliscono e chiudono una dietro l’altra. Una situazione che non potrà che aggravarsi viste le ultime decisioni del sempre più subalterno esecutivo socialista: a parte la privatizzazione immediata della Ote, quella della banca Hellenic Postbank, dei due maggiori porti del Paese e della società di gestione dell'acqua. Un decreto che ammonta complessivamente a 50 miliardi di euro. Sono sempre più i greci che si chiedono: “valeva la pena di essere salvati?”

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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