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Pro mutuo mori

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(19 Settembre 2009) Enzo Apicella
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Appello per una assemblea nazionale del movimento contro la guerra

per domenica 21 marzo a Roma

(16 Marzo 2004)

E’ decisivo che questo movimento di massa non si disperda nuovamente e non dichiari esaurita la sua azione dopo la giornata del 20 marzo. Ad aprile dello scorso anno, troppi avevano prematuramente ritenuto che la guerra in Iraq fosse finita. A dimostrare il contrario sono state le contraddizioni seguite all’occupazione militare della coalizione guidata dagli Stati Uniti (Italia inclusa) e la sorprendente resistenza popolare che in Iraq si sta opponendo a questa occupazione.

La realtà ci ha dimostrato che la guerra permanente e preventiva continua ad essere lo snodo drammatico delle relazioni internazionali e dello loro ripercussioni interne ad ogni paese, incluso il nostro.

La giornata mondiale di mobilitazione contro la guerra del 20 marzo, raccoglie l’appello del movimento pacifista statunitense, rilanciato e fatto proprio al Forum di Parigi e del Forum Sociale Mondiale di Mumbay. L’obiettivo della mobilitazione del 20 marzo è la cessazione immediata dell’occupazione coloniale dell’Iraq, il ritiro delle truppe straniere, l’autodeterminazione del popolo iracheno. Questo è quanto affermano le piattaforme ed documenti dei movimenti sociali e contro la guerra in tutto il mondo – a partire da quelli statunitensi – e questo è quanto emerso chiaramente nel recente Forum Sociale Mondiale di Mumbay.

Se questa piattaforma è chiara da New York a Mumbay, non capiamo perché questa chiarezza debba pagare un prezzo alla politica bipartizan solo qui in Italia, utilizzando strumentalmente un presunto ruolo risolutore dell’ONU in contrapposizione alla richiesta del movimento di ritiro incondizionato delle truppe italiane dall’Iraq.

Anche per questo riteniamo che il movimento per la pace debba aprire una riflessione di programma capace di dare continuità alla sua iniziativa e che lo renda autonomo dalle ipoteche della governabilità e delle compatibilità internazionali che vincolano tuttora il nostro paese.

1) La partita del ritiro del contingente militare italiano in Iraq va giocata fino in fondo. Anche se il Parlamento ha approvato il rifinanziamento della missione militare, sarebbe inaccettabile ritenere questa partita come conclusa. Milioni di persone sono a favore del rientro dei militari italiani. Spetta al movimento dare espressione politica a questa domanda.

2) Il contesto internazionale vede ormai avviarsi una corsa al riarmo a livello globale. Le spese militari stanno ormai aumentando non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa. Le richieste di scorporo delle spese per la difesa dai vincoli di bilancio degli Stati, è indicativo. Che ciò non possa che avvenire a scapito delle spese sociali è diventato evidente agli occhi di tutti. Le risorse sottratte alle spese sociali servono a finanziare l’economia di guerra e l’apparato militare statunitense, ma non possiamo nasconderci che servono anche a finanziare il progetto di esercito europeo la cui dottrina militare si ispira alla medesima logica della guerra e della proiezione offensiva sui teatri di crisi. Non possiamo neanche nasconderci che insieme alle spese militari stanno aumentando le spese per la “sicurezza”, una categoria intesa ormai come fronte interno della guerra preventiva che tende a rafforzare la repressione dei movimenti sociali e la militarizzazione della società.

3) Negli ultimi dieci anni i governi italiani hanno mascherato le loro ambizioni geopolitiche nei Balcani e in Iraq dietro gli automatismi previsti dai trattati internazionali per trascinare l’Italia in guerra contro altri paesi. Basi militari, corridoi di sorvolo, porti e aeroporti sono stati spesso resi funzionali alla guerra senza alcun mandato. Si ripone con forza la questione dello smantellamento delle basi militari straniere in Italia. Gli Stati Uniti e la NATO stanno allargando le basi militari della Maddalena, di Camp Darby, stanno costruendo nuove basi militari a Taranto e Brindisi, stanno stoccando segretamente le scorie nucleari in diversi siti. E’ decisivo coordinare il movimento nel nostro paese con la rete internazionale contro le basi che si è costituita al Forum Sociale Mondiale di Mumbay.

Per porre con forza la discussione e l’azione su questi contenuti saremo in piazza unitariamente il prossimo 20 marzo ma proponiamo anche una assemblea nazionale, unitaria e di movimento, per domenica 21 marzo per discutere e decidere come dare continuità alla mobilitazione contro la guerra. La guerra non è finita. Questa volta la mobilitazione non deve finire il 20 marzo.

Primi firmatari:
Stefano Chiarini (giornalista del Manifesto)
Piergiorgio Tiboni (Cood. Naz. CUB)
Pierpaolo Leonardi (coord.naz. CUB)
Maurizio Scarpa (segr.Filcams CGIL)
Sergio Tanzarella (teologo, Caserta)
Sergio Piro(psichiatra, Napoli)
Mauro Bulgarelli (deputato Verdi)
Paolo Cento (deputato Verdi)
Luciano Pettinari (Socialismo 2000)
Maurizio Musolino (Dip. Esteri del PdCI)
Franco Grisolia (AMR Progetto Comunista-sinistra PRC)
Mauro Casadio (Rete dei comunisti)
Sergio Cararo (giornalista, Contropiano)
Fosco Giannini (direttore de L’Ernesto)
Germano Monti (Forum Palestina)
Valter Lorenzi (Ass.culturale Agorà, Pisa)
Marco Santopadre (giornalista, Radio Città Aperta)

Per adesioni e informazioni: cpiano@tiscali.it

Foirum Palestina

Fonte

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